di Rosa Ana De Santis

Una cittadina austriaca a Vicenza viene stuprata da due ragazzi e il primo maggio i Carabinieri fermano subito i responsabili: sono due stranieri del Ghana. Un successo della giustizia cui fa ombra, subito dopo, l’invito del governatore del Veneto, Luca Zaia, al neo ministro dell’integrazione, Cecilie Kyenge a far visita alla vittima. Un invito peloso e polemico, che suona come un dovere, a tratti come un risarcimento. Più che un intervento delle Istituzioni sembra essere un atto di scuse dovuto, per la colpa, forse, di condividere con i due stupratori il colore della pelle. Nera.

Non si fa attendere la grossolana volgarità di Borghezio che non manca quest’occasione per speculare sull’orrore della violenza e tirare fuori il sillogismo tra immigrazione, clandestinità e delinquenza. Come a voler sottointendere, rispetto alla tragedia di questa giovane donna, che tutti gli stranieri che arrivano nel nostro Paese in illegalità rischiano di essere potenziali stupratori.

Ancor più grottesca la rivendicazione dell’”italianità” quando ricorda il rispetto della donna come pilastro della civiltà del nostro Paese, dimenticando che i numeri terrificanti del femminicidio ( 2.061 donne uccise tra il 2000 e il 2011, solo per citarne uno) raccontano che le donne non sono vittime di clandestini di colore, ma di padri, mariti o fidanzati italianissimi. Come italiano è l’ex che ha mandato per manovalanza un sicario (questo si albanese) a sfigurare di acido l’avvocatessa, giovane e bella, che aveva osato lasciarlo.

Il Pd, attraverso la deputata Miotto, ha risposto duramente alle parole di Zaia, accusandolo di alimentare razzismo e xenofobia. Del resto la Lega, che vanta una cattedra sulla materia, aveva già accolto la nomina di Kyenge con insulti e commenti via web che avevano reso necessario l’intervento della Presidente della Camera, Laura Boldrini, per ricordare ai tifosi del Carroccio che la liberta d’espressione non è il salvacondotto per esprimere la discriminazione razziale. Anche di questo increscioso episodio era stato lui, Borghezio, l’autore degli insulti più volgari: da “negra” a “zulu”.

Il Ministro Kyenge esprime semmai, anche simbolicamente, l’idea di un paese e di un’Italia nuova proiettata nel futuro, almeno questa la speranza e l’attesa.

La stessa, questo dovrebbe augurarsi Zaia con i suoi compari di partito, che la legge tuteli con rigore e attraverso pene esemplari tutte le donne vittime di violenza dai loro carnefici. Che si tratti di due clandestini, bianchi o di colore, di una statunitense come Amanda Knox, o del ricco figlio della nota famiglia Junker.

Se le istituzioni, come è giusto, dovranno esserci per questa povera ragazza, sarà nell’assicurarle assistenza, supporto e la giusta pena per i suoi carnefici invece che tagliando fondi ai centri anti violenza. La legge, come la giustizia, non conosce colori, (forse ad eccezione del verde marcio che ha l’onore di sostiene di legiferare ma lavora per le ragioni dell’odio, del pregiudizio e di una padanità). Furbetti e xenofobi travestiti da politici, che dell’Italia e della sua civiltà dicono di non volere quasi nulla, a parte le casse, le auto blu e le poltrone di Roma. Con cui magari comprare lauree e yacht.

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