di Daniele John Angrisani

Parafrasando Marx, uno spettro s’aggira per l'Europa. Lo spettro della Guerra Fredda. Avevano detto tutti che si era conclusa nel lontano 1989 con la caduta del Muro di Berlino eppure, ancora oggi a 18 anni di distanza, sembra essere ben viva nelle mente di chi decide i destini del nostro pianeta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso questa volta è stata la decisione da parte americana di costruire basi radar ed intercettatori in Repubblica Ceca e Polonia nell'ambito dell'ambizioso progetto dello "scudo stellare", tanto caro al presidente Bush ed alla sua Amministrazione fin dal primo giorno dell'insediamento alla Casa Bianca. La motivazione addetta da parte americana per questa decisione è stata quella di difendere il territorio europeo ed i Paesi membri della NATO da possibili attacchi missilistici (nucleari?) da parte degli Stati canaglia, Iran in primis. Ma evidentemente a Mosca non la pensano così, e con qualche ragione.

di Alessandro Iacuelli


Il ministero dei Beni Culturali ha pubblicato le "Linee Guida per l'inserimento degli impianti eolici nel paesaggio". Si tratta di una piccola guida, di 70 pagine, che ha come scopo dichiarato "l’obiettivo di fornire criteri e indirizzi a tutti coloro che si apprestano a programmare, a progettare o a valutare le opere di trasformazione”. Si pone un forte accento sulla percezione sociale del paesaggio e di come dipingere i grandi "mulini eolici" per mimetizzarli. Il tutto ricade nell'applicazione dei principi sanciti dalla Convenzione Europea del Paesaggio. Convenzione che è stata recepita in Italia, ma diversamente da regione a regione, senza un vero piano nazionale. La regione Toscana aveva inserito, per esempio, il criterio della frequentazione per valutare l'impatto visivo di un parco eolico, partendo dal principio non sempre valido che mettere un impianto in un posto poco frequentato crea meno disagi che metterlo in uno dove regolarmente circola un elevato numero di persone.

di Elena Ferrara

Le guerre dei grandi – oltre venti conflitti in tutto il mondo – vedono impegnati mezzo milione di bambini e bambine. E’ la tragedia del secolo con ragazzini che sono utilizzati in combattimento sia da parte delle forze governative che di quelle dei movimenti di opposizione. Piccoli armati di kalashnikov e di bombe a mano, impegnati al fronte o come killer e kamikaze. Spesso restano feriti o sottoposti ad efferati abusi. Molti sono fuori del conto delle guerre e dei morti. Personaggi “minori” dei quali non si parla e sui quali è steso un velo di silenzio. I paesi della vergogna sono tanti. Afghanistan, in primo luogo. E poi Angola, Sierra Leone (dove già 40mila sono stati smobilitati), Costa d’Avorio, Sudan, Kosovo, Cecenia, Burundi, Ruanda e Myanmar nazioni, tutte, che hanno mandato bambini sulla linea del fronte. Altri governi, come quelli di Colombia, Uganda e Zimbabwe, hanno appoggiato formazioni paramilitari che impiegano bambini soldato. E in paesi come Indonesia e Nepal i bambini sono usati come informatori, spie o messaggeri.

di Giuseppe Zaccagni

Il fronte del nucleare coreano ed iraniano è sempre caldo, mentre le varie proposte non riescono a fondersi in iniziative concrete, accettabili. Da Pyongyang Kim Jong Il dichiara la propria disponibilità ad accogliere gli ispettori dell'Aiea, ma solo dopo che sarà confermato lo sblocco dei 25 milioni di dollari congelati dagli americani in un conto a Macao, presso il “Banco Delta”. Da Teheran Mahmud Ahmadinejad fa capire di essere nuovamente pronto ad una trattativa e concorda anche un faccia-a-faccia tra il suo negoziatore Ali Larijani e l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e la sicurezza, Javier Solana. La data dell’incontro dovrebbe essere il 25 aprile in una località ancora da definire. Si va, quindi, verso un processo distensivo pur se i due paesi puntano sempre a far valere i loro programmi. Ma per evidenziare una certa volontà distensiva sia Pyongyang che Teheran annunciano una serie di iniziative.

di Carlo Benedetti

Le manganellate di Mosca e San Pietroburgo sembrano avere una certa continuità. A Mosca dissidenti ed oppositori sono sotto accusa. Si muovono polizia e magistrati. E ancora una volta c’è, in Russia, una situazione delicata e difficile che va esaminata con molta attenzione (e preoccupazione…) proprio perché tutto è in movimento, mentre si dispiega una competizione senza frontiere tra mercati finanziari vecchi e nuovi. Si è così di fronte ad uno sfacciato tradimento delle promesse e ad una sorta di fallimento politico di quel disegno “democratico” - post-eltsiniano - tanto propagandato. Cerchiamo di districarci in questo labirinto geopolitico che si è andato sempre più caratterizzando, negli ultimi tempi, con il prevalere di un dibattito politico che ha solo enfatizzato i contrasti tendendo a risolvere ogni confronto in una questione di schieramenti. E, di conseguenza, lacerando il Paese. Partiamo, per questo tentativo di ricostruzione analitica, dagli ultimi fatti.


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