Ecuador: la "valanga" referendaria

di Juan J.Paz-y-Miño Cepeda

Il 21 aprile (2024), su iniziativa del governo di Daniel Noboa, presidente dell'Ecuador, si è svolta una consultazione e un referendum su 11 quesiti, tre dei quali riguardavano il ruolo delle forze armate nella lotta contro la delinquenza e la criminalità organizzata, a sostegno della polizia; altri tre sull'estradizione degli ecuadoriani, sull'aumento delle pene e sulla scontata esecuzione di...
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Zamora

di Sara Michelucci

Una commedia sagace che vede Neri Marcorè di nuovo alla regia con Zamora. Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell'animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all'altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un'azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si...
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di Antonio Rei

Macché svolta, ma quale cambiamento di rotta? Il mondo intero ha frainteso le parole pronunciate venerdì scorso dal presidente della Bce, Mario Draghi. Ne è convinto Wolfgang Schaeuble, ministro tedesco delle Finanze nonché possessore dell'unico encefalo sul pianeta in grado d'intendere, l'unico abbastanza evoluto da penetrare nei segreti nascosti dietro un discorso che a noi beoti era parso abbastanza chiaro.

Per fortuna, il buon Schaeuble è anche così generoso da condividere con i meno sagaci le sue ineguagliate intuizioni. "Conosco Mario Draghi molto bene - ha detto il ministro al quotidiano Passauer Neuee Presse - e penso che le sue parole siano state interpretate in modo esagerato".

Ma cosa aveva detto, davvero, il numero uno della Banca centrale europea? Nel corso del simposio con i banchieri centrali a Jackson Hole, negli Stati Uniti, Draghi aveva ribadito che "la Bce farà la sua parte, anche usando strumenti non convenzionali", ma anche che i singoli Stati devono approvare riforme che favoriscano soprattutto la creazione di posti di lavoro. Il riferimento agli "strumenti non convenzionali" - peraltro assai frequente nelle ultime conferenze stampa del governatore - è stato decodificato come il possibile preludio all'acquisto di asset da parte della Bce, sul modello di quanto ha già fatto la Federal Reserve con il Quantitative Easing. 

Numerosi commentatori hanno poi riscontrato un cambiamento di tono da parte di Draghi, che ha rivendicato "un’azione complementare a livello di Unione Europea" per stimolare la crescita e ha parlato esplicitamente di "un vasto programma di investimenti pubblici", sottolineando che esiste "un margine di manovra per una componente delle politiche di bilancio europee più favorevole alla crescita".

Ma non è finita. Secondo il presidente dell'Eurotower, la crescita costante della disoccupazione è "una tragedia che ha effetti durevoli non solo sulle capacità di generare reddito da parte dei senza lavoro", ma anche su chi ha ancora un impiego, "poiché cresce l'insicurezza e si mina la coesione sociale", sugli Stati, "poiché pesa sui conti pubblici e danneggia le prospettive politiche", e infine sulle prospettive inflazionistiche "a breve e medio termine, influenzando quindi l'azione delle banche centrali".

Come si può non intendere queste affermazioni in senso espansivo? Non si può. E' impensabile una strategia per il rilancio dell'occupazione che non aumenti di una virgola la spesa. Lo hanno notato anche i due principali quotidiani finanziari del pianeta: "Draghi ammorbidisce il tono sull’austerity", ha titolato il Financial Times; "Draghi si distanzia dall’austerità", ha fatto eco il Wall Street Journal.

Questa prospettiva ha messo le ali ai mercati azionari nel corso delle sedute di lunedì e martedì. Sul mercato obbligazionario, invece, il rendimento dei Btp italiani decennali ha aggiornato i minimi storici sotto la soglia del 2,4%, arrivando a livelli inferiori a quelli che gli investitori chiedono a Gran Bretagna e Stati Uniti (Paesi le cui economie corrono molto più della nostra).

A Schaeuble però tutto questo non sta affatto bene. Secondo lui, evidentemente, i milioni di disoccupati che affollano l'Eurozona sono un danno collaterale inevitabile e tutto sommato accettabile pur di non interrompere le genuflessioni davanti all'altare del rigore. La Germania non vuole riattivare la produzione nei Paesi dell'Europeriferia, che devono servire esclusivamente come clienti dell'export tedesco - senza fargli troppa concorrenza - e terre di conquista della speculazione finanziaria, continuando a garantire ottimi affari a prezzi di saldo.

"Abbiamo bisogno di riforme strutturali in Germania e in Europa per assicurare la nostra competitività - ha continuato Schaeuble -. Sono inoltre ancora da migliorare le infrastrutture pubbliche e i mercati finanziari, che devono essere resi più efficienti e competitivi". Infine, la ciliegina sulla torta: il ministro tedesco valuta positivamente lo stato di salute dell'Eurozona, sottolineando come "i Paesi che si sono sottoposti a piani di salvataggio abbiano fatto passi avanti enormi". E' evidente che il buon Schaeuble non ha passato le ferie in Grecia.

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