di Roberta Folatti


Alla larga dal matrinomio

Può succedere che uno dei partner di una coppia in salute si faccia suggestionare a tal punto dalle decisioni degli amici da incominciare a desiderare il matrimonio. Un desiderio in contrasto con la filosofia abbracciata sino a quel momento, che mette in crisi l’altra metà della coppia e scompagina equilibri ben rodati. Un desiderio concepito in un certo modo – matrimonio in atmosfere caraibiche con pochi parenti e solo gli amici più stretti – e poi “mutilato” orribilmente dall’ingerenza di familiari non proprio in buonafede.

di Betta Bertozzi

Cristina Parodi è bella, è brava, è figa. Arriva in casa fra la carbonara e il supplì, mentre il pubblico si sbraca al tavolo, facendo finta di non sentire chi chiede di passargli il pane, per non essere distratti. Perché Cristina Parodi merita grande attenzione. Va ascoltata attentamente, perché parla a mitraglietta e perdere una parola potrebbe significare perdere il senso del discorso. Va seguita con attenzione, perché è un Caronte incredibilmente sexy, con tutte quelle lentiggini e la magrezza tanto chic, il genere di spettacolo che blocca in gola l’ossicino d’abbacchio, perché Cristina non sospetti la sciatteria e la miseria dei telespettatori, mentre lei incontra i potenti del mondo.

di Roberta Folatti


Reduci, portatori sani di violenza

Jim e Mike sono due ragazzi come tanti. Almeno a un primo sguardo. Cazzeggiano, si prendono gioco delle proprie donne – a cui in realtà tengono – si stordiscono di birra e fumo in uno sballo non particolarmente “strong”. Stanno entrambi cercando lavoro, con Mike incalzato da una fidanzata in carriera che gli stampa i curricula e la sera controlla se ha ottenuto colloqui.
Ben presto è Jim a delinearsi come la figura più inquietante, capace di esercitare sull’amico un’influenza decisamente distruttiva.
Jim è stato in Iraq, ha combattuto eseguendo con terrificante diligenza gli ordini, anche i più estremi, e col progredire della storia diverrà chiaro che quell’esperienza violenta l’ha segnato in profondità. Gli amici gli ripetono che non lo riconoscono più, la sua donna lo teme malgrado sia disposta a tutto per lui.

di Roberta Folatti


Il potere della fantasia
Una storia tenera, lievemente surreale, circondata di umorismo e malinconia e valorizzata dalla grande prova del suo interprete principale.
Patrick “gattina” Branden si sente dare di continuo dello sprovveduto, ma il suo ostinato bisogno di sognare sarà l’ancora che lo salverà dalla disperazione. E che lo farà benvolere malgrado la sua sfacciata diversità.
Siamo in un paesino irlandese intorno agli anni ’70, il periodo e il contesto non giocano a favore di una particolare larghezza di vedute soprattutto se si ha a che fare con un ragazzino che si sente donna e che non perde occasione per ribadirlo.

di Betta Bertozzi


Se ti stufi della realtà, in Italia puoi metterti in coda per entrare in un reality. Ce n’è per tutti i gusti e, oramai, se non ti va di partecipare è perché vivi in una realtà aliena, tutta tua, e non condividi lo stile e le ragioni di vita di una larga fetta del Paese. Ti serve una tata perché non sai educare i tuoi figli e lasci che si piglino a calci e pugni sul pavimento della cucina mentre tu mangi qualcosa guardando il tiggì e schiaffeggiando tua moglie? Fai un numero, chiami Magnolia e ti arriva a casa un tata vera, con anche il vestito a pois e le scarpe da signorina Rottelmeier aggiornata. Occhei, ha un accento milanese pesante, ma stavi cercando una tata, mica una logopedista. Sei un contadino stanco di avere a che fare con deretani di vacche e hai perso la pazienza di aspettare lo spuntare del grano? Chiami Endemol e ti catapultano in una fattoria piena di gnocche, vacche beneducate e galline starnazzanti, con o senza paillettes. Se poi il tuo matrimonio attraversa un periodo di stanca, puoi rivolgerti tranquillo a Cambio Moglie. Non è detto che te ne arrivi una migliore di quella che presti, ma è un pochettino si rimorchia, e se proprio ti va male tua moglie torna fra solo sette giorni, giusto il tempo per capire che al mondo c’è chi sta peggio di te, molto peggio. Il reality, in Italia, è quest’accozzaglia di robaccia, questa quantità industriale di trash che poi si contorce su se stesso, riciclando partecipanti, rianimando conduttori che andrebbero pensionati, inventando realtà che non esistono, ma che alla gente a casa fanno così tanta gola che si finisce per volerci andare, al reality. Tutto pur di sfuggire alla realtà.


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