Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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USA, ritirata dal Sahel

di redazione

Le speranze di Washington di riuscire a mantenere la presenza militare in Niger sono tramontate definitivamente dopo l’arrivo a Niamey dei primi cento consiglieri militari della “Africa Corps” russa. Gli Stati Uniti lo scorso fine settimana hanno infatti reso noto di aver accettato di ritirare dal Niger il contingente di un migliaio di militari, UAV (droni) armati MQ9 Reaper, elicotteri e aerei da trasporto. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell ha avuto un faccia a faccia a Washington con il premier nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine, che ha ribadito la decisione sovrana del suo Paese di chiedere la partenza di tutte le forze straniere, comprese quelle americane. L’accordo prevederebbe l’invio nei prossimi giorni di una...
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di Michele Paris

In un’elezione speciale andata in scena martedì nello stato americano del Wisconsin, il governatore repubblicano Scott Walker è riuscito a conservare agevolmente il proprio incarico nonostante l’impopolarità di una serie di misure anti-sindacali approvate lo scorso anno e che avevano scatenato proteste senza precedenti negli ultimi trent’anni negli Stati Uniti. Il voto ha trovato ampio spazio sui media d’oltreoceano che lo hanno descritto, per le sue implicazioni nazionali, come l’appuntamento elettorale più importante del 2012 dopo le presidenziali di novembre.

Astro nascente dell’ala conservatrice del Partito Repubblicano, Scott Walker venne eletto nel novembre 2010 e, dopo poche settimane dall’inizio del suo primo mandato, introdusse una legislazione volta ad eliminare gran parte dei diritti dei dipendenti pubblici dello stato, comprimendo in particolare sia la facoltà di negoziare i loro contratti che le retribuzioni e i benefit. Queste iniziative, simili ad altre adottate in molti stati americani negli ultimi anni, erano state messe in atto ufficialmente per ridurre un deficit statale stimato in 3,6 miliardi di dollari.

Agli attacchi frontali del governatore, decine di migliaia di lavoratori e studenti nella primavera della scorso anno risposero scendendo in piazza in varie città dello stato per manifestare il proprio dissenso, giungendo anche ad occupare per alcuni giorni la sede del parlamento statale a Madison, la capitale del Wisconsin.

Le manifestazioni, proprio quando stavano per sfociare in uno sciopero generale, vennero però dirottate dalle organizzazioni sindacali verso una campagna a tutto beneficio del Partito Democratico tramite il ricorso ad uno strumento legale chiamato “recall election”. Raccogliendo un certo numero di firme, cioè, in Wisconsin come in altri stati è possibile forzare un nuovo voto per cercare di rimuovere dal proprio incarico il governatore o altre cariche elettive prima della scadenza naturale del loro mandato.

Sull’onda delle proteste e alla luce del malcontento diffuso nei confronti di Walker, i promotori dell’iniziativa già a gennaio di quest’anno riuscirono a raccogliere quasi un milione di firme, un numero di gran lunga superiore al minimo richiesto dalla legge, pari ad almeno un quarto dei votanti nella più recente tornata elettorale.

Al termine di una campagna in cui è stata spesa la cifra record di 63 milioni di dollari, Scott Walker ha raccolto circa il 54% dei consensi, contro il 45% del suo sfidante, Tom Barrett, sindaco democratico di Milwaukee, la principale città del Wisconsin. Quest’ultimo era già stato sconfitto da Walker nel 2010, significativamente con un margine minore rispetto all’esito del voto di martedì.

I promotori della “recall election” avevano cercato inoltre di rimuovere altri politici repubblicani che si erano battuti per l’implementazione delle misure anti-sindacali del governatore. Tra di essi spiccano la vice-governatrice, Rebecca Kleefisch, e il leader di maggioranza al Senato statale, Scott Fitzgerald. Come Walker, entrambi sono riusciti a conservare i rispettivi incarichi, permettendo al Partito Repubblicano di mantenere il controllo assoluto dello stato.

Secondo la versione sposata dai media liberal, la vittoria di Scott Walker sarebbe stata determinata principalmente dall’enorme quantità di denaro piovuta sulla sua campagna elettorale grazie ai generosi contributi di facoltosi donatori repubblicani di altri stati, interessati a mantenere la legislazione promossa dal governatore. Se gli oltre 45 milioni di dollari su cui ha potuto contare Walker, contro i quasi 18 di Barrett, hanno indubbiamente avuto un peso nel voto dell’altro giorno, la differenza nei finanziamenti andati ai due candidati dimostra quanto meno il sostanziale disinteresse dei vertici nazionali del Partito Democratico a mobilitare i proprio elettori in Wisconsin.

