di Alessandro Iacuelli

La procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta bis sulla tragica morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia. Un inchiesta avviata dopo il primo procedimento, che si è concluso con la condanna a 26 anni di reclusione per il giovane somalo Hashi Omar Hassan. Il PM romano Franco Ionta specifica che la richiesta di archiviazione nasce "dall'impossibilità di identificare i responsabili degli omicidi". Il duplice omicidio avvenne a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994. La Toyota su cui viaggiano i due inviati fu colpita dal fuoco sparato dalle armi di almeno sette miliziani. I due giornalisti erano in Somalia per seguire la missione "Restore Hope", dove erano impegnati militari italiani. Fin da subito, per il duplice omicidio, fu ipotizzato un legame con i fatti e le attività scottanti di cui erano venuti a conoscenza Ilaria Alpi e Hrovatin, soprattutto in relazione a traffici illeciti di rifiuti nocivi e radioattivi, il cui pagamento per i somali non era in denaro ma in armi.

di Cinzia Frassi

A trentatrè anni dalla bomba che nel 1974 esplose in Piazza della Loggia a Brescia, mentre era in corso una manifestazione organizzata dal comitato permanente antifascista per protestare contro la violenza di gruppi della destra neofascista, la procura di Brescia rinvia a giudizio sette persone tirando le somme di quella che ormai è la terza inchiesta sulla strage. Ma dare ancora speranza ai cittadini bresciani è il secondo filone dell'inchiesta, quello che segna il coinvolgimento di nomi eccellenti: l'ex generale Francesco Delfino, Pino Rauti e Gianni Maifredi. Si concretizza così quello che il procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini aveva ventilato il 28 maggio scorso in occasione del 33esimo anniversario della strage: "Non ci limiteremo ai sette nominativi già conosciuti - l'elenco si allargherà, depositeremo altri elementi".

di Sara Nicoli

Dal “ritorno” a Barbiana, la terra di Don Milani, alla candidatura a segretario del Partito Democratico il passo non è breve. Ma è un passo decisivo, quello della legittimazione di una storia, politica e sociale, che la nuova aggregazione politica di centro sinistra che nascerà in autunno non possiede e tenta disperatamente di acquistare sul campo a prezzi modici. Non si può leggere diversamente la visita del candidato unico Walter Veltroni a “uomo forte” del Pd, a braccetto con il suo probabilissimo vice, Dario Franceschini, sui luoghi che segnarono la nascita dell’unione tra il sentimento cattolico e i valori più forti del solidarismo sociale, Barbiana e Don Milani, appunto, destinati – a questo punto –a diventare “radici”di chi non le ha più e forse non le potrà avere in seguito. Ma la visita di Veltroni a Barbiana ha significati più profondi della semplice “scesa in campo” di un Veltroni, passato da “eterno secondo” delle grandi occasioni di leadership, ad essere finalmente davanti all’agognata svolta.

di Maura Cossutta

Quattro ministri, Fabio Mussi, Paolo Ferrero, Alfonso Pecoraro Scanio e Alessandro Bianchi, hanno preso carta e penna e hanno scritto a Prodi. Hanno scritto una lettera perché, mentre giovedì prossimo Prodi dovrebbe presentare al Consiglio dei Ministri il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF), nessuno di loro è mai stato coinvolto, sentito, ascoltato. Altri ministri sì, sono stati ricevuti e con loro si sono formulate proposte, si sono definite cifre. Una lettera, quindi, che rappresenta innanzitutto una esplicita e dura critica di metodo, di mancanza di collegialità e che è già questione di merito. Un governo che non si presenta insieme all’appuntamento del DPEF dimostra infatti di avere seri e gravi problemi politici al suo interno; un Presidente del Consiglio che procede senza coinvolgere nemmeno i suoi ministri dimostra di essere schiacciato da questa debolezza e per questo destinato soltanto ad essere condizionato da chi è più forte. Dini in questo senso si è già fatto subito sentire, ponendo il suo diktat, e dietro di lui quel pezzo dei poteri economici e di forze politiche che stanno aspettando il tempo del cambio della guardia, dell’espulsione dalla maggioranza delle forze della sinistra”radicale” per aprire a un governo istituzionale. E contro Dini la stampa che conta non ha lanciato strali, anzi; contro i quattro ministri, viceversa, sta partendo un fuoco incrociato: i soliti irresponsabili, ideologici, irriducibili.

di Cinzia Frassi

Approvato lo scorso gennaio ed entrato in vigore il successivo 9 febbraio, il regolamento targato Formigoni sulle attività cimiteriali vede la ribalta della carta stampata, anche se forse non abbastanza per le aspettative di qualcuno. "Per la prima volta in Italia si riconosce al feto il rispetto che merita" commentava il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Niente meno. Peccato che risalga al '90 il decreto del Presidente della Repubblica n. 285 con il quale all'art. 7 c. 3 si prevedeva che "a richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane." Nessuna novità se non l'introduzione di una procedura di informazione in odore di speculazione in stile moralizzatore quanto rampante. Il regolamento stabilisce infatti che tutti i feti, in caso di interruzione volontaria di gravidanza entro le 20 settimane, hanno diritto a sepoltura e che le spese saranno a carico della famiglia (quando c’é ndr,) oppure della struttura sanitaria dove è avvenuta l'interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre, in mancanza di richieste in questo senso si dovrà provvedere "in analogia a quanto disposto per le parti anatomiche riconoscibili". Prima del regolamento i feti sotto le 20 settimane seguivano il destino dei rifiuti ospedalieri.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy