Sono dieci le criticità nel sistema di protezione dell’infanzia che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha denunciato in occasione della presentazione della Relazione annuale a Palazzo Madama, qualche giorno fa. Dall’emergenza educativa alla salute mentale degli adolescenti. Dai diritti dei ragazzi fuori famiglia a quelli figli di genitori separati. Dai minori stranieri non accompagnati all’ordinamento penitenziario minorile. Dalle violenze sui bambini alle povertà minorili, che coinvolgono un milione e duecentonovantaduemila under diciotto.

 

 

Tra le lacune perduranti, c’è la mancata individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali dei minorenni che impedisce uguaglianza e pari opportunità. E, anche, la mancanza di un sistema di rilevazione dei dati dei minori maltrattati che ostacola interventi mirati di prevenzione e contrasto. Adulti sempre più distratti o assenti e adolescenti sempre più soli restituiscono “una realtà quotidiana (che) ci consegna storie di violenza messa in atto da adolescenti, bullismo anche nei confronti degli adulti”, dice la Garante, Filomena Albano.

 

Se non si intraprende un “percorso che valorizzi l’ascolto, la partecipazione e la costruzione dell’autonomia dei ragazzi”, il rischio è l’infittirsi di quella fascia di adolescenti “invisibili, poco intercettati e particolarmente vulnerabili”: è lo sfociare in problemi legati alla salute mentale che, spesso, conduce alla solitudine delle famiglie pure per l’assenza di diagnosi precoci e di prese in carico tempestive”.

 

E c’è da colmare una lacuna, quella dell’introduzione di un ordinamento penitenziario minorile che possa assicurare ai ragazzi “progetti educativi individualizzati, sia per chi compie un percorso in istituto di pena sia per chi è sottoposto a misure all’esterno. Inoltre, è opportuno attivare una rete sul territorio per favorire il reinserimento dei ragazzi: è auspicabile che le misure penali siano eseguite nel luogo di vita, qualora ciò sia possibile e funzionale ai minorenni, per poter preservare i legami affettivi”, si legge nel documento della Garante.

 

Legami che, secondo uno studio condotto dalla Consulta delle associazioni e delle organizzazioni, trovano, anche, ostacoli alla continuità nei minori in affido famigliare, ai quali va garantita, oltremodo, la continuità negli studi, agevolando l’iscrizione alla scuola in corso d’anno, la scelta delle classi e i trasferimenti di alunni e alunne in affido famigliare.

 

E, per i figli di genitori separati, sarebbero necessari “interventi in cui i bambini e i ragazzi possono parlare, condividere pensieri ed emozioni, individuare le risorse per superare il ‘lutto’ della separazione attraverso il gioco, il disegno e altre attività con l’aiuto di professionisti specializzati”, prosegue l’intervento. “Perché senza una famiglia, senza adulti fidati di riferimento, questi minorenni (quelli stranieri non accompagnati, ndr) sono i più vulnerabili tra i vulnerabili: più di nove su dieci dei ragazzi scomparsi in Italia, ad esempio, sono minori stranieri non accompagnati”.

 

Il cui numero sta diminuendo – da diciottomila e trecento nel 2017 a poco più di tredicimila e quattrocento nell’aprile 2018 – ma che continuano a essere concentrati, per il 42 per cento, in Sicilia: occorre una loro uniforme distribuzione sul territorio nazionale, per una più sostanziosa integrazione, così come uniformi prassi in tutte le questure italiane. Perché “i diritti o sono di tutti o sono di nessuno”. Parola dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

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