Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Tania Careddu

Educativa ed economica: due povertà che si alimentano reciprocamente. Carenza di risorse economiche, uguale a disuguaglianze di opportunità educative. Va da sé (o quasi) che bambini nati in contesti socio-economici disagiati possano essere vittime di povertà cognitiva. E così un terzo dei minori di quindici anni che vive in famiglie con un basso livello socio-economico non raggiunge le competenze minime in matematica e lettura, rispetto a meno del 10 per cento dei coetanei cresciuti in contesti famigliari con uno status socio-economico più elevato.

Che, odioso a dirsi, fa la differenza anche sulle possibilità di fruire di diversi stimoli ricreativi e culturali. Perché, essere poveri in Italia significa, anche, non avere l’opportunità di diventare grandi attraverso lo sport, il contatto con la bellezza e la cultura: il 64 per cento dei bambini è in condizioni di deprivazione ricreativo-culturale.

Più al Sud e nelle Isole, le regioni d’Europa con le più alte percentuali in termini di abbandono di chicchessia percorso formativo. Il 15 per cento dei ragazzi italiani tra i diciotto e i ventiquattro anni non consegue il diploma di scuola superiore. E, le differenze a livello territoriale, a parità di reddito dei genitori, testimoniano come la scuola e altri interventi educativi compensino gli effetti negativi sulle competenze cognitive.

Così un minore che vive in Calabria, Sicilia, Campania, Sardegna, Basilicata e Molise ha il triplo di probabilità di non raggiungere le competenze di base in matematica rispetto, per esempio, a un coetaneo della Provincia Autonoma di Trento. Che, insieme al Veneto, al Friuli Venezia Giulia, al Piemonte e alla Valle d’Aosta, misura valori percentuali sotto il 15 per cento relativamente agli adolescenti che non raggiungono le conoscenze minime. A testimonianza del fatto che l’offerta educativa (che sopperisce alla penuria originaria) deve essere di qualità. Già dai servizi educativi per la prima infanzia: possono contribuire a dare uguali opportunità a bambini nati in contesti svantaggiati.

Perché “la povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere”, sottolinea Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa Save the Children, in occasione della presentazione del Rapporto "Illuminiamo il futuro".

Cosa fare per ridurre le distanze? La Milano sostiene che “le enormi diseguaglianze che oggi colpiscono i bambini e i ragazzi in Italia vanno superate attivando subito un piano di contrasto alla povertà minorile e potenziando l’offerta di servizi educativi di qualità: i dati ci dimostrano che i servizi per la prima infanzia, le scuole attrezzate, le attività ricreative e culturali possono spezzare le catene intergenerazionali della povertà”.

“I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita”, sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. Che aggiunge: “La povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate - non dimentichiamo che in Italia più di un minore su dieci vive in condizioni di povertà estrema - e aggrava e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e di impoverimento già presenti nel nucleo familiare”. Perché essere poveri da piccoli ha conseguenze più negative (e di lungo periodo) che diventarci da grandi.


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