di Luca Mazzucato

NEW YORK. Ti svegli alle sette meno un quarto nella tua casa di periferia. Comprata con un mutuo subprime a tasso variabile, non è più tua ma appartiene a Bank of America, che ha aumentato gli interessi mandandoti in bancarotta e si appresta a sfrattarti. Prendi la macchina, comprata con un finanziamento agevolato, che dovrai pagare per altri vent'anni, esci di casa e prendi l'autostrada per andare al lavoro. Il pedaggio autostradale, raddoppiato nell'ultimo anno, lo paghi al fondo sovrano di oligarchi russi. Hanno acquistato l'autostrada dallo Stato dell'Illinois, i cui conti sono in rosso a causa della crisi finanziaria e del crollo delle entrate fiscali.

Arrivi a Chicago e parcheggi davanti a McDonalds. Metti i soldi nel parchimetro e ti accorgi che ora la sosta a pagamento non finisce più alle sei ma dura ventiquattro ore e il costo del parcheggio é raddoppiato. Un fondo sovrano riconducibile alla famiglia reale saudita, ha comprato tutti i parcheggi della città in saldo e poi ha aumentato le tariffe senza consultare il sindaco. “Ti ricordi che avevi un lavoro, una casa, una macchina, una famiglia e c'era sempre cibo nel frigo e adesso ti trovi da sei mesi con problemi di droga e ogni mattina porti fuori in giardino TV e tostapane e li metti in vendita per quattro spiccioli e pagarti un panino a mezzogiorno.”

Secondo Matt Taibbi questo è lo stato attuale dell'economia americana. Nella sua ultima imperdibile opera “Griftopia,” che potremmo tradurre come “Furtopìa,” il giornalista americano scava a fondo nel cuore della recente crisi finanziaria. E svela come il sistema finanziario americano abbia realizzato una vera e propria utopia al rovescio, in cui le banche d'affari mettono le mani nelle tasche dei cittadini e allo stesso tempo svendono persone, cose e infrastrutture a fondi d'investimento stranieri che riciclano proventi del petrolio. Il tutto in cambio di una piccola commissione, che permette ai top manager di intascare bonus da centinaia di milioni di dollari.

Breve riassunto delle puntate precedenti. L'euforia della New Economy dei formidabili anni novanta aveva portato i risparmiatori americani a giocare tutti i loro soldi in borsa. La bolla è scoppiata nel 2001 e ha spazzato via tutti i risparmi di una generazione, che si è trovata senza più soldi in tasca per la pensione. Ma, come incalliti giocatori di poker, i consumatori americani hanno subito cominciato a prendere denaro a prestito per speculare sul mercato immobiliare, che secondo Alan Greenspan, capo della Federal Reserve, era destinato ad una crescita eterna.

Le magnifiche sorti e progressive erano ovviamente destinate a naufragare. La bolla immobiliare scoppiata nel 2008 lascia i poveri consumatori americani cornuti e mazziati: non solo senza più soldi, ma anzi pieni di debiti da ripianare. Con il crollo verticale delle entrate fiscali e i bilanci in rosso, le amministrazioni alla canna del gas hanno deciso di svendere tutti i beni pubblici per quattro soldi al primo che passa.

Il caso vuole che si tratti quasi sempre di Goldman Sachs, Morgan Stanley o qualche altra delle banche d'affari “troppo grandi per fallire.” Che dopo aver ripulito le casse del Tesoro americano con una vera e propria rapina a mano armata (altrimenti nota come “piano di salvataggio finanziario”) si apprestano ora a vendere in saldo il resto del Paese.

Chi possiede liquidità per miliardi di dollari, tali le cifre necessarie per affittare per cento anni autostrade, parcheggi, laghi, fabbriche in bancarotta? Qui entra in gioco il genio puro delle banche d'investimento, artefici di un trucco da manuale. Esistono sul mercato finanziario enormi fondi d'investimento, di proprietà oscure ma riconducibili all'OPEC, sceicchi arabi e Russia in testa, alla caccia perenne di affari gustosi. Con il crollo del settore immobiliare nel 2008, che ha trascinato con sé le borse di tutto il mondo, questi fondi si sono trovati con un sacco di liquidità e nessun posto in cui investire.

Goldman Sachs allora inventa il mercato dei futures dei beni di consumo. Ovvero inizia a vendere una quantità smisurata di contratti al rialzo su acquisti futuri, creando un'impennata nei prezzi di petrolio e grano come non si era mai vista. Da un lato, il picco nel prezzo del grano ha portato alla fame metà del pianeta. Dall'altra, il record mondiale di 149 dollari al barile toccato dal petrolio nell'estate del 2008 ha trascinato in su tutti i prezzi al dettaglio, nel pieno della crisi economica. Grazie alla finanza creativa dei futures, Goldman ha fatto realizzare profitti impressionanti ai fondi sovrani arabi e russi. Che dopo questo giochetto si sono trovati ad essere i più potenti assets del mercato globale.

E infine l'ultimo tassello del crimine perfetto: le banche, quasi curatrici di un'asta fallimentare, impacchettano e vendono i beni pubblici in saldo ai fondi sovrani. In ognuna di queste transazioni, le banche guadagnano una certa percentuale che si trasforma in bonus dorati di tre mesi in tre mesi. Grazie a questa strategia, in pochi anni gli Stati Uniti si sono trasformati in una landa desolata, percorsa da fondi sovrani alla ricerca degli ultimi ossi da spolpare, guidati dai segugi infaticabili di Goldman Sachs, che si accontentano di qualche decina di miliardi di dollari di briciole.

Senza saperlo, i cittadini americani si sono un giorno svegliati all'interno di The Matrix, dove tutto quello che li circonda, il paesaggio attorno a loro, strade, case, stadi, parcheggi, automobili, montagne, fiumi e laghi, è stato venduto a qualche entità dagli assetti proprietari oscuri. Le amministrazioni locali, venduto il vendibile, non hanno più alcuna voce in capitolo nella gestione della cosa pubblica: perché la cosa pubblica non esiste più. La politica è svuotata di qualsiasi potere reale.

Ci resta da aspettare che le banche spolpino l'osso per bene e lascino gli Stati Uniti ad agonizzare, volgendo lo sguardoverso nuovi orizzonti di profitti. Che probabilmente, come abbiamo visto nell'anteprima greca, si chiamano debiti statali dei paesi europei. E a quel punto si salvi chi può. Per chi vuol saperne di più, consigliamo di leggere Taibbi, per ora disponibile solo nella versione inglese.

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