Georgia, sfida alle “interferenze”

di Mario Lombardo

La vicenda della legge sulle “interferenze straniere” appena approvata in via definitiva dal parlamento della Georgia è un esempio perfetto della doppiezza e della monumentale ipocrisia che caratterizza la politica estera di Europa e Stati Uniti. Il provvedimento è oggetto di feroci critiche e condanne, nonché di una campagna di disinformazione che punta a descrivere come ultra-repressiva...
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Il nostro debito verso i russi

di Fabio Marcelli

Enorme è il debito di riconoscenza che abbiamo nei confronti del popolo russo, che lasciò decine di milioni di vittime nella lotta vincente al nazifascismo e senza questo enorme sacrificio di sangue probabilmente oggi staremmo tutte e tutti sotto il tallone di ferro del nazismo hitleriano. Per questo è stato importante ricordare e celebrare il 9 maggio, giorno della vittoria, come ha fatto in modo esemplare Moni Ovadia, portando il suo contributo artistico all’ambasciata russa nell’anniversario di quel giorno fatidico. Oggi il modo migliore che abbiamo di ricordare i caduti sovietici è insistere per un’immediata soluzione pacifica del conflitto ucraino, che sappia tener conto degli interessi di sicurezza della Russia e delle...
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di Mario Lombardo

Il campo profughi per i rifugiati palestinesi di Yarmouk, in Siria, è da qualche giorno teatro di intensi combattimenti in seguito al controllo quasi totale di esso assunto dallo Stato Islamico (ISIS). Prima dell’inizio della guerra, l’insediamento situato a una manciata di chilometri dal centro di Damasco ospitava più di centomila palestinesi, ma le sanguinose battaglie di questi ultimi anni hanno lasciato circa 16 mila persone intrappolate nel campo, di cui almeno 3.500 bambini.

Ad aggravare le condizioni dei residenti rimasti a Yarmouk è stato l’arrivo la scorsa settimana dei guerriglieri dell’ISIS. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, entro la giornata di sabato lo Stato Islamico deteneva il controllo del 90% del campo, anche se il responsabile per la Siria dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Anwar Abdel-Hadi, ha affermato martedì che Yarmouk è ora solo per il 60% nelle mani dell’ISIS.

Gli scontri all’interno del campo stanno avvenendo principalmente tra l’ISIS e i combattenti palestinesi, in primo luogo quelli affiliati ad Aknaf Beit al-Maqdis, un gruppo anti-Assad molto vicino ai Fratelli Musulmani ma opposto alle truppe del califfato.

Il conteggio dei morti causati dagli scontri dei giorni scorsi appare piuttosto incerto, anche se varie fonti hanno riferito di decine di vittime accertate e di molti corpi abbandonati per le strade a causa dell’intensità della battaglia in atto.

Fonti palestinesi pro-Assad all’interno del campo hanno descritto svariati massacri per mano dell’ISIS e della formazione affiliata ufficialmente ad al-Qada in Siria, il Fronte al-Nusra. Numerosi abitanti di Yarmouk sarebbero stati rapiti e 5 persone decapitate.

Per Roger Hearn di Save the Children, “i palestinesi residenti in Siria hanno cercato di non farsi coinvolgere nel conflitto” e proprio per questa ragione sono ora “sotto assedio, bombardati, affamati e massacrati”.

Le Nazioni Unite e le associazioni umanitarie hanno lanciato appelli alle parti in conflitto a Yarmouk per consentire l’accesso al campo degli operatori e l’evacuazione dei civili. Il commissario generale per i rifugiati palestinesi dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione (UNRWA), Pierre Krähenbühl, ha avvertito lunedì che l’attuale situazione dei profughi nel campo è la più grave dall’inizio della guerra in Siria.

I residenti rimasti, già provati da due anni di assedio, sono privi di cibo, acqua e medicinali, visto che la UNRWA è impossibilitata a portare assistenza a Yarmouk. La questione del campo è stata sollevata al Palazzo di Vetro di New York questa settimana nel corso di una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza.

La situazione dei civili a Yarmouk sarebbe aggravata anche dall’intensificarsi negli ultimi giorni dei lanci delle cosiddette “barrel bombs” ad alto tasso di distruzione da parte delle forze del regime di Assad nel tentativo di colpire le postazioni dell’ISIS.

Il fronte all’interno del campo alle porte di Damasco è in ogni caso complicato dalla presenza di varie fazioni che sostengono il regime e altre che lo combattono, pur essendo allo stesso tempo rivali dell’ISIS.

Martedì è andato in scena però a Damasco un vertice tra il vice-ministro degli Esteri, Faisal Mekdad, e una delegazione dell’OLP, i cui membri hanno rivelato come le autorità siriane “siano pronte a sostenere i combattenti palestinesi in vari modi, incluso quello militare, per espellere l’ISIS” da Yarmouk.

Il capo della missione palesinese a Damasco, Ahmed Majdalani, ha affermato invece all’agenzia di stampa AFP che l’incontro ha prodotto un accordo tra le varie fazioni palestinesi nel campo profughi per unire le proprie forze e coordinare con il regime la lotta all’ISIS.

A conferma di ciò è arrivata anche la dichiarazione del numero uno del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale, Ahmed Jibril, legato al regime di Assad, secondo il quale il leader politico di Hamas, Khaled Meshal, avrebbe chiesto al suo gruppo di “assistere” i combattenti di Aknaf Beit al-Maqdis nella battaglia di Yarmouk. I vertici di Hamas si erano sganciati da Damasco dopo l’inizio della guerra in Siria, appoggiando apertamente la causa dei “ribelli”.

Le immediate prospettive per il campo di Yarmouk non sono comunque rosee, al di là delle forze che riusciranno eventualmente a prevalere. Un intensificarsi degli scontri è infatti molto probabile, anche in seguito alle dichiarazioni rilasciate mercoledì dal ministro siriano per la Riconciliazione, Ali Haidar.

Citato dalla AFP, Haidar ha ipotizzato un impegno da parte del regime più incisivo di quello tenuto finora. Vista la “priorità di sconfiggere ed espellere militanti e terroristi dal campo”, ha avvertito il ministro di Assad, “nelle circostanze attuali sarà necessaria una soluzione militare”.

Il controllo di Yarmouk da parte dell’ISIS è d’altra parte di grande importanza strategica. Il campo rappresenta cioè una possibile base per accedere al centro di Damasco, mentre la presenza dello Stato Islamico vicino alla capitale potrebbe facilitare l’afflusso dei propri membri e il reclutamento di nuovi combattenti.

Come hanno spiegato alcuni commentatori arabi, inoltre, l’area in cui si trova Yarmouk è caratterizzata da accese rivalità tra vari gruppi “ribelli”, così che l’ISIS potrebbe rappresentare ancora una volta un formidabile polo di attrazione per i militanti frustrati dall’impotenza delle formazioni minori di cui fanno parte.

L’espansione dell’ISIS nei pressi di Damasco rischia così di assestare un altro colpo alle forze del regime, già provate qualche giorno fa dalla conquista dell’importante città nord-occidentale di Idlib da parte di alcuni gruppi jihadisti guidati dal Fronte al-Nusra.

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