di Moazzam Begg*

Nell'Islam disperarsi è considerato un peccato, ma a Bagram, durante i giorni peggiori del maggio 2002, sono stato incapace di non disperarmi. Ora, qui a Guantanamo, in questa gabbia di metallo con i suoi lucchetti, il suo pavimento ed il suo soffitto di metallo, il suo letto di metallo, il suo gabinetto di metallo, il tutto all'interno di una stanza bianca e illuminata a nuovo, sento la disperazione ritornare, mentre mi guardo attorno per la prima volta. Tutto quello che ho in questa cella è un pezzo di carta ed un rotolo di carta igienica. Mi hanno levato persino i miei occhiali. Ho chiesto di avere qualcosa da usare come tappeto per la preghiera e mi hanno portato una sottile stuoia da camping, che è diventata il mio materasso per i due anni seguenti. La prima cosa che ho voluto fare appena arrivato a Guantanamo, è stata pregare. Ho chiesto ad un soldato della Polizia Militare in quale direzione si trovasse l'est, ma non sono stati capaci di darmi una risposta. Mi hanno detto che non c'erano altri prigionieri qui con me, altrimenti le guardie lo avrebbero saputo, visto che tutti i detenuti fanno la medesima domanda.

di Carlo Benedetti

Atto primo. Mentre la repressione russa nel Caucaso è in pieno svolgimento, Putin annuncia: “Elimineremo i terroristi ceceni cercandoli anche nei cessi”. Atto secondo. Mentre si consuma la tragedia del sommergibile “Kursk”, giustifica la sua assenza affermando: “Non voglio interferire con le operazioni di soccorso”. Atto terzo. A chi gli chiede notizie sul rispetto dei diritti umani in Cecenia risponde: “Se siete pronti a farvi circoncidere vi invito a Mosca. Dopo l’operazione non vi ricrescerà più niente. Raccomanderò a chi farà l’operazione di farla così in profondità che non resti niente, una volta finita”. Atto quarto. Quando gli chiedono se manderà i suoi soldati in Iraq per operazioni di peace keeping risponde: “Non sono mica fesso”. Atto quinto. Gli viene chiesto se Mosca acconsentirà a sanzioni contro l’Iran se non smetterà di arricchire l’uranio: “E se mia nonna avesse gli attributi? Sarebbe mio nonno…”. Atto sesto. Mentre in Ucraina sono in corso manifestazioni popolari che assumono sempre più un carattere antirusso, dice che quella rivoluzione potrebbe cambiare anche colore: da “rosa” ad “azzurra”. Intendendo, come si fa in Russia, che, quando qualcuno “è azzurro”, vuol dire che è omosessuale…

di Cinzia Frassi

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi lo ha definito un “fatto storico” e “una grande soddisfazione per l’Italia, un riconoscimento globale alla politica italiana non solo come membro del Consiglio di Sicurezza ma proprio in quanto Paese che svolge una politica internazionale positiva”. I 186 voti con cui Roma ha festeggiato l’ingresso nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in qualità di membro non permanente per il biennio 2007-2008, hanno offerto interpretazioni diverse, ma tutte di segno positivo. L’elemento importante della presenza italiana presso il Consiglio è sicuramente dato dal tempismo che consente al nostro Paese di sedere laddove si discuterà anche di riforma del Palazzo di Vetro. Accanto a Paesi che spingono per una allargamento dei seggi permanenti, quali Giappone, Germania, Brasile e India, ci sono i Paesi del gruppo “Uniting for consensus”, che spingono per una riforma che veda la partecipazione di una categoria più o meno ampia di membri semi-permanenti.

di Carlo Benedetti

Ha preso avvio con una combinazione di fantasia e di sorprendenti intuizioni la "campagna d'Africa" di Putin. E la meta prescelta non è casuale tanto che il leader russo si è preparato anche dal punto di vista storico-etnografico rivedendo, nella riservata saletta del cinema del Cremlino, un film di Bennet del 1950 intitolato "Le miniere di re Salomone". Era l'avventura di un esploratore alla ricerca delle favolose miniere diamantifere dell'Africa. E Putin oggi - prevedendo la sua uscita dal Cremlino alla scadenza del mandato - cerca di preparare la successione a se stesso garantendosi un posto nell'olimpo delle nuove oligarchie russe. Per questo oltre al petrolio e al gas vuole inserire nella sua corona anche i diamanti. Tanto più che quelli della Russia sembrano allontanarsi dal suo controllo.

mazzetta

L’ultimo bilancio azzardato sul numero delle vittime della guerra in Iraq eccede il mezzo milione di iracheni che non vedranno mai la democrazia in formato export di Mr. Bush. A questi vanno aggiunti un numero ancora meno precisabile di morti in Afghanistan, quasi tremila soldati americani uccisi, trentamila feriti rimasti invalidi e un numero imprecisato di contractors. Il piano della Casa Bianca procede senza intoppi e il mondo ancora fatica ad afferrare il senso di quanto accaduto. Gran parte dei costituenti le pubbliche opinioni occidentali (cittadini americani, dei paesi “volonterosi” e altri) ha realizzato che la Casa Bianca abbia operato una enorme mistificazione per piazzarsi a Baghdad e che le cose vadano male per una serie di concause; tra le prime gli “errori” nel gestire l’occupazione e la scarsa qualità dell’amministrazione USA.


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