di Elena Ferrara

Il governo di Mosca cerca di correre ai ripari, ma sembra proprio che gran parte del bacino del mare Nero (così chiamato dal colore delle sue alghe) sia ormai segnato dalla recente e grande catastrofe ambientale. Perché quelle cinque imbarcazioni colpite dai violenti nubifragi delle settimane scorse hanno rovesciato in mare liquidi inquinanti. Eppure la tempesta che ha colpito le navi (ci sono morti e dispersi) era stata annunciata ??n sufficiente anticipo tanto da consentire di ??r??r? riparo nei porti della zona. Ma lo stato d’allarme non è servito a nulla. Tutto il braccio di mare è stato investito ??n venti ? oltre cinquanta nodi (cento chilometri orari) ? onde alte cinque metri, che hanno spezzato un? petroliera in due tronconi ? fatto colare ? picco quattro mercantili. In poche ?r? sono finite in acqua tra le 1.300 ? le 2.000 tonnellate di gasolio fuoriuscite dalla petroliera russa che si ? spaccata, la Volganeft-139, ? migliaia di tonnellate di zolfo trasportate dalle navi mercantili russe Nakhitchev, Volnogorsk ? Kovel, queste ultime due entrate in collisione senza poter contrastare la furi? della bufera. Inoltre, sul fondale sono finite anche le 5.600 tonnellate di materiali ferrosi che erano nelle stive della quarta nave affondata, un mercantile georgiano che si è inabissato non lontano dal porto di Cherson, in Crimea. Per ora, nulla è servito a bloccare il disastro. Il pericolo riguarda anche quelle località turistiche sulle quali Russia, Bulgaria, Romania e Turchia fanno affidamento nella stagione estiva. Resta, quindi, l’allarme ecologico con il Cremlino che appronta una task-force per salvare il salvabile nell’intera area che va dallo stretto di Kerch, alle acque interne del Mare di Azov, sulle coste meridionali russe ed ucraine. Le conseguenze dell'accaduto si annunciano purtroppo gravi ? durature anche sul piano dell'inquinamento del mare. Le autorità russe parlano di “un disastro ambientale di proporzioni serie” ?, insieme ? quelle ucraine, stann? studiando i possibili interventi ??r limitare i danni.

Gli esperti delle nazioni coinvolte dal disastro del mar Nero - tutti - convocati per un vertice a Mosca - si trovano concordi nel ritenere che un evento come quello verificatosi nel bacino del Nero - se paragonato ad eventi simili in altri mari - minaccia esiti ancora peggiori, dal momento che si è in presenza di un ecosistema chiuso ? complesso come quello in cui è accaduto, nel quale sono strettamente interdipendenti le specie marine di molluschi, crostacei e pesci. Tutti gli esperti concordano inoltre sul fatto che si è creata nell’area un’emergenza ambientale estremamente seria. Perché da un lato gli idrocarburi del gasolio possono entrare nella catena alimentare e risalire fino all’uomo, dall’altro lo zolfo potrebbe alterare la composizione chimica dell’acqua e diventare velenoso per le specie marine.

Per Oleg Mitvol, vicedirettore della “Rosprirodnazdor”, l'agenzia russa ??r l'ambiente, “la mistura di gasolio ? di zolfo riversata in mare è potenzialmente devastante e potrebbero volerci anni per bonificare l’????”. Secondo Vladimir Sliviak, ??presidente del movimento ambientalista russo “Ekozashcita” (Ecodifesa) “oggi non si può ancora prevedere quanti anni saranno sufficienti per ripulire i fondali”. “C’è sempre più il rischio di un inquinamento totale delle coste” aggiunge Serghiei Baranovski, presidente della organizzazione ambientalista “????? Verde” ? membro dell'Accademia delle scienze naturali russa. Inquietudine viene espressa anche da diversi rappresentanti della comunità internazionale, mentre i nuovi ? tragici eventi rilanciano la necessita di individuare ? di far rispettare ??l settore del trasporto marittimo regole certe ? severe di tutela della vita umana ? dell'ecosistema naturale.

Il mare Nero entra così nella “lista nera” delle tragedie ambientali, dopo essere stato per migliaia e migliaia di anni un luogo mitico dove i popoli sedentari dell'Europa avevano avuto la possibilità di entrare in contatto con le etnie nomadi della steppa asiatica. Tanto che il mare Nero aveva sempre segnato il confine tra “civiltà” e “barbarie”, su sponde dove popoli diversi tra loro erano riusciti a convivere in relativa pace. Un mare complesso ed affascinante, con una massa d'acqua quasi del tutto priva di vita, se non per poche decine di metri, appena sotto la superficie. Ora le acque nere delle alghe si tingono di un nuovo e pericoloso nero. Quello della catastrofe ambientale. E così perde anche di valore quella bella espressione che ricorda a tutti che il mare Nero è quello dove va a sfociare “il bel Danubio blu”.

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