Netanyahu e la Siria in pezzi

di Mario Lombardo

Lo scioccante bombardamento del palazzo presidenziale e di altri edifici governativi siriani da parte di Israele nella giornata di mercoledì ha dimostrato ancora una volta come non sia possibile intrattenere rapporti paritari con lo stato ebraico, il quale, per sua natura, comprende e accetta soltanto la dipendenza, quando a essa è collegata la sua stessa esistenza, ed è il caso delle...
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Iran: i diritti e l’ipocrisia

di Mario Lombardo

L’aggressione di Stati Uniti e Israele dello scorso mese di giugno contro l’Iran e il sostanziale appoggio dato alla guerra dai governi europei hanno reso ancora più improbabile una già complicata soluzione diplomatica all’annosa questione del nucleare della Repubblica Islamica. Gli eventi delle ultime settimane e l’attitudine generale dell’Occidente hanno però dato anche un colpo forse letale al sistema internazionale di controllo e regolamentazione in ambito nucleare. Un ordine diventato più che precario e che potrebbe crollare definitivamente se i tre governi europei coinvolti nell’accordo di Vienna del 2015 (JCPOA) dovessero decidere di far scattare un meccanismo previsto da quest’ultimo per reintrodurre le sanzioni...
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di Carlo Musilli

"Io so che tra cinque anni, tra cinque anni a primavera, alzerò la bandiera nera". E poi zac! Il braccio destro si alza, teso, con la mano a paletta. Il suo come quello del pubblico sotto al palco. Le luci al neon rivelano inquietanti tatuaggi sui bicipiti. Lo chiamano "Katanga" e sembrerebbe un fascistello qualsiasi. Uno di quelli arrabbiati e tutto sommato innocui, con troppo testosterone e pochi libri in casa. Peccato che il buon Katanga - al secolo Mario Vattani - si guadagni da vivere lavorando in Giappone per la Farnesina. E nemmeno in una posizione marginale, anzi: a luglio lo hanno addirittura promosso "console generale d'Italia a Osaka".  Oggi però il titolare degli Esteri, Giulio Terzi, lo ha deferito alla Commissione disciplinare del ministero.

La doppia vita del console nero è stata scoperta dal quotidiano L'Unità, che spulciando Youtube ha trovato le immagini dell'ameno concertino fascista. Nel video, Vattani rantola con voce stonata e maschia alcune raccapriccianti canzoni di cui lui stesso è autore. Il raduno - organizzato da Casa Pound a Roma, vicino allo stadio Olimpico - è conosciuto come "La tana delle tigri", nome ripreso da un cartone animato giapponese. Ironia della sorte.

A sentirlo osannare la Repubblica di Salò, viene da chiedersi come diavolo abbia fatto "Katanga" a diventare un rappresentante all'estero del nostro Paese. La risposta è scontata: ce l’ha messo papà. Mario è infatti figlio di Umberto Vattani, uno dei diplomatici italiani più noti e influenti. I fausti natali che la fortuna gli ha concesso hanno garantito al nostro cantore una prestigiosa formazione internazionale.

Leggendo il suo curriculum sul sito della Farnesina, si apprende che "Katanga" parla cinque lingue, è laureato in Scienze politiche e ha iniziato la sua folgorante carriera nel 1991, alla tenera età di 25 anni. Fedelissimo dell'attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è stato suo stretto consigliere sia al ministero dell'Agricoltura sia al Campidoglio. L’ha seguito perfino nelle trasferte ad Auschwitz e a Hiroshima.

Ora, chiunque sia abituato a immaginare i diplomatici come dei gentlemen dai modi compassati è naturalmente fuori strada. Negli stessi anni in cui costruiva il brillante futuro che lo avrebbe portato a guadagnare oltre 200 mila euro l'anno, Mario si dedicava anche alla sua vera passione, la "musica identitaria". Dapprima cantante degli "Intolleranza", nel 1996 ha pensato bene di fondare un gruppo tutto suo, dal nome ancora più esplicito: i "Sotto fascia semplice". L'identità predicata davanti a stuoli di ragazzini sovraeccitati era quella composta essenzialmente da saluti romani, croci celtiche e sproloqui totalitari. Senza dimenticare le risse.

Come ogni fascista che si rispetti, Mario racconta di risse. E se ne vanta. In uno dei suoi brani più apprezzati dal grande pubblico, "Ancora in piedi", Katanga ci racconta di quanto sia stato bello vendicarsi dei ragazzi che lo avevano picchiato nel piazzale dell'università: "Siamo tornati col Matto e con Sergio, siamo passati dalla porta di dietro. Vicino ai cessi, dalla parte dell'aula quarta, c'era il bastardo che mi aveva aggredito. L'abbiamo messo per terra e cercava di scappare, ma è rimasto appeso a una maniglia. Gli ho dato tanti di quei calci, ed era tanta la rabbia, che mi sono quasi storto una caviglia". Non c'è che dire, il vero aplomb del diplomatico.

Sorvolando sull'arte, passiamo alla cronaca. In tenerissima età Mario è finito nelle pagine centrali dei giornali insieme al suo amico Stefano Andrini, l'ex picchiatore nazi che Alemanno aveva nominato amministratore delegato di Ama. Il caso riguardava il pestaggio di due giovani di sinistra davanti al cinema Capranica. Ma la giustizia ha come sempre fatto il suo corso e Mario è stato prosciolto.

Anche non volendo credere a questi episodi di violenza criminale, bastano poche parole di Katanga per rimanere agghiacciati. A suo avviso, la Repubblica italiana è "fondata sui valori del tradimento e dell'arroganza, sulla lotta armata fatta da banditi e disertori". Non male, per uno che nella vita fa l'uomo di Stato. Dopo la diffusione dei video, la Farnesina è stata ovviamente in forte imbarazzo. In un primo tempo ha cercato di glissare parlando di "un fatto di costume". Poi - complice forse l'interrogazione parlamentare preparata dal Pd Roberto Morassut - si è convinta a prendere provvedimenti. Ora non resta che renderlo disoccupato e, magari, verificare se in giro per il mondo abbiamo piazzato altri consoli di questo livello.

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