di Michele Paris

L’ennesimo episodio di violenza contro un cittadino di colore per mano della Polizia americana sta gettando nel panico l’amministrazione democratica della città di Chicago, guidata dall’ex capo di gabinetto del presidente Obama, Rahm Emanuel. La vicenda in questione riguarda in realtà un assassinio avvenuto più di un anno fa, anche se accuse, polemiche e proteste popolari sono scoppiate solo dopo la recente pubblicazione dell’autopsia sul corpo della vittima e, soprattutto, di un filmato registrato da un’auto della Polizia della metropoli dell’Illinois che documenta l’accaduto e che le autorità avevano cercato in tutti i modi di tenere nascosto.

Il video mostra come l’agente Jason Van Dyke la sera del 20 ottobre 2014 avesse sparato ben 16 colpi di pistola, tra cui la maggior parte dall’alto verso il basso, contro il 17enne Laquan McDonald. Quest’ultimo, dopo una serie di eventi non ancora chiariti, stava camminando al centro di una strada a quattro corsie e si stava chiaramente allontanando da Van Dyke e dai suoi colleghi senza evidenziare alcun comportamento minaccioso.

La ricostruzione visiva degli ultimi secondi di vita di McDonald ha smentito completamente la versione fornita dalla Polizia dopo la sua uccisione più di dodici mesi fa. In quell’occasione, il portavoce di un sindacato della Polizia di Chicago aveva sostenuto che il giovane afro-americano si stava dirigendo verso l’agente Van Dyke con la chiara intenzione di assalirlo.

Un comunicato del Dipartimento di Polizia della città raccontava invece di come lo stesso McDonald avesse ignorato l’ordine degli agenti di gettare a terra un coltello che teneva minacciosamente tra le mani. Secondo l’ufficio del procuratore della contea di Cook che sta conducendo le indagini, sulla scena era stato ritrovato un coltello con una lama di quasi 8 centimetri riposta però nella propria custodia. Alcuni giornali, citando informazioni provenienti dalla Polizia, avevano inoltre riportato che McDonald era stato ucciso da un singolo colpo di arma da fuoco al petto.

Subito dopo l’esecuzione di quest’ultimo, l’amministrazione comunale e i vertici della Polizia di Chicago hanno iniziato un’operazione di insabbiamento durata 13 mesi e scoperta solo grazie agli sforzi di due giornalisti free-lance. Attraverso cause legali, i due reporter sono riusciti a ottenere i risultati dell’autopsia del medico legale, che rilevava appunto 16 fori di proiettile sul corpo di McDonald, e la diffusione del filmato.

Le nuove prove hanno subito innescato manifestazioni spontanee di protesta nelle strade della città, mentre l’agente Van Dyke è stato inevitabilmente arrestato con l’accusa di omicidio di primo grado. Gli sviluppi degli ultimi giorni hanno lasciato tuttavia in sospeso più di una questione relativa alla responsabilità di coloro che hanno tentato di coprire l’agente assassino, con un approccio a una simile tragedia comune peraltro a praticamente tutte le città americane interessate dagli oltre mille omicidi che in media ogni anno vengono commessi per mano della Polizia.

Ad esempio, il filmato che il Dipartimento di Chicago ha dovuto rendere pubblico risulta insolitamente senza audio. Secondo la stessa Polizia, le telecamere installate sulle auto degli agenti sono in grado di registrare anche le tracce audio, ma, singolarmente, nella serata del 20 ottobre 2014 i dispositivi di tutte le vetture presenti sul luogo dell’assassinio di McDonald sarebbero stati interessati dallo stesso guasto tecnico.

Un testimone che era apparso di fronte al Gran Jury incaricato dell’indagine sulla sparatoria aveva poi ipotizzato la possibile manipolazione di un video di sorveglianza da parte della Polizia. L’uomo era il direttore di un Burger King nei pressi del luogo sove sono avvenuti i fatti e aveva affermato che alcuni agenti erano entrati nel suo ristorante chiedendo di visionare il nastro della telecamera di sorveglianza.

L’analisi delle immagini era durata quasi due ore e, successivamente, quando gli impiegati del Burger King avevano a loro volta guardato il filmato avrebbero riscontrato un buco di 90 minuti in concomitanza con l’orario nel quale Laquan McDonald è stato ucciso. La telecamera era posizionata in modo tale che non sarebbe stata in grado di registrare l’esecuzione, ma avrebbe potuto forse chiarire le circostanze che hanno portato al drammatico epilogo. Il procuratore della contea aveva comunque assicurato che il nastro era stato esaminato accuratamente durante l’indagine e non erano state riscontrate manipolazioni.

