L’annuncio di questa settimana dell’accordo di vendita alla Polonia del sistema difensivo missilistico americano Patriot è arrivato tutt’altro che casualmente nel pieno dell’escalation dello scontro tra Occidente e Mosca con il pretesto dell’avvelenamento dell’ex ufficiale dei servizi segreti militari russi, Sergei Skripal.

 

L’intesa tra Washington e Varsavia è anche l’ennesima prova degli sforzi da parte degli Stati Uniti di consolidare i legami con i paesi dell’Europa orientale, sempre in funzione anti-russa ma anche in risposta alle ambiguità fin troppo evidenti di svariati paesi europei, a cominciare dalla Germania, nei rapporti con il Cremlino.

 

 

Una cerimonia all’insegna del militarismo ha accompagnato la firma dell’accordo di fornitura del nuovo equipaggiamento che, al costo di 4,75 miliardi di dollari, rappresenta l’acquisto di armamenti più ingente nella storia della Polonia. Il sistema Patriot è realizzato dal colosso USA Raytheon e la prima fase della fornitura di missili inizierà nel 2022, in modo da diventare operativo due anni più tardi.

 

Alla presentazione ha presieduto il presidente, Andrzej Duda, del partito di estrema destra al potere PiS (“Diritto e Giustizia”). Il capo dello stato polacco ha ammesso il carattere oneroso della spesa, ma ha assicurato che “la sicurezza non ha prezzo”, vista anche “l’esperienza storica” del suo paese.

 

I vantaggi per la Polonia del contratto siglato mercoledì sono in realtà molto discutibili e non solo per la somma che verrà sborsata. L’efficacia del sistema anti-missile Patriot è stata infatti messa in dubbio da più di un esperto militare. Un esempio della vulnerabilità del sistema acquistato dalla Polonia si è avuto proprio qualche giorno fa, quando i missili Patriot in dotazione all’Arabia Saudita, anche se di una versione precedente, hanno avuto parecchi problemi a colpire una manciata di ordigni, non esattamente sofisticati, lanciati su Riyadh dai “ribelli” Houthi in Yemen.

 

L’installazione in territorio polacco del sistema prodotto da Raytheon non può inoltre che provocare ancora maggiori tensioni tra l’Europa e la Russia, creando un clima pesante nel quale è sempre più probabile l’esplosione di un conflitto di qualsiasi entità che finirebbe per avere conseguenze devastanti in primo luogo proprio sui paesi di confine come la Polonia.

 

Mosca, a ragione, vede d’altronde nel posizionamento di sistemi anti-missile in Europa orientale sotto l’egida della NATO o degli Stati Uniti una grave minaccia alla propria capacità di reagire in caso di un attacco nucleare o convenzionale. All’annuncio di questa settimana il governo russo non ha ancora risposto ufficialmente, ma, ad esempio, in un’intervista di qualche mese fa il capo del “dipartimento per la cooperazione con l’Europa”, Andrey Kelin, aveva assicurato che il tentativo polacco di ottenere uno scudo missilistico difensivo avrebbe avuto come minimo “un impatto negativo sul clima europeo”.

 

Quella relativa alla Polonia è oltretutto solo la più recente delle manovre occidentali per accerchiare militarmente la Russia, come confermano gli stanziamenti di un numero sempre maggiore di truppe NATO sul territorio dei paesi dell’ex blocco sovietico o la recente decisione UE di creare “un’area Schengen” in ambito militare per consentire alle forze armate dell’Alleanza di muoversi liberamente attraverso i confini dei vari paesi membri.

 

Tradizionalmente uno dei paesi dell’est europeo più vicini a Washington dopo lo smantellamento dell’URSS, la Polonia è un riferimento cruciale per gli Stati Uniti nel vecchio continente, soprattutto in seguito all’arrivo alla Casa Bianca di Trump, di cui l’attuale governo di Varsavia condivide gli orientamenti populisti e ultra-nazionalisti.

 

Gli USA, da parte loro, coltivano rapporti sempre più stretti con i governi dell’Europa orientale ferocemente anti-russi, ma anche, ed è il caso di quello polacco, più o meno apertamente ostili alla Germania e alle mire economico-strategiche di Berlino sui territori situati a est dei propri confini.

 

Su questo punto, in particolare, si incrociano gli interessi di paesi come la Polonia e degli Stati Uniti, come conferma il progressivo deteriorarsi delle relazioni tra Washington e Berlino almeno nell’ultimo anno. Il principale elemento destabilizzante dell’ordine europeo fondato sulla supremazia dei rapporti transatlantici è il processo di integrazione euro-asiatica in atto e che si sta manifestando, tra l’altro, con il consolidarsi dei legami su più fronti tra Berlino e Mosca nonostante l’isteria anti-russa promossa in Europa da USA e Gran Bretagna.

 

Il caso Skripal ha offerto un chiaro esempio di questa dinamica. Dietro l’apparente unità europea osservata con la farsa dell’espulsione di massa di diplomatici russi, persistono infatti profonde divisioni sull’attitudine da tenere nei confronti di Mosca, con sezioni importanti delle classi dirigenti europee che vedono con estrema preoccupazione il precipitare dei rapporti con il Cremlino.

 

Ciò è evidente appunto in Germania, dove esponenti di spicco soprattutto del Partito Social Democratico (SPD) hanno in questi giorni criticato aspramente l’appoggio del governo Merkel all’assurda campagna anti-russa di Londra. Dietro a queste inquietudini ci sono ovviamente gli interessi economici e commerciali del business tedesco che guarda sempre più a oriente e che vede, ad esempio, la collaborazione con Mosca in ambito energetico come un fattore fondamentale di stabilità.

 

Quasi a bilanciare il sostegno offerto al governo britannico, così, il giorno successivo all’espulsione anche dalla Germania di alcuni diplomatici russi, il governo di Berlino ha annunciato l’approvazione definitiva della costruzione del gasdotto Nord Stream 2. Questa infrastruttura dovrebbe raddoppiare le forniture di gas russo dirette verso la Germania e, significativamente, continua a essere fortemente osteggiata sia dagli Stati Uniti che dai loro alleati in Europa orientale.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy