di Rosa Ana de Santis

La relazione annuale presentata dal Sottosegretario Giovanardi a Palazzo Chigi, in conferenza stampa, parla chiaro. Dal 2008 al 2009, il numero dei consumatori di droghe è sceso drasticamente, del 25,7%. Da 4 milioni del 2008 ai 2.924.500 del 2009. Una matematica che renderebbe gli onori al Dipartimento Antidroga e al neuroscenziato che lo guida, Giovanni Serpelloni, e che soprattutto giustificherebbe sempre meglio la poltrona del riciclatissimo Giovanardi.

Le cause di questo calo, il cui calcolo matematico sembra quanto meno azzardato, starebbero nella politica di prevenzione, nella diffusione dei drugtest ai lavoratori (non ai parlamentari per carità), e nella crisi economica generale. Ma è proprio questo picco verso il basso che non sembra corrispondere ai dati reali, all’esperienza e alle testimonianze delle comunità e dei Sert.

Non a caso si è levata da più parti la richiesta di conoscere il metodo d’indagine e di rilevamento statistico con i quali il rapporto è stato confezionato. Anche perché, una percentuale così significativa, o sfida le leggi elementari della statistica oppure ci dice che un’intera popolazione era tossicodipendente. Vengono in mente i sondaggi di Pilo sugli esordi del premier. Ma come fanno i calcoli nelle stanze del Sottosegretario?

Eroina, cannabis e cocaina si dividono il podio delle droghe e il governo sembra aver fatto, per l’ennesima volta, una scelta di mera propaganda, con un plus di cinismo per l’occasione. Intanto la crisi economica non ha eliminato le droghe, ma ha semplicemente spostato i consumatori abituali verso il più economico alcool. Una peste che colpisce sempre di più i giovanissimi e le ragazze adolescenti in numero crescente. Quasi sempre ragazze con disturbi alimentari che utilizzano l’after hour per sballare senza cibo e a pochi euro.

Una cosa che sembra non occupare troppo i pensieri di Giovanardi che, da sempre, segue ossessivamente chimica e effetti neuronali degli spinelli. E’ noto. Bisognerebbe, inoltre, rammentare al Sottosegretario che non è mai la ragione dei soldi a spegnere una dipendenza. L’esperienza del tabacco e delle sigarette e dei ripetuti aumenti di Stato lo dimostra da tempo. Potremmo pensare a qualche buono psicologo da inserire nello staff del Dipartimento.

Come non parlare poi delle comunità che, dopo i tagli del governo, sono in pratica sul lastrico. Deve essere lo stesso metodo che porta il governo a sbandierare la sicurezza mentre toglie i finanziamenti ai poliziotti. Un vizio riconoscibile e mirabilmente mistificato.

A dire la verità, un risultato concreto Giovanardi lo ha portato nel mondo della droga. Ha abbassato la dose personale, alterando il discrimine tra consumo personale e spaccio e ha reso punibile penalmente quel ragazzo che portasse in tasca 5 grammi di hashish al pari di uno spacciatore vero. Inoltre, portando la soglia della cocaina a 1,6 grammi (una quantità ben più alta di quella che si spaccia abitualmente), una droga che a Giovanardi fa meno paura delle “canne”, finisce per trattare lo spacciatore che si mette in tasca pochi euro di spinelli con quello che guadagna 500/600 euro dalla coca. Un’equazione stupida, quanto pericolosa, che riempie le carceri di niente.

Forse perché nel mondo di Giovanardi il cocainomane, vestito da ricco, che fa affari dal lunedi al venerdi, che frequenta locali e circoli di lusso e che ipocritamente nasconde il vizietto, è socialmente più accettabile del ragazzo che frequenta i centri sociali e che non nasconde di farsi uno spinello ogni tanto. E’ questo il messaggio che avrebbe dovuto dare in conferenza stampa. L’unico che arriva chiaro dalla comunicazione del sottosegretario.

Anche se i numeri fossero attendibili, la spiegazione della crisi economica basta da sola a suscitare ilarità e ad essere una confessione spassionata della propria nullità politica. L’opposizione e i radicali in testa chiedono chiarimenti sull’origine dei dati. Ministeri, Istat, Centri di Ricerca indipendenti è la risposta di Giovanardi.  A noi basterebbe il mondo delle comunità di recupero e la voce delle persone che lavorano seriamente con il disagio giovanile a rendere ridicolo l’incubo ricorrente di Giovanardi sullo spinello e ad offrirci un quadro ben più serio sui nuovi riti dello sballo e sulle età sempre più basse di iniziazione.

Strano il mondo del sottosegretario Giovanardi. Dove un tossicodipendente diventa, di fatto, un detenuto; dove Morgan ha il potere si scatenare campagne politiche ma dove un ragazzo sorpreso con uno spinello di troppo rischia il carcere. Un mondo, per chi non lo ricordasse, dove Giovanardi potè affermare che Stefano Cucchi è morto per anoressia e per droga. Non di botte e di abbandono terapeutico.

 

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