Ecuador: la "valanga" referendaria

di Juan J.Paz-y-Miño Cepeda

Il 21 aprile (2024), su iniziativa del governo di Daniel Noboa, presidente dell'Ecuador, si è svolta una consultazione e un referendum su 11 quesiti, tre dei quali riguardavano il ruolo delle forze armate nella lotta contro la delinquenza e la criminalità organizzata, a sostegno della polizia; altri tre sull'estradizione degli ecuadoriani, sull'aumento delle pene e sulla scontata esecuzione di...
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Zamora

di Sara Michelucci

Una commedia sagace che vede Neri Marcorè di nuovo alla regia con Zamora. Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell'animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all'altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un'azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si...
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di Rosa Ana De Santis

E’ quasi difficile ritagliare uno spazio di commento alle performances ultime, ma non sorprendenti, dei leghisti. Linguaggio, toni e merito politico delle loro azioni non sono mai state degne di nota per caratura politico-istituzionale, ma il pericolo e il degrado di tanta bassezza ha mosso, come immaginabile, un clamore e un biasimo generale.

Dopo recenti e passate esibizioni di volgarità, l’Oscar va al Vice Presidente del Senato Calderoli che dal palchetto di un comizio aveva candidamente dichiarato che guardare il Ministro Kyenge gli faceva pensare ad un orango.

Questo il siparietto da cinepanettone che è stata rivolto ad un Ministro della Repubblica. Se volevamo avere prove dell’arretratezza culturale italiana nel panorama europeo è bastata l’elezione di un Ministro con la pelle nera a soddisfare la curiosità. Gli insulti, i sospetti e il solo brusio sollevato da questa elezione mostra, ahinoi, tutto il ritardo che grava su questo Paese.

Peggio del peggio è che non solo numerosi compagni di merende abbiano difeso Calderoli, ma che persino il monito lanciato dal Presidente della Repubblica sia stato recepito come il messaggio dell’uomo qualunque. Salvini parla di censura da parte di Napolitano, ignorando peraltro che il Presidente della Repubblica ha espresso un allarme sul clima generale del Paese fatto di intimidazioni di basso profilo in tutte le salse: dalle innumerevoli aggressioni verbali a Kyenge, alle minacce alla Carfagna dopo la sua presa di posizione contro i Cinque Stelle e all’incendio del liceo Socrate, simbolo della lotta alla’omofobia.

Si discute della necessità di togliere l’incarico istituzionale a Calderoli il quale, pur non vantando particolari meriti sul campo se non la sofisticheria del porcellum, mostra di non avere adeguato pedigree umano e culturale. Sembra strano che se ne debba discutere a lungo di fronte ad un episodio tanto eclatante. Basterebbe, anche questa volta, prendere spunto da quello che accade nei paesi culla della cultura politica moderna dove bastano piccoli inciampi a far dimettere le più altre cariche di governo.

L’imbarbarimento della politica che forse proprio nella nascita e crescita dei leghisti ha visto il suo fulgore, trova oggi, con la modalità del colloquio di strada al posto della dialettica politica, il suo trionfo analfabeta e volgare.

Altro che società civile nelle istituzioni: il berlusconismo è stato il brodo comune, culturale - se così si può dire - più che politico, di due generazioni di politici che all’ignoranza sui temi sui quali dovrebbero legiferare, uniscono un’ignoranza ancora più profonda di cultura politica generale e condiscono il tutto con la volgarità che spesso dell’ignoranza è conseguenza inevitabile.

L’appiattimento verso il basso ha trasformato un paese culla del pensiero politico europeo in una stalla dalla quale sono usciti i Borghezio, i Bossi, i Calderoli e gli Scilipoti ed ora a poco serve chiudere le porte. Il berlusconismo ha fatto credere che chiunque potesse entrare in Parlamento, come chiunque potesse diventare artista e vip, come si potesse parlare di secessione con normalità e senza percepire la gravità, il peccato e il reato.

Oggi quando le sfide sul tavolo sono tutte molto urgenti e i fatti spingono sul Palazzo per cambiare il Paese, la presenza di figure di un certo tipo suona grottesco più che pericoloso. Non basta togliere Berlusconi dai meeting internazionali per riqualificare la nostra immagine se poi si permette alla banda degli eredi di Bossi di armare certi teatrini. Mutatis mutandis, sarebbe stato meglio, per ridere e subire meno danni, prendere in prestito quella del maestro Totò. Almeno la sua banda era degli onesti.  


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