Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Rosa Ana De Santis

L’ultimo episodio di violenza giovanile viene dalle pagine della cronaca di Torino. E’ il quotidiano La Stampa del 3 aprile scorso a riportare il caso accaduto durante una gita a Roma di un liceo di Cuneo. Un ragazzo assalito e accerchiato, “denudato, deriso e addobbato”. Ripreso, soprattutto. Un video che nessun genitore vorrebbe mai vedere.

I ragazzotti del tempo degli smartphone, d’altro canto, non fanno nulla senza riprendersi, senza scattare foto e selfie, senza far girare video e immortalare le gesta di quello che ormai è a pieno titolo materia di lavoro per psicoterapeuti, docenti e genitori: il bullismo. C’è stato bisogno di trovargli un nome ad hoc e di impegnare una direttiva del Ministero dell’Istruzione.

L’episodio in questione ha però un’aggravante. Al provvedimento della preside di sospendere i ragazzi, i genitori si sono ribellati difendendo la “bravata” da qualsiasi accostamento con il bullismo. Malmenare un giovane inerme, depilarlo, acconciarlo e denigrarlo e riprenderlo contro la sua volontà, è una “bravata” secondo costoro. Una sorta di nonnismo giovanile bonario e cameratesco.

Eppure il confine tra la “presa in giro” che ha fatto parte dell’infanzia di chiunque e il connubio di violenza fisica e psicologica che porta a parlare di bullismo come di una violenza specifica, con dei tratti patologici e con l’aggravante di un narcisismo annesso, quello che porta a filmare e a diffondere sui social network, che trasforma tutto in spettacolo, i carnefici in eroi e le vittime in maschere da reality, è ben altra cosa e un vago “senso comune” dovrebbe bastare a coglierne il discrimine. O forse, verrebbe da dire, se l’asticella della differenza si è spostata al ribasso, è proprio per il processo di normalizzazione di cui questi genitori sono tristemente protagonisti.

Era bulla la ragazza che aveva picchiato a Sestri Ponente, a marzo scorso, una ragazzina di dodici anni. Una sequenza video agghiacciante con un cordone di adolescenti spettatori imbelli che bulli, a voler vedere bene le cose, lo erano altrettanto, quanto la ragazza che sferrava calci e pugni. La ragazza protagonista dell’aggressione è una ragazza dalla storia difficile, casa famiglia e sbandamenti vari. Non un’attenuante, ma una spiegazione.

Quella che rimane difficile da comprendere è quando i genitori ci sono. Ci sono dietro le baby prostitute dei Parioli, ci sono dietro ai balordi che hanno violentato con un compressore un adolescente nel napoletano. Ci sono dietro ai liceali di Cuneo. E tutti sono orientati a normalizzare, a non cogliere inorriditi la gravità del reato. Questo il dato migliore e peggiore che andrebbe indagato a dovere.

Sorprende il ritratto della famiglia italiana che ne emerge. Merita una riflessione in più il quadro che ne esce e l’ipoteca altissima che cresce sulle future generazioni. In un clima di retorica sul giovanilismo a tutti i costi forse sarebbe salubre un ripartire dai fatti, da alcuni, e osservare bene i propri figli.

Le cui colpe non necessariamente hanno nei genitori la loro ratio, ma che nell’operazione di assoluzione facile che questi avallano, delegando a uno psicologo d’ufficio ogni faticosa indagine, trovano senz’altro la loro assenza di riscatto e la loro definitiva condanna a non avere un futuro degno.

Se i cellulari venissero sequestrati all’ingresso in aula, se le interrogazioni tornassero al loro rigore, se i genitori non avessero parola sulla didattica e se tutto fosse meno “partecipato” e più “gerarchizzato”.

Se le libertà non fossero diventate la bandiera che trasforma gli adolescenti in uomini e donne anzitempo, invertendo i ruoli. Se si tornasse un po’ indietro, semplificando anche un po’ talune ossessioni comportamentali, non si avrebbe più bisogno di “raccontare” gli adolescenti come una popolazione speciale, quasi una categoria protetta vessata di problemi a degli ignari genitori.

L’auspicio è che diminuendo la retorica del futuro e investendo nel welfare si consenta meglio ai genitori di crescersi i figli. Come era un tempo, quando la rottamazione ad ogni costo e di tutto non era di moda.


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