di Roberta Folatti

Giochi molto crudeli

Uno dei due melliflui figuri in guanti bianchi cerca la complicità dello spettatore guardando un paio di volte in camera e sottintendendo che lo spettacolo che stanno mettendo in scena è a favore nostro. Del pubblico. Non si tratta tanto di violenza esibita – vere scene di sangue non se ne vedono nel film – ma ciò che si rappresenta è la tortura psicologica delle vittime e l’esibizione di una totale mancanza di senso etico nei carnefici. Nemmeno un filo di compassione. Una famiglia presa in ostaggio viene informata cinicamente che non sopravviverà più di 24 ore, neppure al ragazzino vengono risparmiati i particolari più raccapriccianti.

di Roberta Folatti

Complicità femminili

Sono equilibristi.
Camminano su un filo sospeso tra voglia di libertà e autodeterminazione e rispetto delle tradizioni. Sono i giovani immigrati che vivono in Italia, e in Europa, provenienti dai paesi del Nord Africa. Il loro bisogno di esprimersi e di seguire le proprie inclinazioni, anche sessuali, si scontra spessissimo con il rigore delle famiglie d’origine che non accetta “contaminazioni” di sorta.

di Roberta Folatti

L'assoluta ottusità del male

Un’altra civiltà. Tra quelle cattedrali in rovina, spaventosi monumenti allo spreco e al malaffare, in quelle piazze assolate, desolanti, adatte solo allo spaccio, vive una razza che non sembra più umana. Esseri che popolano la periferia della periferia, oltre i confini del mondo civile. Che hanno creato una società con regole proprie, ribaltando i valori consueti: premiata è la ferocia e il denaro è divinità da adorare, ciò che giustifica qualunque bassezza, qualunque orrore.

di Roberta Folatti

La vita che sorprende

E’ tratto da un bestseller e questo potrebbe non essere un punto a suo favore. Ma Quando tutto cambia è il frutto di un lavoro di riscrittura durato quasi cinque anni, nato dalla collaborazione tra Alice Arden, Victor Levin e la stessa Helen Hunt, anche regista e interprete principale del film: il risultato è una sceneggiatura dotata di una sua specificità e di un ritmo che non concede cadute di tono. Insomma una commedia frizzante, mai banale, con un mix riuscito di buona recitazione e dialoghi ben calibrati.

di Roberta Folatti

E se il potere logorasse anche Andreotti?

Mi sono piaciuti i dettagli più che il film nella sua complessità. Quegli spiragli d'umanità nella freddezza raggelante del personaggio, quei lampi di diabolico cinismo che lo inchiodano in eterno alle sue responsabilità. E poi i particolari a metà tra il grottesco e il tenero. Come quando incrocia lo sguardo del gatto bianco immacolato e batte stiticamente le mani per farlo scappare via. O quando confessa all'amico/nemico Francesco Cossiga il suo amore adolescenziale per la sorella di Vittorio Gasmann, sua compagna di scuola.
Per la prima volta nella sua lunga vita Giulio Andreotti si ritrova protagonista di un film e il trattamento che gli riserva il regista Paolo Sorrentino non è esattamente di favore. Non a caso sembra che la sua patina di impermeabile ironia si sia un poco alterata dopo aver assistito alla pellicola...


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