Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Ucraina, l’illusione delle armi

di Michele Paris

L’approvazione di una nuova all’apparenza consistente tranche di aiuti americani da destinare all’Ucraina è stata per mesi invocata come la soluzione alla crisi irreversibile delle forze armate e del regime di Kiev di fronte all’avanzata russa. Il via libera della Camera dei Rappresentanti di Washington nel fine settimana ha perciò scatenato un’ondata di entusiasmo negli Stati Uniti e in Europa. I quasi 61 miliardi appena stanziati non faranno però nulla per cambiare il corso della guerra e, se anche dovessero riuscire a rimandare la resa ucraina, aggraveranno con ogni probabilità i livelli di distruzione e morte nel paese dell’ex Unione Sovietica. La propaganda di governi e media ufficiali, scattata subito dopo il voto in...
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di Fabrizio Casari

Alla veneranda età di 86 anni, sebbene con molto ritardo rispetto all’auspicabile, è morto nell'ospedale militare di Santiago del Cile Manuel Contreras, l’ex capo della DINA, la polizia segreta del dittatore Augusto Pinochet che insanguinò il Cile dal 1973 al 1977, quando venne chiusa su pressioni del Presidente USA Jimmy Carter. Aldilà della carica formale, che ricoprì per 4 anni, i più terribili per il Cile, nella sostanza e per tutto il periodo della dittatura pinochettista, Contreras fu il primo macellaio del regime, l’uomo che s’incaricò di realizzare la “pulizia sociale” attraverso assassinii, torture, detenzioni arbitrarie e desaparecidos, che restano il lascito concreto ed incancellabile del regime di Pinochet.

Icona del regime, rappresentazione orrorifica della crudeltà umana, l’ex capo della DINA, riproposizione cilena della Gestapo, viene da sempre citato ad esempio quando si parla di terrorismo di stato. Mai pentito, il boia Contreras rivendicò con assoluta, ferma indecenza, la sua azione criminale ed il suo ruolo nella “battaglia contro il marxismo”.

Nel momento migliore della sua vita - ovvero l’altro ieri, quando la morte è arrivata a fargli visita - si trovava in prigione, dove scontava la pena inflittagli dal Tribunale per 58 condanne, cumulate in oltre 500 anni di carcere. La Commissione per la verità e la riconciliazione aveva assegnato alla diretta responsabilità della DINA diretta da Contreras più di 1500 omicidi.

Formatosi in una scuola militare statunitense, Contreras fu la contabilità ordinata dell’orrore, la macellazione trasferita nella politica, l’odio e il rancore elevati ad ideologia, lo specchio riflesso di un regime criminale che si reggeva sul sangue dei cileni e sui dollari degli Stati Uniti.

Sebbene scaricò Pinochet, del ruolo dei suoi padroni statunitensi e di quanto con loro condiviso non ha mai voluto parlare, portandosi nella tomba i segreti più inconfessabili insieme alle mostrine di generale, che a causa degli inevitabili compromessi della riconciliazione nazionale post-dittatura, aveva mantenuto anche da detenuto.

D’altra parte, gli Stati Uniti non avrebbero certo gradito rivelazioni che, comunque, non avrebbero salvato Contreras da condanne a centinaia di anni di carcere. Ma il Cile non fu l’esclusivo perimetro dell’azione criminale di Contreras, che programmò e fece realizzare omicidi mirati in diversi altri paesi, con la collaborazione della CIA ed il ruolo attivo di alcuni dei fuoriusciti cubani agli ordini di Luis Posada Carriles e Orlando Bosh, quest’ultimo fatto oggetto del perdono presidenziale di George Bush padre, ex Direttore della Cia prima di divenire vicepresidente con Reagan.

Tra gli assassini all’estero, quello di Carlos Prats, ex Ministro della Difesa del governo di Unidad Popular guidato da Salvador Allende, assassinato insieme a sua moglie con una bomba collocata sotto la sua auto a Buenos Aires, dove si era rifugiato.

Identica sorte per Orlando Letelier, ex Ministro degli Esteri di Allende. Il 21 settembre del 1976, Letelier venne assassinato insieme alla sua assistente, la statunitense Ronnie Moffit. E anche Roma vide all’opera le squadracce assassine della DINA, quando l’ex dirigente della Democrazia Cristiana cilena, Bernardo Leighton, scampò ad un attentato contro di lui.

Il ruolo attivo, comunque consenziente dell’intelligence Usa nelle attività criminali di Contreras in quegli anni è cosa provata, non si tratta di ipotesi politiche che pure godrebbero di credibilità. Dal 1975 al 1977 Contreras era regolarmente stipendiato dalla CIA, come hanno rivelato i documenti declassificati statunitensi.

In questa veste partecipò con un ruolo di primo piano nell’Operazione Condor, il piano di cattura e sterminio sistematico degli oppositori latinoamericani concordato e realizzato unitariamente dai servizi segreti delle dittature militari di Cile, Argentina, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile.

Contreras è vissuto tenendo insieme la crudeltà personale e l’odio ideologico, in una miscela che ha rappresentato il core business delle dittature militari latinoamericane volute e sostenute fin che ciò fu possibile da Washington. Una vita spesa a procurare dolore e morte, si è finalmente esaurita. Spesso la morte di un boia disegna una soddisfazione nei volti dei giusti. Questo è uno di quei casi.




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