di Sara Nicoli

E’ strano, ma tutte le volte che si parla di ciò che accade in Rai, è sempre un fatto clamoroso. Nel male, ovviamente. Anche stavolta, la tradizione è puntualmente rispettata. La sentenza del Tar del Lazio, favorevole al reintegro del consigliere di Forza Italia, Angelo Maria Petroni, nel Cda di Viale Mazzini, era nelle ipotesi più probabili. Ma solo la cocciutaggine del ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa (che come titolare del Tesoro è azionista totalitario dell'azienda), ha potuto ingarbugliare la situazione già di per sé critica del servizio pubblico. Certo, anche l'insipienza della maggioranza di centro-sinistra ha fatto il suo danno, non esprimendosi sull'azione di responsabilità verso i 5 consiglieri espressi dalla Cdl, colpevoli di "danno erariale" per aver avallato l'illegittima nomina a direttore generale di Alfredo Mocci. E senza dare una poderosa accelerata alla riforma della "governance" della RAI ( il meccanismo di nomina dei suoi vertici) che staziona in commissione al Senato. Il tutto ha creato quel combinato disposto di confusione politico e amministrativa che ha portato a sconfitta certa l'operato del governo davanti al Tar del Lazio.

di Cinzia Frassi

“E' incoraggiante il no di Ds e Margherita perchè nella nuova formazione gli atteggiamenti potranno essere anche molto diversi, ma questa compattezza è il segnale che nel Pd la cifra della laicità non sarà l'anticlericalismo, bensì quella della ragione, che vuol dire difendere le attività che servono al bene comune senza fare battaglie ideologiche". Sono parole della senatrice Paola Binetti rilasciate a caldo, al termine della seduta del Senato che mercoledì 7 novembre ha visto l'approvazione dei primi due articoli della finanziaria. In particolare la dichiarazione della senatrice si riferiva alla crociata dei “dissidenti” accorsa in aula lo stesso giorno. La chiamano così da più parti la proposta che ha visto mettere sul piatto un emendamento all'art. 2 della Finanziaria che proponeva l'abolizione dell'esenzione dell'Ici alla Chiesa. In un primo momento. tra l'altro, l'emendamento riguardava l'abolizione dell'esenzione anche per le attività non a fini di lucro, opzione quasi subito depennata dal suo stesso firmatario, il socialista Accursio Montalbano.

di Cinzia Frassi

Nell'era delle privatizzazioni, facili quanto fallimentari, abbiamo assistito alla sottrazione di una risorsa naturale, un diritto umano universale: l'acqua. Nell'ottica che da tempo vorrebbe costringerci a percepire ogni cosa, ogni elemento della natura, ogni risorsa come una "merce", c'è chi si è organizzato ed ha affrontato con tanta determinazione ed energia una battaglia importante: la ripubblicizzazione dell’acqua. Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, una rete cui aderiscono più di settanta organizzazioni nazionali e moltissimi comitati territoriali, ha promosso una battaglia che rimette al centro il concetto di bene comune e che in questo percorso ha interessato l'acqua come risorsa da salvaguardare. Il Forum consegnò lo scorso 10 luglio ben 406.626 mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”. Decisamente contro corrente vista la tendenza nazionale che vedeva e che rischiava di vedere ancora la privatizzazione in più forme e livelli della gestione del servizio idrico, la legge si proponeva di bloccare questa tendenza costringendo ad una decisa inversione, proclamando la ripublicizzazione dell’oro blu.

di Fabrizio Casari

Mario Luis Lozano, militare americano, assassino non pentito di Nicola Calipari, non é neppure giudicabile. Lo ha deciso la terza Corte d’Assise di Roma, presieduta Angelo Gargani. Il dirigente del Sismi che la notte del 4 marzo del 2005 ha lasciato la sua vita a Baghdad per riportare a casa Giuliana Sgrena, giornalista de Il manifesto, sequestrata da banditi certi vestiti da resistenti ipotetici, non avrà giustizia. E non l’avrà perché Lozano è statunitense, pur non essendo innocente. Le motivazioni della sentenza chiariranno i contenuti del dispositivo, ma sin da ora è chiaro come il vizio procedurale evidenziato dalla sentenza di proscioglimento sia riferito alla risoluzione 1546 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Essa infatti assegna in esclusiva agli Stati Uniti la giurisdizione sulle truppe della coalizione occidentale occupante. Di conseguenza, la richiesta italiana di estradizione del marine assassino è stata rigettata per evidente difetto di competenza. Quella risoluzione, infatti, è il primo atto giuridico internazionale che conferma la supremazia giuridica statunitense, fino ad allora esclusivo frutto della sua prepotente ed illegittima giurisprudenza interna, che tende ad estendere a livello planetario i suoi codici.

di Cinzia Frassi

Il 4 ottobre scorso, la Procura di Brescia ha firmato le richieste di rinvio a giudizio per la strage di Piazza Loggia. Già negli ultimi mesi l'inchiesta in corso aveva fatto ricominciare a sperare molti bresciani circa la possibilità di vedere aprirsi un altro processo, un'altra occasione per condannare i responsabili della strage di Piazza Loggia che il 28 maggio 1974 fece 8 morti e 103 feriti. Con questa richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore Giancarlo Tarquini, dall'aggiunto Roberto Di Marino e dal sostituto Francesco Piantoni, si confermano le richieste di rinvio a giudizio per concorso in strage per Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo e che “non poteva non sapere”, e anche per l'ex generale dell'Arma, Francesco Delfino, oltre che per Giovanni Maifredi, autista del ministro dell'Interno dell'epoca, Paolo Emilio Taviani. Questi rinvii si aggiungono a quelli dei mesi scorsi a carico di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Accanto a loro, accusati dai pm Di Martino e Piantoni, anche il pentito Martino Siciliano e gli avvocati Gaetano Pecorella e Fausto Maniaci, accusati di favoreggiamento: sono sospettati di aver versato 150 mila dollari nelle tasche del pentito Siciliano per ritrattare le accuse nei confronti di Delfo Zorzi, facendo transitare denaro sul conto di Poggi, accusato di riciclaggio. Ci sarebbe da chiedersi soprattutto che nome portava la borsa che avrebbe “donato per la causa” quella lauta somma.


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