Più o meno apertamente schierato contro l’elezione speciale, infatti, il partito a Washington non ha praticamente partecipato alla campagna elettorale di Tom Barrett se non negli ultimi giorni prima del voto, quando nello stato è giunto ad esempio l’ex presidente Clinton. Lo stesso Barack Obama pare essere stato contrario agli sforzi per deporre Walker in questo modo, come dimostra il fatto che non ha messo piede in Wisconsin in questi mesi nonostante sia stato impegnato nelle prime battute della sua campagna per la rielezione negli stati confinanti.

Sostanzialmente, d’altra parte, i democratici condividono le politiche di riduzione dei benefici e dei diritti dei lavoratori messe in atto dal repubblicano Walker, tanto che anche molti governatori appartenenti al partito di Obama, dopo lo scoppio della crisi nel 2008, le hanno messe in atto in vari modi nei loro stati. A conferma di ciò, la questione che aveva scatenato le proteste dell’anno scorso portando alla “recall election”, vale a dire la cancellazione del diritto dei lavoratori a negoziare alcuni aspetti dei loro contratti, è stata volutamente tenuta fuori dalla campagna elettorale in Wisconsin.

Lo stesso candidato democratico, oltretutto, aveva già implementato parte dei provvedimenti adottati da Walker a livello statale in qualità di sindaco di Milwaukee, imponendo tagli ai salari dei dipendenti pubblici della città per quasi 20 milioni di dollari. Nelle primarie democratiche, inoltre, Tom Barrett l’aveva spuntata sulla candidata preferita dalle organizzazioni sindacali, Kathleen Falk, contribuendo ulteriormente a spegnere l’entusiasmo per il voto.

Più in generale, sia i sindacati che il Partito Democratico hanno basato l’intera battaglia contro Walker unicamente sull’opposizione alle misure che escludono i rappresentanti dei lavoratori dalle contrattazioni collettive relative ad alcuni aspetti dei contratti dei dipendenti pubblici. Il loro obiettivo è infatti quello di mantenere i sindacati al tavolo dei negoziati, così come di garantire a questi ultimi l’afflusso di denaro sotto forma di contribuzioni automatiche provenienti dalle buste paga dei lavoratori. Sulle questioni cruciali dei tagli alle retribuzioni o dell’aumento dei contributi individuali per il finanziamento dei piani sanitari e pensionistici, il loro punto di vista risulta invece fondamentalmente in sintonia con quello dei repubblicani.

Per questo motivo, l’intero sforzo dei promotori della speciale elezione del 5 giugno sembra essere stato un tentativo di canalizzare le tensioni sociali alimentate dalle politiche del governatore Walker verso il Partito Democratico in vista degli appuntamenti elettorali del 2012.

In questa prospettiva, la questione della effettiva forza dei sindacati nel mobilitare gli elettori, sollevata dai media mainstream d’oltreoceano, è mal posta. La “recall election” del Wisconsin solleva piuttosto importanti interrogativi sul ruolo dei sindacati stessi e, negli Stati Uniti come altrove, su quali interessi essi rappresentino realmente.

Se la conferma di uno dei politici più a destra del panorama americano alla carica di governatore del Wisconsin permetterà ai repubblicani di questo e di altri stati di mettere in atto con maggiore spregiudicatezza nuove misure contro i lavoratori, è altrettanto vero che anche dove sono i democratici a governare provvedimenti simili sono già stati o verranno implementati. La differenza risiede precisamente nel compito assegnato ai sindacati, la cui collaborazione con gli amministratori democratici risulta fondamentale nel far digerire queste stesse misure ai lavoratori e nel contenere le tensioni sociali che inevitabilmente producono.

Nel dibatto politico americano, in ogni caso, il voto di martedì avrebbe dovuto fornire anche qualche indicazione circa le presidenziali di novembre, dal momento che il Wisconsin è considerato da alcuni uno stato in bilico tra i due candidati alla Casa Bianca, nonostante Obama qui abbia vinto nettamente nel 2008. Gli exit poll rilevati durante il voto dell’altro giorno indicano un certo margine a favore di Obama su Mitt Romney, anche se la reale questione sembra essere l’assenza di alternative per gli elettori, visto che chiunque vincerà a novembre le politiche anti-sociali simili a quelle promosse da figure come Scott Walker continueranno con ogni probabilità ad essere adottate anche a livello nazionale.

Quella di martedì in Wisconsin è stata solo la terza “recall election” nella storia degli Stati Uniti riguardante un governatore in carica. Walker è stato il primo ad aver conservato il proprio incarico, mentre in precedenza i governatori di California - il democratico Gray Davis - e North Dakota - il repubblicano Lynn Frazier - erano stati rimossi rispettivamente nel 2003 e nel 1921.

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