Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Zamora

di Sara Michelucci

Una commedia sagace che vede Neri Marcorè di nuovo alla regia con Zamora. Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell'animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all'altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un'azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si...
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di Tania Careddu

Privazione per i bambini e gli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni: povertà educativa. Che, secondo quando si legge nella pubblicazione curata da Save the children "La lampada di Aladino", in Italia raggiunge livelli allarmanti non paragonabili a quelli degli altri Paesi europei.

Strettamente correlata alla provenienza famigliare che esercita un peso enorme sul curriculum scolastico e sulle opportunità di crescita dal punto di vista emotivo e dei rapporti con gli altri, la scuola, dal canto suo però, non riesce a controbilanciarne gli effetti negativi.

Il Rapporto annuale ISTAT, infatti, conferma che il completamento del ciclo di istruzione secondaria così come l’iscrizione all’università, sono correlati positivamente alla classe sociale, misurata in termini di risorse economiche, potere e influenza, grado di istruzione, condizione occupazionale dei genitori, provenienza geografica. E così l’Italia si caratterizza per un alto tasso di dispersione scolastica: il 17 per cento dei ragazzi tra i diciotto e i ventiquattro anni non consegue il diploma superiore e abbandona prematuramente ogni percorso formativo. E una regione con un’alta percentuale di ragazzi che hanno abbandonato la scuola precocemente è sempre una regione dove maggiore è la privazione delle opportunità educative.

D’altronde il sistema scolastico non aiuta, non riesce ad accogliere i bisogni educativi, soprattutto quelli avanzati in situazioni di maggior svantaggio. Per esempio, i nidi e i servizi per la primissima infanzia, età cruciale per lo sviluppo emotivo e cognitivo, hanno una copertura limitata: solo l’Emilia Romagna raggiunge gli standard europei. Il tempo-scuola per le discipline scolastiche e per le attività extrascolastiche ha le ore contratte: le classi della scuola primaria e secondaria di primo grado, con il tempo pieno non superano il 50 per cento in nessuna regione italiana.

Per non parlare del servizio mensa che registra forti squilibri fra le regioni, essendo decentralizzato alle autonomie locali: molti comuni adottano criteri di equità, molti altri, sistemi fortemente discriminatori. Anche l’insicurezza negli edifici scolastici è indice di penuria educativa: la metà di essi non ha il certificato di agibilità, soprattutto in Calabria, Sicilia, Puglia e Sardegna.

E le scarse performances dei bambini nell’universo scolastico non sono l’unico indicatore di povertà educativa. Basti pensare alla carenza di opportunità di venire a contatto con la bellezza e accedere ad alcune attività culturali, tipo visite ai musei, frequentazioni ai concerti o agli spettacoli teatrali: nella maggior parte delle regioni del Belpaese, meno di un terzo dei bambini è andato a teatro o a un concerto e meno di un bambino su tre ha varcato la soglia di un museo.

Dal nord al sud dello Stivale - sebbene nelle regioni meridionali e nelle isole si riscontri la più alta concentrazione di fattori determinanti per la povertà educativa - trecentomila bambini, nell’ultimo anno, non sono mai andati al cinema, non hanno usato un computer, non hanno praticato uno sport, fondamentale per creare momenti di confronto e di aggregazione, e non hanno letto un libro.

Anche questa è una negazione condizionata dalla situazione educativa e culturale della famiglia, dall’assenza di libri in casa e, non ultimo, dalla mancanza di biblioteche pubbliche e di eventi di promozione della lettura. Una delle tante carenze imputabile in questo caso anche alle istituzioni, che per molti bambini diventa il preludio di gravi discriminazioni rispetto ad altri coetanei, con conseguenze che, nel tempo, possono diventare irreparabili. Ma la povertà non è un destino ineluttabile per nessuno.

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