Dopo che il video proveniente dall’auto della Polizia ha fatto il giro degli Stati Uniti e non solo, le pressioni sul sindaco democratico di Chicago, Rahm Emanuel, sono cominciate a salire. Tanto più che il veterano degli ambienti politici e finanziari dell’Illinois e di Washington aveva favorito il raggiungimento di un accordo con la famiglia del giovane assassinato, secondo il quale la sua amministrazione accettava di sborsare cinque milioni di dollari a patto che il filmato fosse rimasto segreto.

Il patteggiamento era avvenuto una settimana dopo la rielezione di Emanuel grazie alla vittoria di misura nel secondo turno delle elezioni, avvenuto il 7 aprile scorso. Durante la complicata campagna elettorale, il sindaco si era anche adoperato per non far trapelare la notizia dell’esistenza del filmato che documentava l’omicio di McDonald a opera della Polizia.

Per salvare, almeno per il momento, la sua poltrona, martedì Emanuel si è visto costretto ad annunciare il licenziamento del capo della Polizia di Chicago, Garry McCarthy, con la motivazione che quest’ultimo non godeva ormai più della fiducia degli abitanti della città. La decisione, secondo i giornali USA, sarebbe il sintomo della situazione estremamente delicata del sindaco, abituato a tenere in massima considerazione i buoni rapporti con i suoi fedelissimi e poco propenso a sacrificarli per i propri interessi di carriera.

Il più che probabile coinvolgimento di Emanuel nei tentativi di occultare le responsabilità dell’agente di Polizia che ha ucciso Laquan McDonald ha fatto comunque in modo che in molti continuino a chiederne le dimissioni. L’ex uomo di fiducia di Obama alla Casa Bianca, che ora esprime rammarico per la morte del 17enne di colore, fino a poche settimane fa non esitava a mostrarsi strenuo difensore della Polizia, denunciando anzi i presunti effetti deleteri delle proteste contro i metodi violenti delle forze dell’ordine registrate in varie località degli Stati Uniti.

L’indagine sulla morte di McDonald è comunque ancora in corso, ha fatto sapere la Procura, lasciando intendere che nel prossimo futuro potranno essere annunciate nuove incriminazioni, magari legate ai tentativi di insabbiamento. Un’eventuale condanna per ostruzione della giustizia comporta una pena massima pari a 20 anni di detenzione e una sanzione da 250 mila dollari.

Rahm Emanuel, in ogni caso, appare ben intenzionato a resistere alle pressioni e, per provare a sviare le accuse nei suoi confronti, dopo avere sollevato dal proprio incarico il capo della Polizia di Chicago, ha creato anche una speciale “task force” per indagare sui metodi delle forze dell’ordine della città.

Questa commissione dovrà preparare un rapporto entro il prossimo mese di marzo, anche se quella presa dal sindaco è una tipica iniziativa della classe dirigente americana per dare l’impressione di voler agire contro malefatte portate a conoscenza del pubblico ma che ha in realtà come vero obiettivo quello di evitare il coinvolgimento dei veri responsabili dell’accaduto.

In attesa della nomina di un nuovo capo della Polizia, Emanuel ha scelto come rimpiazzo temporaneo del rimosso Garry McCarthy il suo vice, John Escalante. Quest’ultimo è in servizio da quasi tre decenni in un Dipartimento che è considerato tra i più corrotti, violenti e indisciplinati degli Stati Uniti. A partire dal 2004, infatti, la città di Chicago ha speso qualcosa come 500 milioni di dollari per risarcire le vittime degli abusi della Polizia.

La violenza della Polizia USA è comunque una piaga che interessa tutto il paese e minaccia non solo i cittadini di colore. La brutalità e il ricorso a metodi repressivi, spesso simili a quelli impiegati dalle Forze Armate americane all’estero, sono legati alla necessità di contenere le tensioni sociali esplosive che caratterizzano una società che ha raggiunto livelli di disuguaglianza abnormi a causa delle politiche “pro-business” messe in atto sia a livello nazionale che locale.

In questo senso, l’amministrazione di Chicago, guidata dall’ex banchiere d’investimenti Rahm Emanuel, appare emblematica. L’ex capo di gabinetto di Obama ha infatti presieduto all’implementazione di pesanti misure anti-sociali in questi anni, come la chiusura forzata di decine di scuole pubbliche nei quartieri più disagiati della città dell’Illinois.

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