Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Rosa Ana De Santis

In Europa il cancro rappresenta ormai un’epidemia vera e propria, ed anche un allarme in termini di costi economici. I numeri diffusi in occasione del congresso della Società Europea di Oncologia Medica svoltosi a Vienna, non lasciano scampo. Centoventiquattro miliardi all’anno i costi della malattia oncologica, che è la seconda per mortalità. L’invecchiamento progressivo della popolazione porterà i tumori maligni ad essere i primi killer, in testa rispetto al record oggi detenuto dalle patologie cardiovascolari.

Numerosi i costi di terapie e farmaci non rimborsati dall’assistenza diretta, il calo di produttività nei posti di lavoro, la mortalità prematura, l’assistenza domiciliare. E’ tutto questo che porta il conto pro capite del cancro a salire sui 240 euro. E’ il cancro al seno il più costoso, mentre quello al polmone rappresenta il danno economico più grande a causa della mortalità prematura.

Il primo passo fondamentale è quello di stabilire un confronto sistematico tra i vari paesi dell’ Unione Europea per una gestione più omogenea e unitaria dei dati epidemiologici e dei protocolli. Non possono esserci disparità troppo grandi, né sul fronte delle cure né su quello della spesa, dovuto quasi sempre però, come dimenticarsene, alla differenza di status socio-economico dei paesi coinvolti. Inutile stigmatizzare le differenze siderali tra una Germania e una Lituania.

Sul fronte invece della forte diffusione del cancro, sempre più spesso anche tra i giovani, il monito unanime dei 15 mila esperti riuniti a congresso è di portare fondi alla ricerca medica. Un invito che si teme sarà disatteso data la crisi incombente, specialmente sul Sud Europa, e la ricetta dei tagli alla spesa pubblica che vedrà penalizzati i programmi di screening previsti dai sistemi sanitari nazionali. Proprio quelli che dovrebbero essere potenziati, estesi e implementati. Basta guardare all’Italia e al Sud e al fatto che non tutte le regioni sono coperte dallo screening mammografico e da quello del vaccino HpV contro le infezioni precancerose del collo dell’utero.

Un tema di salute pubblica così importante e con un impatto generale - anche numerico - così severo obbligherebbe la politica nazionale di ogni paese europeo a investire maggiori risorse, indirizzando la spending review su altre voci di bilancio.

Se è vero che molta incidenza con una precocità del cancro è dovuta ad abitudini di vita sbagliate e alla quasi scomparsa della prevenzione primaria (alimentazione, sport) per stili di vita inadeguati, è vero anche che non si può trovare in questo aspetto, pure cosi importante, l’unica motivazione e il comodo alibi per non parlare delle questioni politiche ed economiche che sono determinanti, mai come ora visto il tempo di crisi, per la salute pubblica e per gli screening proposti alla popolazione generale.

Basti pensare alla possibilità, carente e non democraticamente diffusa, di accedere alla prevenzione secondaria (ovvero ai controlli diagnostici periodici) in tempi rapidi e a costi sostenibili, ai - purtroppo spesso - diversi livelli di qualità e specializzazione dei trattamenti terapeutici per le malattie oncologiche da paese a paese, da regione a regione e, infine, soprattutto alla situazione in cui versa la ricerca, specie in alcuni paesi dell’Unione Europea, Italia in testa.

Pochi e spesso inconsistenti gli sforzi che vanno nella direzione di finanziare il lavoro dei ricercatori. In questa indolenza continua indisturbato il flagello dei tumori: meno mortalità, ma crescente morbilità. I numeri del 2012 dicono che nell’anno in corso, in Europa,  stimeremo 1,3 milioni di morti per tumore mentre ai nuovi malati si toglie a piccole dosi la speranza di cura,  riducendo all’elemosina il sostegno pubblico alla scienza. Per lasciarlo a qualche privato farmaceutico interessato con il doppio svantaggio di aver depauperato il pubblico di un’occasione di crescita e di eccellenza, e un po’ tutti di una legittima speranza.

 

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