Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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USA, ritirata dal Sahel

di redazione

Le speranze di Washington di riuscire a mantenere la presenza militare in Niger sono tramontate definitivamente dopo l’arrivo a Niamey dei primi cento consiglieri militari della “Africa Corps” russa. Gli Stati Uniti lo scorso fine settimana hanno infatti reso noto di aver accettato di ritirare dal Niger il contingente di un migliaio di militari, UAV (droni) armati MQ9 Reaper, elicotteri e aerei da trasporto. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell ha avuto un faccia a faccia a Washington con il premier nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine, che ha ribadito la decisione sovrana del suo Paese di chiedere la partenza di tutte le forze straniere, comprese quelle americane. L’accordo prevederebbe l’invio nei prossimi giorni di una...
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di Carlo Musilli

Non c'è pace per Barclays. La super-Banca inglese tartassata di recente dallo scandalo Libor è già alle prese con nuovi guai giudiziari. Il Serious Fraud Office (Sfo), l'ufficio antifrode del governo britannico, ha aperto un'indagine penale contro l'istituto per una serie di presunte mazzette spedite in Medio Oriente nei giorni più bui della crisi. Bustarelle non da poco, visto che hanno consentito a Barclays di evitare la bancarotta senza finire sotto l'ala protettiva dello Stato (e quindi dei contribuenti), come invece è capitato alla Royal Bank of Scotland e a Lloyds.

Il modo in cui il gigante della City è riuscito a salvarsi in piena tempesta finanziaria la dice lunga sul modello di business prediletto in terra anglosassone. Nel giugno 2008, la Banca inglese ha incassato 4 miliardi e mezzo di sterline dalla Qatar Holding, che fa parte del ricchissimo fondo sovrano dell'Emirato (già azionista di maggioranza dell'Istituto con il 6,65% del capitale). Appena 5 mesi dopo sono affluiti nelle casse di Barclays altri sette miliardi di sterline, stavolta dalle sconfinate tasche dello sceicco Mansur, il miliardario di Abu Dhabi noto ai calciofili come proprietario del Manchester City.

Di per sé queste operazioni non sono illegali e i due investitori non sono accusati di nulla. Il problema è la strada scelta dalla Banca per concludere gli affari: una raffica di mance davvero troppo generose a chi ha avuto la fortuna di fare da intermediario. Una delle più clamorose è stata quella offerta all'affascinante Amanda Stayeley, ex fidanzata del principe Andrea (secondogenito della Regina), che si è vista graziosamente recapitare una paghetta da quaranta milioni di sterline. Il suo unico merito è aver presentato il munifico Mansur ai manager di Barclays. Gente che sa sdebitarsi alla grande, quando le conviene.

In tutto - secondo le ricostruzioni dei giornali inglesi - per concludere la transazione con lo sceicco sono stati sborsati 300 milioni di sterline in commissioni sospette. Altri 100 milioni erano stati investiti nello stesso modo in occasione del maxi accordo con la Quatar Holding.

Prima dello Sfo, su questi stessi fatti aveva aperto un'inchiesta anche la Financial Services Authority (Fsa), la Consob britannica, che però ha il potere di indagare solo su transazioni interne al proprio sistema. I colleghi dell'antifrode invece hanno tutta l'autorità per far luce sull'operato di Barclays in Qatar. Le conseguenze per l'Istituto potrebbero essere quindi molto più gravi del previsto.

Questa nuova tegola si abbatte sulla Banca proprio mentre il management tenta di ripulirsi dal fango che l'ha inondato negli ultimi mesi. Giovedì scorso è stato nominato ufficialmente il nuovo amministratore delegato: Antony Jenkins. Un interno, anzi, un vero hooligan di Barclays, visto che dopo la prestigiosa laurea a Oxford ha passato 30 anni a lavorare per il leone blu. Negli ultimi tempi è stato responsabile della divisione retail and business, il rassicurante settore "depositi e prestiti". Soldi veri, insomma, roba per famiglie. Niente di più lontano dagli oscuri intrighi dell'alta finanza.

Jenkins ha quindi le carte in regola per recitare la parte dell'uomo senza macchia. Ma dovrà mettercela tutta, considerando che avrà l'ingrato compito di sostituire Bob Diamond, l'ex Ceo costretto alle dimissioni dopo lo scandalo legato alla manipolazione del tasso interbancario Libor. La sporca vicenda ha coinvolto anche altri importanti istituti europei, ma nessuno più di Barclays: anche il presidente Marcus Agius è stato costretto a fare i bagagli e a novembre sarà sostituito ufficialmente da David Walker.

"Barclays è una banca universale, con molte attività - ha detto Jenkins mentre si accomodava sul trono -. Abbiamo commesso gravi errori negli anni più recenti e abbiamo chiaramente fallito nel soddisfare le attese dei nostri azionisti. Abbiamo un obbligo nei confronti di clienti, azionisti, colleghi e verso la società. Ma la nostra è anche un'opportunità unica di ristabilire la reputazione di Barclays. Il viaggio richiederà tempo, abbiamo molto da fare, e cominceremo immediatamente".

Sullo scandalo Libor sono state aperte inchieste in Europa e negli Stati Uniti e Barclays ha già patteggiato una multa da 290 milioni di sterline. Ora, mentre vengono fuori altri fattacci, agli investitori non rimane che credere nella buonafede di Jenkins. Membro del Cda dal 2009, non si è mai accorto di nulla.

 

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