di Roberta Folatti

Tra risate e teste mozzate

Avvertenza preliminare: trattasi di un film dell’orrore o perlomeno di qualcosa di studiato per fare paura, per tenere in tensione costante lo spettatore. Detto questo, Severance –Tagli al personale è un gradino superiore a un banale horror, perchè l’ironia e il tocco da commedia gli regalano un certo appeal anche per i non amanti del genere. Inoltre la scelta di ambientare la terrorizzante avventura tra i dipendenti di una ditta che fornisce armi a mezzo mondo, e per giunta in un paese in cui questa ditta ha combinato affari poco chiari, rende la vicenda un pochino più intrigante.

di Roberta Folatti

Il mistero del serpente che addormenta

E’ tormentato da una dermatosi atipica il commissario Sanzio, male dalle cause indefinite, molto probabilmente di origine psicologica. Sì, perché dietro la sua apparente indolenza meridionale e un appiattimento emotivo che da principio irrita, quell’uomo scontroso nasconde una sensibilità facile ad infiammarsi. E un nutrito numero di grovigli familiari.

Toni Servillo tratteggia con la consueta maestria la figura del poliziotto protagonista de La ragazza del lago, un ruvido commissario che ha passato vent’anni alla Omicidi e ora si è rintanato in una zona di provincia - scelta poco comprensibile ai colleghi che lo stimano.

di Roberta Folatti

I dolori di un disinvolto pescecane

Un’occasione sprecata. Firmato da uno dei registi italiani più promettenti, L’ora di punta avrebbe potuto essere la bella sorpresa della Mostra del cinema di Venezia ma – bisogna dirlo – ha mancato completamente il bersaglio. Vincenzo Marra, autore dell’apprezzato “Tornando a casa” e del bel documentario “L’udienza è aperta”, sembra aver smarrito la sua vena di originalità. O peggio averla tradita.

di Roberta Folatti

Respiro di vita o di morte

Quello di Kim-Ki-Duk è un cinema che sfida lo spettatore, lo pungola, lo sollecita. Lo conduce in territori inusuali, sacrificando la parola a vantaggio di altri sensi. E delle emozioni.
Il regista sudcoreano afferma di ispirarsi alla pittura, in particolare a quella di Egon Schiele, e parla del suo cinema come di un “dialogo fatto di immagini”. Il suo ultimo film Soffio (breath in inglese, quindi respiro) è stato girato in tempi brevissimi e ha diviso i critici. Qualcuno lo accusa di aver capito cosa si aspetta da lui il pubblico europeo e di ripetersi in modo ormai artefatto, spacciando per creatività l’autopromozione del proprio stile. Un po’ di verità in questi appunti critici probabilmente c’è, ma “Soffio” è comunque un’esperienza diversa, straniante, che colpisce e ipnotizza. La consiglio soprattutto a chi solitamente sceglie film che stanno in piedi grazie agli effetti speciali e ai colpi di scena.

di Roberta Folatti

Quanta paura fa l’estraneo

E’ uno dei film italiani da non perdere quest’anno, ma ha avuto ed ha grossi problemi distributivi quindi non è facile trovarlo in sala. Il passaparola e il consenso dei cinefili, oltre ai numerosi premi vinti, lo stanno però tenendo in vita, per sapere dove viene proiettato in questa fine estate scarsa di bei titoli, consultate il sito www.ilventofailsuogiro.it ).


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