Nonostante l’hotspot rappresenti il sistema ordinario con il quale le autorità italiane gestiscono l’accoglienza dei migranti, a tre anni dalla loro istituzione, manca una disciplina organica. E a regolarlo sono le Procedure operative standard (SOP) che, però, hanno permesso, troppo spesso, numerose e rilevanti violazioni.

 

In un documento, indirizzato al ministero dell’Interno, Indiewatch, Cild, ASGI, Cledu Palermo, Arci e Actionaid rilevano delle incongruenze con la normativa vigente. Per esempio, per quanto attiene ai profili della limitazione della libertà personale: è illegittima la previsione contenuta nelle SOP secondo la quale è necessario il fotosegnalamento dei migranti prima di uscire dall’hotspot o il trasferimento in un’area dedicata dell’hotspot in caso di avvenuta impossibilità di rilevare le impronte digitali.

 

 

Le procedure operative standard, poi, prevedono un’informazione cartacea, da fornire “presso appositi punti di crisi”, circa le prassi di protezione internazionale: natura cartacea non stabilita né dalla normativa italiana né dalla Direttiva europea 2013/32/UE.

 

I provvedimenti di respingimento per coloro che non intendono presentare domanda d’asilo “potranno essere eseguiti immediatamente (…) oppure mediante il trasferimento in un CIE o, nel caso di indisponibilità di posti, mediante l’ordine del questore a lasciare il territorio nazionale in sette giorni”: prescrizioni, anche queste, che risultano in contrasto con la direttiva 2008/115/CE che definisce la partenza volontaria come modalità primaria di attuazione del rimpatrio e le misure coercitive come extema ratio. Anche quando dispongono relativamente ai tempi di permanenza (“il più breve possibile”) negli hotspot, potrebbero violare, nella loro applicazione, i termini previsti dalla normativa in vigore.

 

Inoltre, le procedure (poco standard) variano, in maniera significativa, da luogo a luogo e nel corso del tempo. Ed è, perciò che Cild, Indiewatch, ARCI, ASGI, Actionaid, Cledu Palermo chiedono, in previsione del processo di revisione delle procedure operative standard dei punti di crisi stabilito nella Relazione dello stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, redatta il 16 maggio scorso, che si tenga conto del rispetto del diritto d’asilo e dei diritti dei migranti negli hotspot.

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