Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Alessandro Iacuelli

Una volta occorreva andare alla "Villette" di Parigi, e i più fortunati all'"Exploratorium di San Francisco, quello voluto da Frank Oppenheimer in persona. Erano pochi, infatti, i musei della scienza che fossero "vivi", che fossero degli "science center".

Non musei nel senso classico, con tanti pezzi "antichi" esposti e ben descritti, ma luoghi pieni di apparati funzionanti, che la gente potesse usare, ed osservare con i propri occhi i fenomeni naturali, anche quelli più curiosi, luoghi dove il visitatore potesse sperimentare di persona, divertirsi, e magari imparare un po' di fisica.

C'era Parigi, c'era San Francisco. Poi quel giorno dell'ottobre 1996 comparve Napoli, e quel "via Coroglio, 104" si fece strada tra gli indirizzi più noti. Prima di una città, poi di una regione, poi di una Nazione, poi a livello internazionale.

Chi scrive era lì, a lavorarci e non come visitatore, il giorno dell'inaugurazione, ci è rimasto fisicamente per cinque anni, e con il cuore anche dopo, perché certe esperienze non si dimenticano. Esperienze umane, professionali, di quelle che fanno crescere.

Abbiamo inventato tanto, in quei primi anni, un capitale di idee e progetti che è stato poi raccolto con successo da quelli venuti dopo di noi, che lì non siamo rimasti per sempre. Abbiamo inventato modi di raccontare la scienza divertenti, racconti astronomici che erano spettacoli, performance di tutti i tipi. Con allegria, ma con rigore scientifico.

La città apprezzò il nostro lavoro. Ce ne accorgemmo d'estate, quando eravamo aperti di notte, e la gente veniva lì a guardare le stelle chiedendo dove si tenesse "lo spettacolo", non le osservazioni al telescopio. Il mondo della scuola apprezzò e apprezza, le visite al museo, le attività didattiche. La prova di questo apprezzamento a 360 gradi sta nei 350.000 visitatori paganti all'anno, con buona pace per chi dice che la cultura non genera economia e ricchezza.

Un punto di riferimento sulla scena della cultura scientifica italiana e internazionale. Questa era Città della Scienza, la perla del litorale di Coroglio, il ritorno alla vita di uno stabilimento industriale tra i più antichi, risalente alla metà dell'800.

Dopo di noi della "prima generazione", sono arrivati altri preparati almeno quanto noi, se non anche di più, ed hanno migliorato ulteriormente l'importanza culturale di quella via Coroglio 104. Alla fine, dopo 17 anni, Città della Scienza è diventata, grazie ad un lavoro collettivo fatto per passione prima ancora che per soldi (che sono sempre stati pochi), un riferimento ineludibile per chi visita Napoli, un luogo da non perdere. Diciassette lunghi anni di divulgazione scientifica, cancellati in mezza nottata.

Che l'origine fosse dolosa, l'avevamo pensato tutti, in tutta Italia, già dalla prima colonna di fumo. Nessuno si beve la storia del mozzicone acceso, in un lunedì, giorno di chiusura dello science center.

Tuttavia, apprendere dalla relazione dei Vigili del fuoco che si è trattato di sei punti di innesco, quattro con benzina più due con altre sostanze chimiche da analizzare ancora, disposti a cerchio, fa rabbrividire e impaurire: Città della Scienza ha subìto, mentre era indifesa, un attacco militare in grande stile, arrivato dal mare. I nemici della cultura, della scienza, di via Coroglio 104, alla fine sono riusciti a colpire.

Perché via Coroglio 104 di nemici ne ha avuti, fin dal primo giorno di apertura. Nemici politici, nemici imprenditoriali, nemici pronti a mettere il bastone tra le ruote alla giovane struttura ancora in sviluppo. Nemici che hanno sempre desiderato una diversa destinazione d'uso per il litorale di Bagnoli e di Coroglio. Già perché da noi in Italia si è ancora convinti che l'unico sviluppo possibile per un territorio sia massacrarlo sotto tonnellate di cemento, sotto immense cubature di edilizia.

Così, c'é chi avrebbe voluto abbattere la vecchia fabbrica dell'800, monumento eccezionale di archeologia industriale, perché reputa migliore per la città fare un nuovo quartiere residenziale di villette per ricchi; chi invece l'avrebbe voluta abbattere perché pensa che Napoli debba competere con Olbia e Golfo Aranci in quanto a ospitalità per yacht per ricchi; chi avrebbe voluto fermare Città della Scienza solo per invidia, politica o imprenditoriale o sociale. Non ci sono riusciti.

Contro Città della Scienza hanno mandato denunce alle Procure, avvisi di garanzia al Presidente, hanno fermato i bonifici dei fondi (il 2001 fu un'annata infernale), il tutto per chiudere Città della Scienza. Non ci sono riusciti. Nel tempo, via Coroglio 104 si è consolidata, è diventata la realtà culturale importante che era fino a due giorni fa. Inutile attaccarla, ora che era diventata forte. Non ci sarebbero riusciti.

La fine di via Coroglio 104 fa piangere la scienza, fa piangere la cultura, ma anche la città, il Paese, anche noi stessi. Ma fa anche arrabbiare. Per questo non ci sarebbero riusciti mai. Per riuscirci, c'era una sola via. Incenerirla.

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