di Luca Mazzucato

NEW YORK. Alla vigilia dell'ultimo dibattito tra McCain e Obama, il gradimento del senatore repubblicano sprofonda nei sondaggi verso abissi dai quali sarà assai difficile risalire: l'ultimo sondaggio New York Times/CBS condotto lo scorso weekend mostra Obama in strabiliante vantaggio - 53% contro 39% - mentre solo dieci giorni prima il margine era 48% contro 45%. Tra gli elettori registrati come indipendenti (è necessario registrarsi volontariamente per poter votare), gli indecisi stanno migrando stabilmente verso Obama, soprattutto nei cosiddetti swing states, gli stati in bilico come Florida, Ohio e Colorado, che determineranno il risultato di Novembre. Il tracollo di McCain è dovuto ai suoi continui attacchi personali contro Obama in un momento di grave crisi economica, tattica che sta portando McCain in un vicolo cieco (o come dicono da queste parti, un “Comma 22”). Ma anche alla pessima performance della sua running mate Sarah Palin, coinvolta a sorpresa in una vicenda di abuso di potere nel suo stato dell'Alaska.

di Ilvio Pannullo

In tempi in cui la credibilità internazionale degli USA si registra ai minimi storici di sempre, a causa delle ripercussioni internazionali e sistemiche prodotte all’interno dei mercati finanziari di tutti i continenti e dalle sconsiderate politiche ultraliberiste dell’amministrazione Bush, un’altra tegola – seppur non ancora pienamente accertata – potrebbe segnarne il definitivo collasso: ci si riferisce allo sconvolgente documentario intitolato “Le accuse del Veterano: la terza bomba nucleare” andato in onda su Rainews24 alle ore 20 di Giovedì 9 ottobre e su RaiTre alle ore 5:30 di Venerdì 10 ottobre. Mancherebbe, infatti, solo la cosiddetta “pistola fumante”, ma tutte le evidenze raccolte fin’ora avvalorano le agghiaccianti rilevazione dell’ex veterano Jim Brown, ingegnere meccanico nella decima divisione montana di Fort Drum: il 27 febbraio del 1991, ultimo giorno del conflitto noto come “Desert Storm”, una bomba nucleare da cinque chilotoni sarebbe stata sganciata dal comando militare americano nell’area tra la città di Bassora e il confine con l’Iran.

di Mario Braconi

Pieni di ansia assistiamo vediamo andare in scena il collasso dei mercati finanziari – perfino i sostenitori più accesi dei guasti della deregolamentazione finanziaria e i critici più irriducibili del sistema capitalistico forse si augurano una ripresa in tempi brevi: nessuno sottovaluta il tremendo lascito che simili eventi finiranno per produrre sull’economia reale. Anche per elaborare il trauma, dunque, cerchiamo di dare una risposta al seguente quesito: come nasce una crisi finanziaria globale? In estrema sintesi, potremmo indicare tre ragioni: la bolla speculativa del mercato immobiliare, il crescente peso degli intermediari non bancari (e dunque non regolamentati) nel sistema finanziario e l’abuso di strumenti finanziari innovativi, tra cui i derivati di credito.

di Carlo Benedetti

MOSCA. I bombardieri russi fanno la spola tra le basi dell’Artico, del Baltico, dell’Estremo Oriente e il lontano Venezuela; le navi da battaglia della flotta russa avanzano verso il mare dei Caraibi. Tutto questo mentre al Cremlino si parla già di una nuova dottrina militare da affiancare alle scelte della diplomazia tradizionale. Nello stesso tempo prende avvio una delle più grandi operazioni militari con gli aerei strategici russi che si levano in volo per una esercitazione a tutto campo che per numero di mezzi e obiettivi, “è la più grande dal crollo dell’Urss”. Lo sottolinea con orgoglio la stampa di Mosca evidenziando che a queste manovre prendono parte 20 bombardieri Tu-95 e Tu-160, 20 aerei di copertura tra Mig-31, Sukhoj-27 e Iljushin-78, un aereo da rifornimento e uno per le trasmissioni radio, oltre ad un ricognitore Antonov-50. Queste forze – viene precisato dall’ufficio stampa del ministero russo della Difesa - voleranno a pieno carico di bombe e missili (da addestramento) e simuleranno un attacco nucleare cercando di colpire i poligoni di Rjazan (Russia centrale) e Velikij Novgorod (nordovest), non lontano dai Paesi baltici. “Un messaggio – scrive il giornale Komsomolskaja Pravda – per ricordare ai nemici che la Russia ha l’arma nucleare”.

di Fabrizio Casari

Milletrecentocinquanta miliardi di Euro. Non sono un bilancio mai certificato di un paese del sud del mondo; nemmeno lo stanziamento previsto per il miglior welfare possibile nel nostro Paese. E’ solo quanto le borse hanno bruciato la settimana di contrattazioni appena conclusa, che vede la perdita secca del 22% del valore dei titoli. Vedremo come reagiranno oggi i mercati, dopo le misure straordinarie assunte dalla Ue, ma essere ottimisti sarebbe folle. Una volta era il venerdì nero, poi divenne il lunedì nero, adesso pare che solo il sabato e la domenica non lo siano, dato che le Borse sono chiuse e i titoli non si muovono. Titoli che hanno una peculiarità: come capitali volatili si alzano in cielo agitando ricchezza fatta di nulla e destinata a pochi, come carta straccia ritornano sulla terra, in un monopoli perverso che li spalma su tutti sotto forma di recessione. L’economia drogata del turbo capitalismo, che negli anni ’90 invitava i risparmiatori a diventare investitori, (solo per avere a disposizione i capitali freschi con i quali costruire le speculazioni) a comprare paesi interi a prezzi di saldo e che ora cerca rifugio nell’intervento delle banche centrali, è finta nei suoi effetti benefici ma vera nei detriti che trascina con sé.


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