Parola d’ordine: responsabilità. Che vacilla. Che dai piani alti della società si trasferisce ai singoli cittadini, rendendo difficile la tenuta del sistema, il quale, così, si è separato dal paese. Il Sistema paese, che per anni ha caratterizzato la struttura portante dell’Italia, ormai, secondo il "Rapporto Italia 2018", redatto da Eurispes, è un nucleo di separati in casa che convivono tra reciproci rimproveri.

 

 

Il Paese si sente deluso dal Sistema che non riesce più a garantirgli sicurezza e stabilità economica, disattendendone attese, bisogni e diritti nel segno dell’autoreferenzialità. Ha grandi potenzialità ma è rimproverato di non essere capace di tradurle in energia: da un lato, con una classe dirigente disomogenea e non del tutto allineata su tempi e obiettivi, pecca di non puntare al bene del Paese, dall’altro, con la grossa ipoteca del debito pubblico, le scelte e le possibilità di impegnare risorse per colmare ritardi di varia natura - dall’ammodernamento delle infrastrutture alla tutela dell’ambiente - sono fortemente condizionate.

 

Dal canto suo, il Paese non riesce a fare i conti con i cambiamenti epocali che minano le sue certezze consolidate: pretende un welfare funzionante e un’amministrazione sana ma fa di tutto per evadere le tasse e per non farsi toccare i propri interessi; devasta interi territori e poi ne pretende la salvezza con l’ennesimo condono.

 

E’ un Paese confuso e disorientato che ondeggia tra conservazione e cambiamento. Tra fiducia e aspettative disattese. Il clima di fiducia nelle istituzioni si fa lentamente più caldo, contando, però, ancora solo un giudizio positivo su cinque - negativi sull’economia, sull’occupazione, sul sostegno alle famiglie e sull’immigrazione - e concentrandosi con maggiore intensità sulle Forze di polizia, su quelle Armate e sui servizi di Intelligence per il buon contrasto alla criminalità e al terrorismo.

 

L’economia del Paese rimane stabile ma ancora quattro famiglie su dieci sono costrette a intaccare i propri risparmi per far quadrare i conti a fine mese; riprendono i consumi, soprattutto dei beni alimentari per la tradizionale tendenza del 42 per cento degli italiani a non risparmiare sulla qualità del cibo; diminuisce il fenomeno della formula del pagamento a rate e solo un italiano su cinque ha chiesto un prestito negli ultimi tre anni.

 

Sarà perché al sostegno economico delle giovani famiglie contribuiscono i nonni in sette casi su dieci, anche se due genitori su dieci si aspettano che i figli diano supporto al nucleo famigliare. Pari e patta la percentuale di coloro che i figli li terrebbero sotto lo stesso tetto fino all’agognata realizzazione dei loro traguardi professionali e di quelli che, viceversa, si oppongono allo stazionamento in casa sine die. Tre genitori su quattro anelano alla realizzazione dei figli nel lavoro, magari facendo ricorso anche alla raccomandazione.

 

Saranno quelli stessi che chiedono la reintroduzione dell’educazione civica nelle scuole e per i quali il latino non è più una materia necessaria nei licei? Oppure quelli che non conoscono i contenuti della proposta di legge sullo ius soli (e, però, ci si oppongono vivamente, ndr)? Per il 57 per cento degli italiani, con la nuova proposta è sufficiente nascere in Italia e non anche frequentarne la scuola. Sarà perché quando si parla di immigrazione distorcono la percezione e dunque la comprensione?

 

Si, perché più della metà degli italiani sopravvaluta la presenza degli immigrati tanto da considerare l’incidenza di un residente straniero su quattro italiani. D’altra parte, un terzo degli italiani guarda con sospetto le persone dai tratti medio-orientali per, poi, sostenere che le più grandi minacce arrivano dalla corruzione, dai politici incompetenti, dalle organizzazioni mafiose, dall’inquinamento dell’aria e dalla crisi dell’acqua.

 

Già, perché, sebbene diminuita, i cambiamenti climatici incutono, ancora, una gran paura a tre italiani su quattro, disposti a modificare i propri comportamenti per risparmiare energia e acqua, mentre un cittadino su cinque se ne lava le mani pensando che il riscaldamento globale sia un problema troppo gravoso perché un singolo se ne possa occupare.

 

La tv? Volgare per il 75 per cento. E i social network? Per il 67,7 per cento possono indurre alla violenza. Tanto da condizionare il 56 per cento circa degli abitanti del Belpaese a utilizzare un’arma qualora degli estranei si intrufolassero in casa di notte? Sogni d’oro, Italia!

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