di Luca Mazzucato

LOS ANGELES. Che la presidenza Obama stia seguendo una dottrina dello “shock and awe” al rovescio é tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali: la chiusura di Guantanamo, l'abolizione della tortura e delle “extraordinary renditions,” il ritiro dall'Iraq, il colossale piano keynesiano di stimolo dell'economia. Tutte queste misure hanno annichilito i repubblicani e messo sotto shock l'opinione pubblica, trasmettendo un netto segnale di cambiamento per ridare fiducia alla nazione. Ma la prima legge varata dall'amministrazione democratica, meno vistosa ma molto efficace, inciderà profondamente sulla qualità della vita e sui diritti di quella parte della popolazione che viene discriminata ogni giorno sul luogo di lavoro. Si tratta della legge Ledbetter sulle pari opportunità. Lilly Ledbetter è una signora compita di mezz'età, sembra una maestra in pensione. Alla convention democratica che incoronò Barack Obama l'estate scorsa, pronunciò un commovente discorso con il suo forte accento del sud, raccontando la discriminazione subita per anni e la battaglia legale per i suoi diritti, che le fu negata dalla Corte Suprema e dai Repubblicani al Senato. Questa è la sua storia. “Fui una pioniera, la prima donna a lavorare come supervisore alla fabbrica di pneumatici Goodyear in Alabama. Il lavoro era duro e ci davo dentro al cento per cento: ero sempre al passo con tutti i miei colleghi maschi. Ma verso la fine dei miei diciannove anni alla Goodyear cominciai a sospettare di non essere pagata come tutti gli altri uomini. Una lettera anonima mi confermò che avevo ragione. Per anni la Goodyear mi pagò di meno: i salari inferiori pesarono sulla mia qualità della vita allora e sulla mia pensione ora. Quando lo scoprii, all'inizio pensai di lasciar passare, ma alla fine non riuscii a ignorare la discriminazione: allora andai in tribunale.”

“La giuria mi diede ragione e costrinse la compagnia a ridarmi il maltolto [la differenza di salario ammontava ad un totale di duecentomila dollari, oltre ai soldi della pensione, ndr]. Sperai che la sentenza servisse di lezione alla Goodyear, per non discriminare mai più le donne. Ma loro fecero appello fino alla Corte Suprema e cinque giudici contro quattro decisero di stare dalla parte delle grosse aziende. Mi dissero che avrei dovuto far causa alla Goodyear entro i primi sei mesi di discriminazione salariale, anche se non avevo idea che mi stessero pagando di meno! Due anni fa il Congresso passò una legge per assicurare che quello che fu fatto a me non potesse più succedere, ma i Repubblicani la bloccarono il Senato.”

Alla fine del suo discorso, interrotto molte volte dagli applausi della folla, la signora Ledbetter caricò sulle spalle dell'allora candidato Obama la responsabilità di ergersi a paladino delle pari opportunità: “Stessa paga per lo stesso lavoro è un principio fondamentale americano. Barack Obama ha promesso che, quando sarà eletto, proteggerà la gente come me e come voi contro le discriminazioni.”

E Obama ha mantenuto la promessa. “Lilly Ledbetter Fair Pay Restoration Act” è la prima legge dell'amministrazione Obama, che per firmarla ha voluto la signora Ledbetter al suo fianco. “La paga eguale non è solo una questione che riguarda le donne,” ma tutti i lavoratori americani, “discriminati per via del genere, della razza, dell'età, della disabilità o per qualsiasi altro motivo.”

Per Lilly ormai è troppo tardi, ha perso la sua battaglia legale. Ma grazie al suo instancabile attivismo è riuscita ad assicurare a tutti gli americani i diritti che a lei negati saranno d'ora in poi garantiti a tutti. La senatrice democratica promotrice della legge, Barbara Mikulski, offre questo suggerimento ai datori di lavoro: “Se non volete essere denunciati, non discriminate i vostri dipendenti.” In questa frase si riassume tutta la portata della nuova legislazione, che rende più facile per un lavoratore fare ricorso.

Secondo la legge precedente, il lavoratore discriminato poteva denunciare la propria azienda soltanto entro i sei mesi dalla prima paga discriminatoria. Data la tipica assenza dei sindacati e dei contratti collettivi, negli Stati Uniti l'assunzione e la contrattazione salariale avviene individualmente, il che rende più facile celare pratiche discriminatorie. Nella nuova legge, il termine di sei mesi viene prorogato nuovamente ad ogni erogazione del salario contestato. In Italia, i tempi infiniti della giustizia purtroppo rendono del tutto vacua una legislazione di questo tenore. In America, al contrario, le procedure legali di questo tipo sono estremamente frequenti e veloci, dunque la minaccia stessa di sporgere denuncia è di per sé un fortissimo deterrente.

Ma non tutti hanno accolto la novità positivamente, tra questi i Repubblicani e le grosse aziende. Secondo Stephen Colbert, celebre comico americano che impersona un commentatore conservatore, “la legge Ledbetter è discriminatoria. Le donne sono quelle che vengono discriminate di più, dunque sono quelle che ne beneficeranno di più: una legge sessista.” Fra l'altro la legge “scoraggerà i datori di lavoro dall'assumere donne. L'unica soluzione è assumere soltanto donne e pagare a tutte lo stesso salario da fame.”

L'attenzione della nuova amministrazione Obama verso il lavoro dipendente è dunque una delle grosse novità del quadro politico americano. dopo otto anni di cosiddetto “corporate government,” il governo delle grandi aziende. La prossima legge sulla lista è quella sulla “libera scelta del lavoratore,” che facilita l'iscrizione al sindacato. Secondo i Repubblicani è la ricompensa del governo alle potenti “Unions” il cui peso è stato determinante alle elezioni di novembre. La legge prevederebbe sanzioni per un'azienda che licenzi i propri dipendenti perché iscritti al sindacato, fatto abbastanza comune attualmente. In questo caso l'atteggiamento del presidente Obama è più prudente, appoggia la legge ma non ne fa un caso mediatico, tuttavia il messaggio verso i lavoratori e le minoranze è chiaro: in tempi di crisi, le aziende non si potranno rifare discriminando i propri dipendenti.

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