di Fabrizio Casari

Il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha avuto un lungo colloquio con George W. Bush. Un colloquio amichevole e cordiale, come precisa l’Ufficio Stampa di Palazzo Chigi. E fin qui niente di nuovo. Ma Prodi ha anche tenuto a precisare che non c’erano da affrontare problemi nei rapporti bilaterali, dal momento che, problemi, non ve ne sono. Siamo alleati ed amici, ha detto il professore, dunque nessun contenzioso. E invece no, le cose non stanno così. O meglio, stanno forse così per Prodi, ma non per l’Italia. Che di problemi nell’ambito delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti ne ha, eccome se ne ha. A cominciare dalla mancata estradizione del militare Usa Lozano, l’assassino di Nicola Calipari, passando per l’ampliamento della base dell’Us Army di Vicenza, Dal Molin, per finire con la scomposta, gravissima ingerenza dell’ambasciatore statunitense a Roma nei temi che riguardano la politica nazionale ed estera dell’Italia.

di Fabrizio Casari

Con occhiali neri, abiti scuri e auricolari bianchi sono entrati in centocinquanta e hanno occupato un intero palazzo in Via Nazionale, nel pieno centro di Roma. Sono agenti del Servizio Segreto statunitense, deputati alla scorta del Presidente Bush, scesi da quarantadue automobili blindate. A costoro si aggiungono i tiratori scelti, gli aerei da combattimento F-16 e da ricognizione, gli elicotteri di scorta del 15° stormo per garantire un volo sereno all’Air Force One e Air Force Two. Sotto, la città è blindata: persone, strade, parchi e cassonetti sono ispezionati alla ricerca della qualunque. Sembra di assistere ad un reality dal titolo incerto, tra sospetti, fastidi, polemiche e minacce. Quelli scesi a Via Nazionale sono insomma solo l’avanguardia di un esercito di diecimila uomini, tra americani e italiani, a cui si aggiungono cinquecento vigili urbani. Neanche fosse Baghdad. Sorveglieranno passeggiate, incontri e sorrisi di circostanza del mandarino statunitense in viaggio nella colonia d’oltreoceano. O forse della ex-colonia, a stare attenti ai temi previsti dall’agenda dei colloqui che il presidente texano avrà nella città eterna.

di Alessandro Iacuelli

E' l'ora delle fusioni tra municipalizzate, con la creazione di autentici colossi nel settore delle multiutility, realizzati con capitali misti, in parte pubblici ed in parte privati. E' il turno della Lombardia, dove i consigli di amministrazione di Aem Milano e di Asm Brescia si sono riuniti per deliberare la fusione fra le due aziende energetiche controllate dai due comuni. Per rendere operativa la fusione, occorrerà un ultimo passo: l'incontro dei due sindaci, dopo che i rispettivi consigli comunali abbiano approvato l’operazione, passaggio che viene dato per scontato. Quindi ci si attende che presto Letizia Moratti e Paolo Corsini si incontreranno, per dare il via libera definitivo all'operazione. Presso la borsa di Milano, i titoli delle due aziende sono stati sospesi in attesa di una nota ufficiale. Alcuni punti fino a venerdì scorso non erano del tutto chiariti, primo tra tutti quello della gestione della nuova azienda che sta nascendo. Secondo quanto trapela dalla riunione congiunta dei due CDA, sembra che in ogni caso ci sarà un impianto duale, probabilmente con Renzo Capra, presidente di Asm, a capo del Comitato di sorveglianza, mentre Giuliano Zuccoli, numero uno di Aem, dovrebbe presiedere il Consiglio di gestione.

di mazzetta

Esiste una grossa differenza tra un teppista ed un assassino. Ugualmente esiste una grossa differenza tra la vittima di un crimine e la vittima di un incidente. Una differenza ancora più grossa però esiste tra la versione che il Ministro dell’Interno Giuliano Amato ha avvalorato e diffuso a proposito della morte di Filippo Raciti e la realtà. Filippo Raciti non fu ucciso da un tifoso, questa è la verità certificata dallo stesso pubblico ministero che aveva messo sotto accusa un giovane ultrà catanese e che ieri ha ritirato l’accusa. Filippo Raciti, in realtà, trovò la morte a causa di un incidente, quando nell’agitazione degli scontri con i tifosi del Catania un suo collega lo investì con un Land Rover Discovery, mentre cercava di manovrare fra i fumi dei lacrimogeni. Dice infatti l'agente scelto S. L., di 46 anni, nella sua deposizione davanti al giudice istruttore: "In quel frangente sono stati lanciati alcuni fumogeni, uno dei quali è caduto sotto la nostra autovettura sprigionando un fumo denso che in breve tempo ha invaso l'abitacolo. Raciti ci ha invitato a scendere dall'auto per farla areare. Il primo a scendere è stato Raciti. Proprio in quel frangente ho sentito un'esplosione, e sceso anch'io dal mezzo ho chiuso gli sportelli lasciati aperti sia da Balsamo che dallo stesso Raciti ma non mi sono assolutamente avveduto dove loro si trovassero poiché vi era troppo fumo. Quindi, allo scopo di evitare che l'autovettura potesse prendere fuoco, mentre era in corso un fitto lancio di oggetti e si udivano i boati delle esplosioni, chiudevo gli sportelli e, innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra". Raciti verrà poi fatto sdraiare e soccorso da un medico della polizia.

di Cristina Cosentino

Collegialità e unità. Sono queste le parole d'ordine risuonate a più riprese durante l'incontro tra i leader della sinistra dell'Unione. In 14, tra segretari, capigruppo e ministri, intorno ad un tavolo per cercare quella collegialità tanto auspicata da Prodi e poco praticata durante le scelte di governo. Una denuncia su tutte: i provvedimenti economici che sono stati portati, sino ad oggi, all'esame del Consiglio dei Ministri non sono mai stati discussi nelle sedi preconsiliari, in pratica hanno rappresentato il "pacco a sorpresa" consegnato ai ministri della sinistra. Così, il cambio di passo, necessario a questa maggioranza per andare avanti dopo il disastroso risultato elettorale, deve avvenire a partire dalla condivisione delle scelte di politica economica. Su questi temi non ci sono divisioni a sinistra, contrariamente a quanto si è assistito all'interno del Partito Democratico, ed i leader presenti sono pragmatici: per ottenere l'esito sperato i segretari dei partiti dovranno incontrare subito Prodi per discutere dell'utilizzo del "tesoretto" e dei contenuti del DPEF, il Documento di programmazione economica e finanziaria che sarà varato prima della pausa estiva. Le parole di Pecoraro Scanio sintetizzano il pensiero di tutti: "l'extragettito dovrà essere utilizzato per sostenere i ceti sociali più deboli e per la politica ambientale".


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