Georgia, sfida alle “interferenze”

di Mario Lombardo

La vicenda della legge sulle “interferenze straniere” appena approvata in via definitiva dal parlamento della Georgia è un esempio perfetto della doppiezza e della monumentale ipocrisia che caratterizza la politica estera di Europa e Stati Uniti. Il provvedimento è oggetto di feroci critiche e condanne, nonché di una campagna di disinformazione che punta a descrivere come ultra-repressiva...
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Il nostro debito verso i russi

di Fabio Marcelli

Enorme è il debito di riconoscenza che abbiamo nei confronti del popolo russo, che lasciò decine di milioni di vittime nella lotta vincente al nazifascismo e senza questo enorme sacrificio di sangue probabilmente oggi staremmo tutte e tutti sotto il tallone di ferro del nazismo hitleriano. Per questo è stato importante ricordare e celebrare il 9 maggio, giorno della vittoria, come ha fatto in modo esemplare Moni Ovadia, portando il suo contributo artistico all’ambasciata russa nell’anniversario di quel giorno fatidico. Oggi il modo migliore che abbiamo di ricordare i caduti sovietici è insistere per un’immediata soluzione pacifica del conflitto ucraino, che sappia tener conto degli interessi di sicurezza della Russia e delle...
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di Rosa Ana De Santis

I giornali online del lunedi aprono con la notizia di un barcone che affonda a pochi passi dalle coste di Lampedusa. Erano 400 i migranti a bordo, provenienti dalla Libia. Il guardasigilli Orlando, immediatamente, lamenta una scarsa partecipazione e cooperazione da parte dell’Ue che chiede un nuovo summit. Gli sbarchi sono inarrestabili e i morti accertati 14, i dispersi 200. Martedi scorso, ancora vicini alla Libia, un’altra imbarcazione di disperati era finita a picco nel mare.

Anche in quest’ultima tragedia l’azione delle Capitanerie di Porto per il soccorso è stata solerte ed encomiabile. Ma il dramma rimane aperto e 25.000 sbarchi dall’inizio dell’anno rappresentano un numero che mette paura. Aldilà delle soliti voci che mettono sotto accusa l’operazione “Mare Nostrum”, è anche il PD che finalmente alza la testa chiedendo all’Europa interventi politici diretti sulla presa in carico dai porti di partenza e sulla gestione delle domande di asilo che può essere dirottata su più paesi della Comunità e non sul primo approdo geografico, qual è l’Italia, che i migranti trovano lungo il loro viaggio.

E’ la candidata alle europee, Bonafè, a dirlo, e ancora Renato Soru, che accoglie la richiesta di aiuto del Sindaco di Lampedusa, Nicolini, che chiede canali umanitari speciali per una terra che ormai non è più in grado di fronteggiare un’emergenza umanitaria vera e propria che molti si rifiutano di riconoscere come tale.

Al di sopra della bagarre elettorale, che come solito si è consumata sulle vittime del mare, il Ministro Orlando ha presentato due risoluzioni specifiche contro il traffico dei migranti, nel contesto della 23a sessione della Commissione delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine e la giustizia penale. Ha parlato di “deficit di cooperazione” al Direttore Esecutivo dell'Unodc (United Nations office on drugs and crime) Yury Fedotov, che ha assicurato massimo impegno.

La speranza è che la debolezza geopolitica del nostro Paese che ha ormai collezionato diversi insuccessi nella scena internazionale (vedi il caso dei Marò), possa almeno su un dramma di cosi vaste proporzioni spuntare qualche tangibile risultato che non sia più la commedia della stretta di mano tra un Presidente e un rais, ma una mozione europea in grande stile.

La consapevolezza di una tragedia che va oltre i confini di leggine e propagande elettorali di stagione, ciò che non comprendono i detrattori “qualunque” del Mare Nostrum, dai leghisti in su, è la molla che deve bastare. A sedersi in Europa con il vanto e il primato di aver condotto da soli la regia di un’azione internazionale nobile e prestigiosa sotto il profilo morale prima che politico.

L’Europa che ci apprestiamo a scegliere, fatta di moneta unica, di incomunicabilità culturali e di finanza speculativa, dovrà pur ripartire da un’idea. Lampedusa, nonostante gli sforzi di eliminare dalla coscienza comune e istituzionale internazionale la ferita aperta, ricorda all’Europa lo sforzo di esserci, prima che di fare qualcosa.

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