di mazzetta

Come zombi che risorgono dalle profondità del terreno, decine di personaggi di destra si sono uniti all'attacco all'aborto cominciato da Giuliano Ferrara con la ridicola proposta di una moratoria sull'aborto. Zombi ignoranti, che in un paio di giorni hanno restituito la misura della miseria morale imperante, a destra come a sinistra, tra i politici ed i commentatori di questo scombinato paese. Idiozie assolute, come la proposta di Buttiglione di fare l'autopsia agli embrioni oggetto di aborti terapeutici (forse per controllare l'operato dei medici assassini), si sono sommate alla cupa voce di prelati oscurantisti che hanno intravisto uno spiraglio per sottomettere le donne ed i loro corpi alla disciplina di Santa Romana Chiesa, restituendo un quadro desolante nel quale all'ignoranza si aggiungono ipocrisia. Quella di chi cerca di costruire la propria fortuna politica sulla pelle delle donne e dei loro figli; che brandendo il “rispetto per la vita” in realtà devastano le vite altrui per conquistare benemerenze (e voti) presso bigotti, ignoranti e poteri curiali. Un atteggiamento identico a quello di chi, in nome della libertà e della democrazia, ha seminato guerre, morte e distruzione.

di Sara Nicoli

Il primo della classe è sempre lui, Giuliano Ferrara. Il mai stato laico direttore de il Foglio, in astinenza da popolarità mediatica sulle grandi polemiche politiche del momento, dove la sua per altro ottima trasmissione Otto e Mezzo non riesce ad incidere, ha voluto inaugurare il nuovo anno con una delle sue battaglie-provocazione per scardinare una delle leggi dello Stato laico più odiate dal suo vero editore di riferimento, la Santa Sede. Prendendo spunto dall’approvazione della moratoria sulla pena di morte, una vittoria del governo italiano, Ferrara ha lanciato dalle colonne del suo giornale l’idea di una moratoria sull’aborto: sempre di condanna a morte di un essere umano si tratta, secondo lui, e dunque val la pena rivedere questa 194, che negli anni ha lasciato alle donne troppa libertà di scelta a discapito del loro ruolo di mogli e madri e mettendo a repentaglio il valore intrinseco della famiglia. Ci sarebbe da sommergere questo ragionamento con una sonora, crassa, risata se la minaccia non fosse invece molto reale. E se dietro un’apparente boutade non si nascondesse la volontà di riaprire una ferita antica, quella della lotta sulla 194, per disinnescare una volta per tutte la revisione delle linee guida della legge 40, ormai in avanzato stato di preparazione.

di Giovanna Pavani

E’ di scena l’ennesima farsa italiana, fatta di campanili, protettorati, imprenditoria inetta e politica squallida. Imperatore del momento il presidente della Regione, Formigoni, impegnato a smaltire i panettoni di Natale in una strenua battaglia per difendere quel bene assoluto del Nord che è l’hub di Malpensa. Il governatore della Lombardia è andato giù più pesante del solito: “Allo stato attuale - ha spiegato in un’intervista - l’unica cosa che può fare il governo é ottenere dai francesi che Malpensa possa operare nelle stesse condizioni di ora almeno per i prossimi tre anni. Nel frattempo potremo costituire un'altra compagnia italiana con gli stessi diritti di tutte le altre”. Nella testa di Formigoni già vola “Air Padania” e in quella di Bossi pure. Il senatur , con la classe che ormai tutti gli riconoscono, si è messo a capo della rivolta. “La gente è incazzata, da queste parti è molto incazzata, perchè ha pagato per mantenere in piedi Alitalia e come ricompensa ci portano via Malpensa”. La dichiarazione di guerra è già stata presentata: “Scenderemo in piazza, faremo una manifestazione, nella prima data utile di gennaio, il 12 o il 19, la macchina operativa si è già messa in moto”.

di Elena G. Polidori

DALL' INIZIO DEL 2007 AD ORA, PER LAVORO, CI SONO STATI: 1050 morti 1050378 infortuni 26259 invalidi

La foto qui accanto è quella di Giuseppe Demasi, 26 anni. Era l’ultimo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino usciti semicarbonizzati dal rogo della linea 5 dell’acciaieria tedesca. Proprio venerdì gli operai dell'acciaieria avevano organizzato una fiaccolata di solidarietà per il loro compagno che stava lottando fra la vita e la morte e per ricordare le altre sei vittime: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo e Rosario Rodinò: sette partigiani del lavoro. Sette vite spezzate. Sette morti annunciate da sistemi di sicurezza inadeguati. Sette famiglie che li piangono e non riescono darsi pace. Con la morte di Giuseppe fanno mille e cinquanta le vite perse sui posti di lavoro. Donne e uomini, italiani e stranieri che non festeggeranno più nessun nuovo anno, che non cresceranno, che non vedranno crescere i loro figli, che non vivranno una vita di coppia, che non arriveranno alla pensione, che non produrranno reddito per sé e per la società. Stanotte abbiamo deciso anche noi di spegnere simbolicamente le luci di Altrenotizie su questo Capodanno in cui, ci sembra, non c’è nulla da festeggiare. Ci associamo a tutti quei comuni italiani – e sono tanti, da una Torino a lutto fino alla Basilica Francescana di Assisi - che hanno deciso di unirsi all’iniziativa di Italo Carones, sindaco di Oriolo Romano (provincia di Viterbo), per scuotere le coscienze su questa intollerabile strage quotidiana: a mezzanotte spegniamo le luci per ricordare i nostri, tanti, troppi, morti sul lavoro. Ponendoci un obiettivo: continuare dal primo all’ultimo minuto del 2008 la nostra lotta contro le morti bianche. E se non basterà, continueremo.

di Maura Cossutta

L’intervista a Famiglia Cristiana del segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, è proprio un bel finale per l’anno che se ne va. Il cardinale racconta con grande naturalezza dell’incontro avvenuto qualche giorno fa con Veltroni, nuovo segretario del partito democratico, senza preoccuparsi di fare alcuna gaffe di natura istituzionale, così convinto che l’abitudine dei politici di casa nostra di andare a relazionare e a spiegare al Vaticano le mosse prossime venture sia tanto consolidata quanto doverosa. Anche i tempi dell’informazione, evidentemente, ormai li detta direttamente il Vaticano. Mentre né Veltroni né il suo moderno staff di comunicatori hanno pensato di dare notizia dell’incontro; nonostante – immaginiamo - non di colloquio privato si trattasse ma appunto di colloquio politico, ora il cardinale decide di raccontare persino i particolari. Non è dato sapere cosa abbia detto o risposto Veltroni, ma veniamo a sapere che di valori “non negoziabili”si è discusso. Quindi dei temi “caldi”, su cui la maggioranza di questo governo da tempo è in difficoltà. E mentre a gennaio Prodi attende la sua verifica, che anche su questi temi inevitabilmente verterà, il segretario del Partito democratico ascolta il cardinale dichiarare che “la posizione della Chiesa non è partigiana, ma corrisponde al diritto naturale”. Il cardinale parla a nuora perché suocera intenda e infatti subito la senatrice Binetti e il senatore Bobba reagiscono. Veltroni è avvertito. No Chiesa, no party.


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