USA, l’imbroglio del Mar Rosso

di Mario Lombardo

A quasi tre mesi dall’inizio della “missione” americana e britannica nel Mar Rosso, per contrastare le iniziative a sostegno della Resistenza palestinese del governo yemenita guidato dal movimento sciita Ansarallah (“Houthis)”, nessuno degli obiettivi fissati dall’amministrazione Biden sembra essere a portata di mano. Gran parte dei traffici commerciali lungo questa rotta, che collega...
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Sahra Wagenknecht, nuova stella (rossa) tedesca

di redazione

Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» BERLINO — Sahra Wagenknecht è di sinistra, conservatrice di sinistra, dice lei. Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca. Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie nel suo studio, con i colleghi del...
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di mazzetta

L'11 marzo il terremoto e lo tsunami hanno colpito il Giappone con le conseguenze che sappiamo tutti. Fin dalle prime ore è stato evidente trattarsi di una tragedia immane e nel mondo è scattata immediata una gara per i soccorsi. Diverse regioni italiane hanno dato la loro disponibilità per l'invio di squadre di ricerca e soccorso, in particolare unità mediche e cinofile che sono le più importanti nelle prime ore dopo il disastro.

Il 12 marzo, la Protezione Civile italiana ha diramato una nota nella quale scriveva che la missione italiana in Giappone era rimandata ”a seguito della nuova decisione delle autorità nipponiche di accettare nell’immediato esclusivamente aiuti provenienti da Stati Uniti, Nuova Zelanda e Corea del Sud, Paesi geograficamente più prossimi”. L'Italia rimaneva così "in attesa di ulteriori comunicazioni del Ministero degli Esteri del Giappone sugli interventi dei Paesi europei - Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania - pronti a partire con team specializzati”.

Il Ministro degli Esteri Frattini il 14 ha dichiarato, a proposito dell'invio di squadre di soccorso che"l'Italia aspettava il via libera del governo giapponese per l'invio di aiuti e assistenza" e anche che"il Giappone non è Haiti ed è in grado di far fronte alla prima emergenza". Il 17 marzo le agenzie battevano la notizia del ritorno dei rescue team dei paesi europei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Svizzera e altri), rimpatriati perché ormai la ricerca di superstiti assumeva la dimensione di speranza nei miracoli e per l'incombente minaccia posta delle radiazioni.

Mancava solo l'Italia e la sensazione é che tra Protezione Civile e Ministero degli Esteri, qualcuno abbia sbagliato qualcosa e poi si sia cercato di coprire l'incidente alla Berlusconi, cioé con una bugia inverosimile. Che però è passata quasi inosservata in questi tempi di crisi epocali. L'aver bloccato risorse disponibili e impedito che i soccorritori italiani contribuissero a salvare vite umane in una situazione di grande bisogno però resta grave, anche in momenti di grande caos.

A rendere dubbia la faccenda e difficile scelta tra colpa e dolo, si è poi aggiunto un particolare aspetto dell'atteggiamento del governo verso la crisi giapponese: la ridicola e frettolosa minimizzazione del rischio nucleare. Il motivo di un tale atteggiamento è chiaro a tutti e attiene al fatto che dopo un incidente del genere il piano nucleare del governo può considerarsi defunto. Mentre tutti i paesi che hanno il nucleare annunciavano cautele e ripensamenti, il nostro governo strillava d'andare avanti e i media che controlla dicevano che la disgrazia aveva semmai dimostrato che l'atomo è sicuro.

Ad acuire questa sensazione è arrivato il primo atto pubblico della nostra missione di coordinamento a Tokyo, perché appena arrivati i nostri sono saliti sul tetto e hanno telefonato all'Ansa per dire che Tokyo era meno radioattiva di Roma. Con il bel risultato che il sindaco di Roma Alemanno ha dovuto fare pubbliche dichiarazioni per smentire che i romani corrano pericoli. L'impressione che la questione sia gestita con un occhio alla propaganda c'è.

La buona notizia è che il Giappone non si è offeso ed è anzi molto contento della reazione dell'Italia. Abbiamo chiesto lumi all'ambasciata giapponese e, se c'è una cosa che il signor Takahashi, Consigliere d'ambasciata e capo dell'ufficio culturale e stampa, ha tenuto a sottolineare nel corso di una breve intervista, è la grande soddisfazione del Giappone per i rapporti con l'Italia.

Takahashi ha ricordato che ogni giorno il Giappone si consulta con i rappresentanti dei paesi che hanno offerto aiuto e che l'Italia ha in Giappone una missione per il coordinamento degli aiuti (quella sopra ricordata) e ha offerto ampia disponibilità. Ha ricordato le belle parole del Presidente della Repubblica Napolitano e ha voluto ringraziare a nome del popolo giapponese le istituzioni e i cittadini italiani per il grande supporto che hanno dimostrato (anche singolarmente) al Giappone in un momento tanto difficile.

Ha aggiunto, inoltre, che i rapporti tra i due paesi sono sempre stati ottimi e l'auspicio è che, quando il Giappone tornerà come e più forte di prima, le relazioni tra i due paesi saranno ancora più solide e feconde.

In riferimento alla vicenda dei soccorsi che sarebbero stati fermati su richiesta giapponese, il signor Takahashi ha detto che il governo giapponese non ha rifiutato nessun aiuto tra i tanti offerti e che non era al corrente della nota della Protezione Civile. Manca una valutazione sulle parole di Frattini, ma non si è avuto il cuore di fare altri danni e sottoporle alla sua attenzione.

Sciocchezze ai margini di una tragedia, perché la misura della ferita sofferta dal Giappone è enorme e l'incombere dell'incidente nucleare condiziona negativamente l'opera di soccorso a mitigare e riparare i danni provocati dalla natura e tiene sotto scacco il paese fino a che la situazione della centrale nucleare non si stabilizzerà in un senso o nell'altro. Se c'è una cosa che è chiara in mezzo a tante variabili, è che il Giappone ha bisogno di tutto l'aiuto possibile.

 

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