di Fabrizio Casari

La prima giornata del campionato non è mai indicativa circa la sorte complessiva del torneo, ma quest’anno, per quanto ancora inevitabilmente parzialissime, alcune indicazioni sembra già offrirle. Intanto il numero dei gol segnati: trentacinque, cioè venti in più della passata stagione. Il che non significa che siamo diventati un campionato di fenomeni e di funamboli, semmai che le nostre difese somigliano sempre più a degli scolapasta. Il perché, molto probabilmente, risiede nella nuova moda del calcio-spettacolo, che vede alcuni allenatori improvvisarsene profeti.

Squadre lunghissime e tutte votate all’attacco, squilibrate a centrocampo (dove si vincono o si perdono le partite) e, in genere, con poco senso tattico complessivo. Tutti si dichiarano strenui ammiratori del Barcellona, e ci mancherebbe. Ma pochi vedono la caratteristica principale dei bleugrana: un pressing asfissiante, una manovra avvolgente con tali e tanti inserimenti da ogni dove da far perdere l’orientamento difensivo agli avversari. A questo si aggiunge una tecnica individuale straordinaria e giocatori come Iniesta, Xavi e Messi che non hanno eguali in altre compagini.

E’ possibile dunque giocare come il Barcellona senza essere il Barcellona? Non sarebbe forse meglio far bene ciò che, per cultura calcistica, caratteristiche dei giocatori e del torneo, sappiamo fare meglio? In queste indicazioni prevenute dalla prima giornata, ovviamente sommarie e comunque suscettibili di cambiamenti rapidi, le più importanti sembrano però provenire da Inter e Roma, dove i due laboratori aperti sembrano denunciare lacune non secondarie.

Per quanto riguarda l’Inter, va detto che da undici anni non perdeva alla prima di campionato. Gasperini ha mandato in campo una squadra che prevedeva di lasciare in panchina Snejider, e già questo dice abbastanza. Una squadra schizofrenica, perché votata all’attacco ma con terzini cui si chiede di attaccare e punte cui si chiede di difendere non si va lontano. Se poi si aggiunge che far giocare a tre una difesa che non ha certo nella velocità la caratteristica principale significa invitare gli avversari al contropiede micidiale, allora davvero ci si candida fortemente alle figuracce. E seppure l’arbitro Brighi ha graziato due volte il Palermo, negando altri due rigori ai nerazzurri, i rosanero avebbero potuto segnarne almeno altri due, vista la disattenzione difensiva.

Insomma, o Gasperini non è un buon maestro, o i giocatori sono allievi scarsi. Fatto sta che in due mesi l’Inter ha perso identità di gioco e sicurezza psicologica. Sarà bene non fallire la prossima di Champions per il tecnico piemontese, perché è già stato redarguito da Moratti (che gli ha detto a chiare lettere di prepararsi a cambiare modulo se i risultati non arrivano) che medita solo quanto tempo ancora assegnargli.

La Roma di Luis Enrique ha in qualche modo problemi di natura simili, aggravati dal fatto che non dispone dell’intelaiatura complessiva dell’Inter. Il tourbillon di punte è stato inutile, perché a venti minuti dalla fine, quando si è sotto di un gol, proprio in virtù del numero di attaccanti in campo si smette il tic-toc con la palla bassa e lenta e si cercano profondità e verticalizzazioni, cross dalle fasce e penetrazioni centrali. Che senso ha continuare a tenere il bandolo del gioco se tanto non si arriva mai in porta? L’esclusione dall’Europa ha già messo in discussione le scelte del tecnico spagnolo ed eventuali ulteriori risultati negativi potrebbero aprire la strada ad un ripensamento generale sulla scelta di affidargli la squadra. Baldini arriva a Gennaio, ma se i risultati non arrivano prima, sarà difficile che Luis Enrique possa resistere fino a quel punto.

Una Lazio battagliera e per nulla in deferenza sul campo del Milan campione d’Italia permette di dire che quando Reja troverà il modo di sostenere il centrocampo, evitando di lasciare ai soli Ledesma e Brocchi il compito di rompere e costruire, la Lazio potrà davvero giocarsela con chiunque. L’estrema efficacia in zona gol di Cissè e Klose, se supportata dal centrocampo, può effettivamente determinare una qualità complessiva notevole.

Il Milan, che ha strategicamente lasciato riposare alcuni dei suoi big in vista dell’appuntamento di domani sera con il mitico Barca, non ha comunque risparmiato agli osservatori alcune perplessità. Prime tra tutte quelle legate allo stato di forma della sua difesa, Nesta su tutti. La seconda è la cifra complessiva del gioco, che è sembrato in involuzione rispetto allo scorso anno. Del resto, rinunciare a Pirlo e non sostituirlo, scegliendo la via muscolare alla vittoria, è una medaglia che presenta due facce. Si vedrà se Allegri saprà indicare per gennaio l’acquisto di un elemento che offra un’alternativa tecnica ai muscoli del centrocampo.

Il Napoli di Mazzarri ha esordito con grande piglio e offrendo spettacolo. L’intelaiatura della squadra, già notevole, si è quest’anno ulteriormente arricchita e l’unica incognita par essere quella legata alle energie da spendere in Champions, non avendo una panchina di particolare qualità. Ma se il tecnico saprà motivare la squadra come l’anno scorso, i partenopei risultaranno una piacevole conferma.

La Juventus di Conte ha esordito nel modo migliore. Il tecnico di scuola juventina sa quello che vuole e sa imporlo con pochi fronzoli, scegliendo panchinari e protagonisti senza andare tanto per il sottile. Aver acquistato Pirlo è stato il punto di svolta e la sua prestazione contro il Parma l’ha evidenziato. Ma va anche detto che la libertà della quale il regista bresciano ha goduto difficilmente verrà replicata nelle prossime partite. Ciò non toglie che i bianconeri hanno notevoli margini di crescita e sembra difficile che ripetano le tristi stagioni appena passate.

Buona la prima anche per Fiorentina e Udinese, la prima vittoriosa sul Bologna e l’altra sul Lecce. D’accordo, non stiamo parlando di avversari irresistibili, ma le due squadre confermano, ben oltre le ispaniche mode, di saper giocare per vincere pur non avendo fuoriclasse. Il tesoro, in questo caso, sta in panchina.

 

 

 

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