Migranti, la dottrina Trump

di Mario Lombardo

Un giudice federale americano è dovuto intervenire nuovamente questa settimana per imporre all’amministrazione Trump il rispetto di un ordine che aveva già emesso nel mese di aprile al fine di fermare le deportazioni illegali di immigrati negli Stati Uniti verso paesi autoritari o in stato di guerra. L’ingiunzione è solo l’ultima in ordine di tempo delle numerose arrivate nei giorni...
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Germania, riarmo senza consenso

di Michele Paris

La clamorosa caduta del neo-cancelliere tedesco, Friedrich Merz, nella prima votazione al Bundestag di martedì per la fiducia al suo nascente governo ha dato subito e in maniera inequivocabile la misura dell’impopolarità della maggioranza formatasi a Berlino dopo le elezioni anticipate dello scorso febbraio. L’ex presidente della divisione tedesca del colosso delle speculazioni BlackRock ha alla fine superato l’ostacolo nella seconda votazione in aula, grazie anche alla collaborazione dei partiti di opposizione. Le basi del suo governo con i socialdemocratici (SPD) appaiono però da subito molto fragili, così da rendere complicata l’implementazione di un’agenda fatta di militarismo spinto, tagli selvaggi alla spesa sociale e...
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Per questo motivo gli americani da tempo stanno guardando ad un’altra importante risorsa energetica: il gas naturale. La maggior parte delle riserve di questa importante risorsa strategica, però, si trova nei vari stati dell’Asia centrale una volta facenti parte dell’Unione Sovietica e, soprattutto, nel bacino del Caspio. Nel 1998 Dick Cheney, allora presidente della Società di servizi petroliferi Halliburton dichiarò: “Non ricordo un altro caso in cui una regione del mondo sia emersa così prepotentemente, dal punto di vista strategico, come quella del Caspio”. “Evidentemente il buon Dio – continuava il futuro vice Presidente degli Stati Uniti – ha voluto mettere petrolio e gas solo dove non vi sono dei regimi democraticamente eletti e amici degli Stati Uniti. Per cui, di tanto in tanto, ci tocca andare ad operare in zone del mondo dove, tutto sommato, uno normalmente non andrebbe“.

Ma c’è un’altra testimonianza, rilasciata quello stesso anno da John J. Maresca, vice presidente della International Relations Unocal Corporation, ad una commissione del Senato americano, a rivelare i veri retroscena dell’interesse americano per l’Afghanistan. L’argomento era la necessità di sviluppare diversi oleodotti e gasdotti nell’Asia Centrale: “La regione del Caspio – ha dichiarato Maresca alla Commissione – ospita immense riserve di idrocarburi ancora intatte. I giacimenti già individuati di Azerbaijan, Uzbekistan, Turkmenistan e Kazakhstan ammontano a 6.000 miliardi di metri cubi mentre il totale delle riserve di petrolio nella regione è stimato a 60 miliardi di barili”. L’intero bacino del Mar Caspio è già stato, infatti, interamente lottizzato dalle compagnie petrolifere occidentali.

C’era, però, ancora un problema da risolvere e cioè come far arrivare questa gigantesca quantità di energia ai mercati che la richiedevano o che comunque l’avrebbero richiesta in futuro come i recenti mercati asiatici. “Una soluzione - diceva il documento - sarebbe andare verso est, attraversando la Cina, ma questo significherebbe costruire un gasdotto di 3000 km più altri 2000 km per raggiungere le varie città sulla costa. L’altra possibilità sarebbe quella di costruire un gasdotto dall’Asia centrale fino all’Oceano Indiano, da dove poi imbarcare il combustile per i porti asiatici. Il percorso ideale sarebbe, ovviamente, attraverso l’Iran - continuava il Maresca - ma le società americane sono escluse da questa possibilità a causa delle sanzioni vigenti ”.

L’unico percorso possibile rimaneva quello dell’Afghanistan, passando prima per il Turkmenistan e poi per il Pakistan, stati questi dove non sarebbe stato difficile raggiungere un accordo. Per l’Afghanistan, però, si presentavano dei problemi particolari. Il territorio sul quale sarebbe dovuto passare l’oleodotto era sotto il controllo dei talebani, un movimento islamico non riconosciuto dalla maggioranza degli altri paesi arabi. “Noi - dichiarava il vice Presidente della Halliburton - abbiamo messo in chiaro che la costruzione del gasdotto da noi proposto non potrà iniziare fino a quando non si sarà istaurato un governo riconosciuto che abbia la fiducia degli altri governi, degli investitori e della nostra società”.

Nell’agosto del 2001 i dirigenti della Unocal Corporation fecero un ultimo tentativo per giungere ad un accordo con i talebani ma l’incontro fallì, chiudendosi con la nota minaccia rivolta ai talebani e riportata dai giornalisti Bisard e Dasquie nel libro “The Forbidden Truth” : “Either we’ll cover you with a carpet of gold or we’ll bury you under a carpet of bombs” ( “ O vi ricopriremo con tappeto d’oro o vi seppelliremo sotto un tappeto di bombe".) Il 10 settembre 2001 veniva messo sulla scrivania di Bush un dettagliato piano di attacco militare, preparato dalla CIA, per colpire Al-Quaeda in Afghanistan con il massiccio supporto della NATO, per essere firmato dal Presidente di rientro dalla Florida. Il mattino seguente cadevano le torri gemelle.

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