di Giuliano Luongo

Una delle prerogative di ogni amministrazione incompetente, che sia nazionale o locale, è quella di perseverare in una gestione solo attenta al detrimento degli interessi pubblici a favore di quelli di pochi privati che, “casualmente”, risultano collocati nei centri di potere o nel loro entourage. Ogni pessima amministrazione è particolarmente abile a concentrare la propria brama di profitti proprio quando l’area di cui è responsabile versa in condizioni peggiori.

Stiamo facendo riferimento all’ennesimo caso di abuso del territorio aquilano, questa volta tramite un’azione concertata tra le amministrazioni locali e la SNAM, per la costruzione di un gasdotto di 167km sulla tratta Sulmona-Foligno: questa struttura, oltre ad avere un impatto ambientale notevolissimo che già di per sé ha scatenato le ire della popolazione del luogo, percorrerebbe inoltre con lucida follia l’intera area colpita dal recente terremoto.

Il “coraggioso” progetto riguarda la costruzione di un nuovo ramo del gasdotto, parallelo ad una linea già esistente che percorre un’area più vicina all’Adriatico. In questa vicenda bizzarramente ignorata dal grosso dei media, mainstream e non, ci sono parecchi punti oscuri, partendo dal ruolo delle amministrazioni locali a quello della SNAM stessa.  E’ perciò interessante cercare di ricostruire il percorso, ormai giunto alle sue fasi conclusive, di questo ennesimo delirio gestionale quasi totalmente ignorato dai media.

Nel 2004 il Ministero delle Attività Produttive decretò l’approvazione di un progetto di massima della SNAM, dichiarando la pubblica utilità dell’opera assieme a urgenza ed indifferibilità sulla realizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno e della centrale di compressione di Sulmona. Ai primi del 2005 la SNAM avviò le procedure di compatibilità ambientale: copie di questi studi vennero consegnate agli uffici regionali di Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria. Stesso iter per i comuni presenti nelle aree interessate: in particolare, ricordiamo che a febbraio 2005 il Comune di Sulmona si era impegnato ad attivare la Giunta regionale per discutere il tema, senza ottenere risposta.

A luglio dello stesso anno la SNAM iniziò le procedure VIA (Valutazione Impatto Ambientale), i cui risultati furono inviati ai comuni dell’area interessata. La zona del Comune di Sulmona veniva definita come “ideale” per la costruzione della struttura, in apparente dimenticanza dei rischi geologici e dei vincoli ambientali/paesaggistici. Sia la Giunta del Comune di Sulmona che la 4° Commissione Consiliare espressero parere negativo sulla costruzione della struttura, ma come conseguenza di ciò il Vice Sindaco Manasseri decise di rinviare ogni deliberazione in merito a causa di una “trattativa” con la SNAM. A fine 2006, a seguito di una sollecitazione del Ministero dell’Ambiente, la SNAM effettuò delle analisi per eventuali percorsi alternativi del gasdotto: vennero tutti scartati, vista la presenza di vincoli ambientali e paesaggistici e per la diseconomicità di tale percorso.

Nel 2007 la SNAM si impegnò a fornire al Ministero dell’Ambiente ulteriori integrazioni per giustificare la costruzione di queste strutture. Impiegò il doppio del tempo richiesto, avviando le procedure solo a gennaio 2008. Nonostante il temporeggiare dei rappresentanti eletti, la popolazione iniziava ad organizzarsi per fermare la “fortunatamente lenta” macchina governativa: i neo-formatisi comitati civici chiesero formalmente la possibilità di consultare gli atti della VIA.

Neanche a dirlo, la SNAM si oppose fortemente a tale richiesta. Ai primi del 2009 il Comune concesse una seduta del Consiglio sul tema della localizzazione delle strutture legate al metanodotto: contrariamente alle aspettative, si deliberò solo per concedere poteri decisionali definitivi al sindaco e la possibilità di ottenere ulteriori compensazioni pecuniarie. A metà 2009, la SNAM produsse uno studio di fattibilità tecnica, che confermava la scelta dell’area di Sulmona: gli eventi del sisma sembravano non aver colpito minimamente i pianificatori del progetto. Da queste date ai giorni nostri, l’attività dei comitati è andata sempre più contrapponendosi a quella dell’amministrazione locale. Mentre i cittadini insistevano - e tuttora continuano tramite proteste e sit-in - per una legge regionale che blocchi di fatto la costruzione di impianti in zone sismiche comprovate, l’ufficio del Sindaco continua a limitarsi a chiedere indennizzi dando di fatto il benestare alla costruzione di simili installazioni.

Molti sono gli interrogativi aperti sul perché la SNAM sia così convinta del voler costruire in questi luoghi: sarebbe più logico concentrare le condotte più grandi su di una sola arteria, idem per l’installazione della centrale. Sembrerebbe impossibile che una compagnia simile, che può permettersi i migliori esperti, edifichi coscientemente su di una faglia instabile (l’ultima scossa risale alle scorse settimane) nell’ambito di un’area ove già abbondavano vincoli ambientali. Questo ennesimo “passo avanti del progresso” sembra onestamente un po’ più lungo della stessa “gamba del progresso” e fondato su un terreno instabile di studi e convergenze di interessi carenti di trasparenza. Infatti, la compagnia si è dichiaratamente opposta alla pubblicità di atti d’interesse generale.

Nonostante la vicenda sia molto lontana dall’essersi conclusa, la SNAM ha già inviato le notifiche di sfratto ai residenti delle zone interessate. Tra i diversi aspetti, c’è poi quello dell’informazione. Salta all’occhio il modo inquietante in cui l’intera faccenda, lunga sei anni, sia stata totalmente snobbata dai media: dal glamour dei grandi network alle telecamere “al servizio del cittadino” di Report, nessuno si è preso nemmeno la briga di fare qualche domanda, o almeno di riprendere il cronista locale o il blogger sporadico che hanno avuto il coraggio di parlare di qualcosa di un impatto mediatico apparentemente minore.

Non resta che raccontare il più possibile la vicenda per far capire come una compagnia che in teoria lavora per offrire un servizio pubblico agisca solo per l’ennesima convergenza d’interessi privati, incurante del danneggiamento dei malcapitati che involontariamente si trovano sulla sua strada. Bisogna far conoscere questo ennesimo sberleffo alla volontà popolare: la creazione di un simile precedente sarebbe dannosa per qualsiasi cittadino residente in aree “appetibili” per il prossimo caimano delle risorse energetiche.

(ha collaborato Diana Pizzi)

 

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