Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Tania Careddu

Si definisce matrimonio forzato “un matrimonio in cui uno o entrambi gli sposi non consentono al matrimonio e viene esercitata una costrizione. La costrizione può includere la pressione fisica, psicologica, finanziaria, sessuale ed emotiva”, dice il Forred Marriage Unit, l’unità del Governo inglese, incaricata, dal 2005, di seguire il fenomeno. Una forma di violenza. Della libertà.

Che sempre riferita alla soggettività, rende complessa la quantificazione del fenomeno: la stima soggettiva, appunto, del grado di coercizione, il problema della sottodichiarazione, il fatto che le persone coinvolte possano sentirsi stigmatizzate socialmente, l’opposizione delle vittime a denunciare membri della famiglia e della propria comunità, insieme all’assenza di un certificato di nascita e alla carenza di basi di rilevamento, rendono i dati poco generalizzabili e poco ‘degni’ di rappresentatività statistica.

Ebbene, si può però, dire con certezza che, secondo i numeri Onu, sono sessanta milioni le unioni forzate, che riguardano ragazze giovanissime, spesso bambine sotto i quindici anni, in qualche caso ne hanno dodici di anni e in altri addirittura nove; sono centoquarantasei i Paesi nei quali le ragazze possono sposarsi prima dei diciotto anni e in ben cinquantadue possono farlo prima dei quindici.

Dagli scarsi dati a disposizione in Italia, invece, relativi alle comunità immigrate alla fine del 2012, tra le popolazioni esposte a rischio, ai primi posti i Paesi del Sud est asiatico - Bangladesh, Pakistan, India, Sri Lanka - in cui il 46 per cento delle adolescenti sotto i diciotto anni è sposata; alcuni Paesi africani - Senegal, Nigeria, Ghana, Egitto - con il 18 per cento delle bambine costrette a questa pratica; Marocco e Albania, le comunità più numerose nel Belpaese, sono Paesi a rischio per la presenza massiccia di donne e di seconde generazioni.

Delle quali, però, duemila (nate in Italia) vengono rispedite nel Paese d’origine per contrarre il matrimonio (precoce). E costrette a sottostare alle norme sociali dominanti, al ‘modello familiare’ e ai relativi ‘valori’ che in esso sono riconosciuti, quali oggetto di tutela della società, alle diseguaglianze di genere che assegnano alla donna un ruolo inferiore rispetto agli uomini, decurtando i loro diritti dentro la famiglia e nei più ampi sistemi sociali e culturali in cui tornano (obbligatoriamente) a vivere.

Utilizzata come strategia di sopravvivenza dalle comunità vulnerabili durante i conflitti, le crisi economiche e i disastri naturali, la pratica del matrimonio forzato è sempre ‘incoraggiata’ dalle famiglie come rimedio alla povertà, come mezzo per ‘liberarsi’ delle figlie poco ‘produttive’, per assicurare loro un futuro migliore sia economicamente sia socialmente. Ma privandole di ogni diritto: all’infanzia, al gioco, allo studio, alla possibilità di scegliere e a quella di amare. Schiave di padri prima, di mariti, cognate e suocere poi.

Di più: a un’alta percentuale di matrimoni forzati corrisponde, ca va sans dire, un’alta percentuale di madri bambine: ventimila adolescenti sotto i diciotto anni partoriscono ogni giorno e due milioni sotto i quindici. Con un’alta possibilità di mortalità: circa settantamila minorenni muoiono per cause collegate alla gravidanza e al parto. Con conseguenze pure sulla prole: chi nasce da madre bambina ha un’elevata probabilità di morire in età neonatale e, quando sopravvive, corre maggiori rischi di denutrizione e di ritardi fisici o cognitivi. Ed è proprio la conoscenza che può salvare il mondo.

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