di Luca Mazzucato

NEW YORK. Le foto dei contractors americani della ArmorGroup, ubriachi, nudi e dediti a pratiche sessuali a bordo piscina, hanno fatto il giro del mondo in un baleno e stanno provocando reazioni a catena a Washington. A mezza strada tra Villa Certosa e “Il signore delle mosche”, i responsabili della società di mercenari che gestisce la sicurezza dell'ambasciata americana a Kabul, hanno sistematicamente abusato e minacciato i 450 dipendenti americani e il personale locale afghano lungo un periodo di due anni. Il contratto da 189 milioni di dollari della ArmorGroup, rinnovato due volte da un Pentagono già al corrente di questi episodi, è ora sotto scrutinio. Con il consenso per la guerra in caduta libera, lo scandalo sta spingendo l'ala più liberale dei democratici a parlare di una exit strategy dall'Afghanistan, a cui per il momento Obama si oppone fermamente.

di Eugenio Roscini Vitali

Il via al cemento è la risposta del ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, alle richieste dell’amministrazione americana, che da mesi insiste per ottenere da Israele un chiaro impegno a congelare la colonizzazione in Cisgiordania. Cinquecento nuovi alloggi che verranno costruiti in zone già strappate ai palestinesi; quartieri a ridosso delle città - colonia che il governo considera propaggini del territorio israeliano e quindi, come tali, appartenenti al così detto “versante israeliano della barriera di sicurezza”. Un modo strano di interpretare il diritto e la geografia ma efficace e per mettere a tacere i “falchi” della destra ultraortodossa e sionista che tengono in scacco il governo e che in cambio sono disposti a chiudere un occhio sull’impegno preso da Netanyahu con gli Stati Uniti su una “moratoria” alla colonizzazione.

di Michele Paris

Le elezioni del 30 agosto scorso per rinnovare i 480 seggi della Camera Bassa della Dieta Nazionale giapponese, come è ormai noto, hanno portato al potere il Partito Democratico (DPJ) di Yukio Hatoyama, ponendo fine al dominio quasi ininterrotto per oltre cinquant’anni del Partito Liberal Democratico (LDP) del primo ministro uscente Taro Aso. Nonostante l’entusiasmo del trionfo, peraltro ampiamente determinato dalla situazione economica e dalla profonda impopolarità del governo conservatore in carica, abbia alimentato qualche speranza per un possibile spostamento a sinistra del quadro politico nipponico, i primi segnali lanciati dai leader del partito vincente e dai candidati ad entrare nel gabinetto in fieri non promettono nulla di buono.

di Michele Paris

Sono molte le critiche piovute in questi mesi da sinistra su Obama per non aver definitivamente abbandonato i metodi discutibili, quando non palesemente illegali, della precedente amministrazione nella lotta al terrorismo. Uno di questi rimproveri riguarda il mancato adeguamento del governo americano a numerose ordinanze di giudici federali che hanno disposto la liberazione di detenuti nel famigerato carcere di Guantánamo. La maggior parte dei sospettati di terrorismo, ai quali è stato garantito il diritto di habeas corpus e la cui detenzione è stata riconosciuta come illegittima, risultano infatti ancora alloggiati presso la base navale americana in territorio cubano, con il sistema giudiziario tristemente privo di strumenti concreti per applicare le proprie sentenze.

di Raffaele Matteotti

Dopo otto anni di occupazione dell'Afghanistan la situazione è quantomai caotica e fallimentare. Il presidente Karzai, secondo l'ONU, ha truccato le elezioni, senza peraltro riuscirci troppo bene. E’ ormai fin troppo evidente che la situazione nel paese stia sfuggendo al controllo degli occupanti. Che Karzai alla fine riesca a vincere le elezioni oppure no, gli Stati Uniti affideranno il paese ad un governo parallelo, perché il presidente uscente ha ormai perso la fiducia di Washington e il suo principale concorrente ne ha ancora meno. Karzai peraltro non ha mai governato oltre la capitale, il soprannome di “sindaco di Kabul” se l'è assicurato proprio perché la sua autorità non si estende oltre i confini della capitale.


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