di Roberta Folatti


Abbandonato dallo Stato, deriso dalla mafia

L'uomo di vetro è Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia che nel 1972 osò rompere l'assordante silenzio che circondava gli affari di Cosa Nostra.
Cresciuto in un ambiente di picciotti, "svezzato" dallo zio che a diciassette anni gli fece commettere il primo omicidio in una sorta di percorso formativo in vista di una brillante carriera da uomo d'onore, Vitale a un certo punto entrò in crisi e decise di liberarsi la coscienza parlando con i magistrati.

di Betta Bertozzi

“È solo, la porta si richiude subito alle sue spalle. Egli si ferma sulla soglia e considera a lungo, per uno o due minuti, il volto di Lui. Infine si accosta in silenzio, posa la fiaccola sulla tavola e Gli dice: “Sei Tu, sei Tu?” – Ma, non ricevendo risposta, aggiunge rapidamente: – “Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? Io non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? Sí, forse Tu lo sai”, – aggiunse, profondamente pensoso, senza staccare per un attimo lo sguardo dal suo Prigioniero.” Da F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

di Roberta Folatti


Alla larga dal matrinomio

Può succedere che uno dei partner di una coppia in salute si faccia suggestionare a tal punto dalle decisioni degli amici da incominciare a desiderare il matrimonio. Un desiderio in contrasto con la filosofia abbracciata sino a quel momento, che mette in crisi l’altra metà della coppia e scompagina equilibri ben rodati. Un desiderio concepito in un certo modo – matrimonio in atmosfere caraibiche con pochi parenti e solo gli amici più stretti – e poi “mutilato” orribilmente dall’ingerenza di familiari non proprio in buonafede.

di Betta Bertozzi

Cristina Parodi è bella, è brava, è figa. Arriva in casa fra la carbonara e il supplì, mentre il pubblico si sbraca al tavolo, facendo finta di non sentire chi chiede di passargli il pane, per non essere distratti. Perché Cristina Parodi merita grande attenzione. Va ascoltata attentamente, perché parla a mitraglietta e perdere una parola potrebbe significare perdere il senso del discorso. Va seguita con attenzione, perché è un Caronte incredibilmente sexy, con tutte quelle lentiggini e la magrezza tanto chic, il genere di spettacolo che blocca in gola l’ossicino d’abbacchio, perché Cristina non sospetti la sciatteria e la miseria dei telespettatori, mentre lei incontra i potenti del mondo.

di Roberta Folatti


Reduci, portatori sani di violenza

Jim e Mike sono due ragazzi come tanti. Almeno a un primo sguardo. Cazzeggiano, si prendono gioco delle proprie donne – a cui in realtà tengono – si stordiscono di birra e fumo in uno sballo non particolarmente “strong”. Stanno entrambi cercando lavoro, con Mike incalzato da una fidanzata in carriera che gli stampa i curricula e la sera controlla se ha ottenuto colloqui.
Ben presto è Jim a delinearsi come la figura più inquietante, capace di esercitare sull’amico un’influenza decisamente distruttiva.
Jim è stato in Iraq, ha combattuto eseguendo con terrificante diligenza gli ordini, anche i più estremi, e col progredire della storia diverrà chiaro che quell’esperienza violenta l’ha segnato in profondità. Gli amici gli ripetono che non lo riconoscono più, la sua donna lo teme malgrado sia disposta a tutto per lui.


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