Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Zamora

di Sara Michelucci

Una commedia sagace che vede Neri Marcorè di nuovo alla regia con Zamora. Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell'animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all'altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un'azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si...
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di Carlo Benedetti

Mosca. Passata l’euforia per l’elezione di Obama alla presidenza americana, le diplomazie dell’Est cominciano a fare i conti con la nuova strategia militare della Casa Bianca. E, in primo luogo, sul tavolo del Cremlino si evidenzia il “dossier” relativo alla decisione statunitense sul dispiegamento di elementi dello scudo antimissile nell’Europa orientale; precisamente sul territorio della Polonia, ad una distanza di circa 100 kilometri dal confine con la regione russa di Kaliningrad, nella città di Morag, affacciata sul Mar Baltico.

Gli Usa puntano a realizzare in questa zona una base strategica (con una batteria di missili “Patriot” e con 100 soldati addetti al loro puntamento) per controllare lo spazio aereo sopra l’enclave russa e annunciano di voler dislocare postazioni antimissile anche in Romania e in Bulgaria. Per Mosca tutto questo sta a significare che, nella regione dell’Europa centrale, si sta creando una situazione di crisi. Sempre più aggravata dalle notizie diffuse negli ambienti miltari, secondo le quali il trattato tra Washington e Varsavia servirà a favorire “manovre congiunte” con successivi insediamenti di basi dotate di missili balistici. Sarà questo un passo decisivo per la penetrazione militare dell’Ovest all’Est, dopo la fine del Patto di Varsavia avvenuta nel 1991. Si amplia così quella strategia che il Pentagono definisce come una “nuova architettura antimissile”.

Gli strateghi americani difendono la scelta del Pentagono sostenendo che i militari Usa si dedicheranno esclusivamente ad aiutare le forze armate polacche a sviluppare le proprie capacità di difesa aerea e missilistica. Ma da Mosca si fa subito notare che se i precedenti piani per installare in Polonia missili di media gittata (basati a terra) erano giustificati da una presunta minaccia missilistica da parte dell’Iran, ora è chiaro che i Patriot potranno essere diretti solamente contro la Russia. L’appuntamento per questa escalation è alle porte. Perchè a partire dalla prima settimana di Aprile il Pentagono avvierà il suo piano, dislocando una batteria missilistica terra-aria Patriot, attualmente in dotazione al personale dell’US Army di stanza nella base tedesca di Kaiserslautern. Si tratterà in particolare di otto lanciatori per missili MIM-104 e della relativa stazione di comando e controllo gestita dal  5° Battaglione del 7° Artiglieria difesa aerea dell’US Army.

Ma non c’è solo la Polonia nei piani americani. Perchè anche la Romania si appresta ad “ospitare” i missili balistici ‘Interceptor’ a medio raggio, che faranno parte del nuovo ’scudo antimissili’ voluto dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il presidente rumeno Traian Basescu, precisando che ”la Romania è stata ufficialmente invitata dal presidente Usa, Barack Obama, a prender parte al sistema di difesa missilistico”. Stessa situazione anche per Sofia. E così i due paesi potranno  contare su finanziamenti statunitensi di 100 milioni di dollari ed una presenza di 4100 militari delle forze d’oltreoceano.

Tutto questo avviene mentre l’Alleanza atlantica sta finanziando anche la ristrutturazione e il potenziamento di sette basi aeree e delle due maggiori stazioni navali polacche nel mar Baltico, quelle di Gdynia e Swinoujscie. A Bydgoszcz (Pomerania) è inoltre operativo dall’aprile 2005 uno dei due principali centri di addestramento in Europa dei reparti entrati a far parte della Forza di reazione rapida della NATO (l’altro è quello di Stavanger, in Norvegia). Mosca - a quanto risulta - non assiste passivamente e ha già annunciato le prime contromosse: verranno rafforzate subito le componenti navali di stanza nelle basi aeronavali di Kaliningrad e Kronstadt e, sempre a Kaliningrad, verrà trasferita a breve una batteria di missili tattici “Iskander” (SS-26). E così il Baltico torna ad essere uno dei mari più militarizzati e nuclearizzati del pianeta.

Mentre si dispiega questo nuovo piano di guerra fredda, c’è la notizia di un vertice internazionale sulla sicurezza nucleare che si dovrebbe tenere a Washington il 12 e 13 aprile. "Lo scopo di questo vertice - ha detto in proposito un  portavoce statunitense - è quello di discutere le misure che possono essere prese a titolo collettivo per garantire la sicurezza dei materiali nucleari vulnerabili e per prevenire atti di terrorismo nucleare".

L'iniziativa del vertice nucleare era stato annunciata a suo tempo dal presidente Obama in uno storico discorso l'anno scorso a Praga. "Vogliamo la pace senza armi nucleari” affermò in quell’occasione il capo della Casa Bianca. “Nel mondo c'è ancora il pericolo atomico". Obama spiegò che servivano "nuove relazioni con la Russia per prospettive comuni. Una di queste è il futuro delle armi nucleari nel ventunesimo secolo. L'esistenza di migliaia di armi nucleari è l'eredità più pericolosa della guerra fredda. Intere generazioni hanno vissuto con la consapevolezza che il mondo potesse essere distrutto in pochi istanti. Città come Praga avrebbero potuto cessare di esistere in un attimo. La guerra fredda è finita, ma le armi ci sono ancora. Il rischio di attacchi nucleari, anzi, è aumentato: più Paesi si sono dotati di armi atomiche, c'è il mercato nero, i terroristi sono orientati a comprare e rubare armi nucleari. Ci sono ancora nazioni e popoli che violano leggi contro la proliferazione e si potrebbe arrivare al punto in cui non ci si potrà più difendere da loro".

Per questo, secondo il Presidente statunitense, "dobbiamo agire, per vivere liberi dalla paura nel ventunesimo secolo. Gli Stati Uniti sanno di avere una responsabilità nel guidare questo processo. Lo faremo e chiederemo agli altri di fare altrettanto. Guideremo il mondo verso una pace senza armi nucleari. Fino a che queste armi ci saranno, gli Stati Uniti manterranno un proprio arsenale necessario per garantire la difesa di tutti gli alleati. Ma con la Russia – concluse - negozieremo un nuovo trattato di riduzione degli armamenti strategici".

A questa situazione conflittuale fanno ora riferimento i politologi e i diplomatici dell’Istituto moscovita impegnato nello studio delle relazioni con gli Usa. Dice in proposito Viktor Kremenuk, che dell’Istituto è vice direttore: “La Russia non accetterà mai una situazione in cui la NATO, alle spalle del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, possa arrogarsi il diritto di decidere dove usare la forza militare e dove no. L’unica struttura autorizzata dal diritto internazionale a prendere decisioni in questo senso è il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Se la NATO vuole adoperarsi per arrogarsi un simile diritto, ci sarà sempre una fonte di problemi. La Russia provvederà ad usare la forza per difendere i suoi interessi e gli interessi dei suoi alleati, contro l’eventuale azione miliare da parte dell’Alleanza. Il che implica uno stato di tensione permanente tra Russia e NATO. Si deve sapere che Mosca è in grado di opporre una degna resistenza a qualsiasi tentativo di minacciarla con l’uso della forza. Anzi, la Russia ha avvertito che in questo caso è pronta ad usare l’arma nucleare. Perciò la nuova dottrina della NATO non mira affatto alla ricerca di soluzioni pacifiche dei conflitti, al contrario ha un carattere esplicitamente provocatorio”. Parole dure che, in questo momento, non sembrerebbero lasciare spazio a compromessi diplomatici.

 

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