Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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USA, ritirata dal Sahel

di redazione

Le speranze di Washington di riuscire a mantenere la presenza militare in Niger sono tramontate definitivamente dopo l’arrivo a Niamey dei primi cento consiglieri militari della “Africa Corps” russa. Gli Stati Uniti lo scorso fine settimana hanno infatti reso noto di aver accettato di ritirare dal Niger il contingente di un migliaio di militari, UAV (droni) armati MQ9 Reaper, elicotteri e aerei da trasporto. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell ha avuto un faccia a faccia a Washington con il premier nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine, che ha ribadito la decisione sovrana del suo Paese di chiedere la partenza di tutte le forze straniere, comprese quelle americane. L’accordo prevederebbe l’invio nei prossimi giorni di una...
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di Alessandro Iacuelli

Si avvicina la data della nuova invasione di gas russo in Europa settentrionale. Infatti il prossimo 8 novembre entrerà in funzione la prima pipeline facente parte di Nordstream, il gasdotto che collegherà direttamente la Russia alla Germania passando sotto il Mar Baltico. L’ha annunciato l'amministratore delegato di Gazprom, Alexey Miller, in un incontro con il premier Vladimir Putin nella sua residenza di Novo-Ogariovo, alle porte di Mosca. Già lo scorso 6 settembre, Putin aveva avviato la fase di test finale di Nordstream, iniettando il primo gas tecnico a Viborg, nella regione di S.Pietroburgo, alla presenza dell'ex cancelliere tedesco, ed ora presidente del consorzio Nordstream, Gerhard Schroeder.

Il gasdotto, lungo 1224 km, avrà a regime una capacità di 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno. La nuova infrastruttura consentirà alle forniture di metano russo destinato all'Europa di bypassare in parte gli attuali Paesi di transito, tra cui Bielorussia e Ucraina, con cui i rapporti sono spesso conflittuali in materia energetica, come dimostrano le varie "emergenze gas" degli scorsi anni.

Oltre alla messa in funzione di Nordstream, entro dicembre 2015 il progetto dell'altro grande gasdotto, Southstream, sarà completato e saranno effettuate le prime forniture di gas commerciale ai consumatori: lo ha confermato lo stesso Miller a Vladimir Putin. Per quanto riguarda Southstream, che interessa maggiormente l'Italia, lo scorso 16 settembre, a Soci, sul Mar Nero, è stato firmato l'accordo per la realizzazione del progetto: Gazprom ha mantenuto il 50%, Eni è scesa al 20% consentendo l'ingresso della francese Edf e della tedesca Wintershall, facente parte del gruppo Basf, ciascuna con il 15%.

Questa rapida accelerazione da parte di Gazprom, e non solo visto che si tratta di un'azienda facente capo non a gruppi privati ma direttamente al Governo russo, nei lavori delle grandi pipeline che forniscono l'Europa, è dovuto a due importanti fattori. Non solo commerciali, ma forse soprattutto politici. Tanto per cominciare, Gazprom ha assunto in Europa una posizione non solo predominante, sul mercato del gas, ma che per certi versi può già essere considerata monopolista. Questo ha indotto la Commissione Europea ad aprire un'indagine sulle attività in Europa del colosso nazionale del gas Gazprom. Indagine sfociata, la scorsa settimana, in alcune perquisizioni.

Le ispezioni europee negli uffici delle società del settore gas naturale in Europa, nel quadro di un'indagine che prende di mira soprattutto Gazprom, si sono svolte assolutamente a sorpresa. Il gruppo aveva rivelato di aver subito perquisizioni martedì scorso "in vari paesi europei", in particolare in Germania e in Repubblica Ceca. Secondo una fonte europea il gruppo russo è nel mirino di Bruxelles per sospetti accordi di spartizione dei mercati e di restrizioni territoriali, pratiche contrarie alle norme UE sulla concorrenza. Da parte europea, la Commissione si è limitata ad affermare in una nota che l'indagine è "su possibili pratiche anticoncorrenziali nella fornitura di gas naturale in Europa centrale e orientale".

Le perquisizioni, effettuate dalla direzione generale per la Concorrenza della Commissione europea negli uffici di alcune sue controllate in Europa sono state definite da Miller "una spiacevole sorpresa". Parlando con il premier Vladimir Putin, Miller ha assicurato che la società "è sempre stata e continua ad essere aperta al dialogo" e che "rispetterà pienamente i propri impegni contrattuali verso i partner europei in conformità ai contratti esistenti". L'AD del colosso del gas ha auspicato nello stesso tempo "il rispetto degli interessi legittimi di Gazprom", riservandosi di "tutelare i propri diritti nel campo giudirico".

Sull’argomento, Putin ha preferito ironizzare: "Spero che in Europa per i contratti con Gazprom non abbiano arrestato nessuno e non abbiano messo nessuno in prigione". In realtà il governo russo segue con molta attenzione l'indagine dell'UE sulle attività in Europa di Gazprom. Dopo l'ironia un po' in spirito berlusconiano, Putin ha aggiunto: "Il governo seguirà con molta attenzione tutto ciò che accade intorno a Gazprom. Vi chiedo di riferirmene tempestivamente. Dovete collaborare con le autorità dei paesi dove siete presenti, e dovete essere aperti, aiutare le autorità ispettive e fornire loro informazioni complete e imparziali".

In risposta ai controlli della UE, Gazprom tenta di difendere le quote di mercato in Europa centrale con grandi gasdotti che rendano vantaggioso il trasporto del metano dalla Russia. Ma c’è un secondo fronte ad impensierire il Cremlino ed è legato alla regione del Mediterraneo. La Turchia ha infatti deciso di non rinnovare il contratto sulla fornitura di gas russo di 6 miliardi di metri cubi di gas all'anno dopo che Gazprom, la principale compagnia di estrazione russa, ha rifiutato di applicare uno sconto del 20% richiesto da Ankara.

Lo ha reso noto Botas, la società pubblica turca di trasporto del gas, aggiungendo che da questo mese i prezzi del gas aumentano quasi del 15% a causa della moneta debole e degli aumenti dei prezzi sui mercati. Il gas per consumo domestico aumenterà fra il 12,3 e il 14,3%, quello per consumo industriale fra il 13,7 e il 14,3%. Il contratto disdetto era stato firmato nel 1986 e sarebbe scaduto a dicembre.

La Turchia ha invece detto no al rinnovo di altri 5 anni. Con la cancellazione la Turchia perde forniture per il 15% circa dei suoi consumi. Il ministro dell'Energia turco, Taner Yildiz, ha sottolineato che la decisione non avrà conseguenze sui rapporti fra i due Paesi. Ankara ha importato 18 miliardi di metri cubi dalla Russia lo scorso anno, il 60% dei consumi, per la maggior parte provenienti proprio dal South Stream. Non è ancora chiaro chi andrà a rimpiazzare Gazprom, anche se l'algerina Sonatrach appare al momento avvantaggiata sul mercato.

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