Il “piano di pace” lanciato lunedì a Washington dai due partner nel genocidio palestinese, Trump e Netanyahu, non rappresenta in nessun modo una proposta di accordo serio per mettere fine alle atrocità nella striscia e costruire una prospettiva di futuro dignitoso per i suoi abitanti. È perciò possibile che Hamas finirà per respingere l’offerta della Casa Bianca, anche perché comporterebbe la resa totale e la completa sottomissione palestinese allo stato occupante. Oltretutto, anche l’eventuale accettazione del piano non garantirebbe lo stop di violenza e distruzione, dal momento che il regime sionista avrebbe totale libertà di azione per riprendere le operazioni militari e completare la “pulizia” di Gaza.

I risultati delle elezioni parlamentari di domenica in Moldavia non sono mai stati realmente in dubbio nonostante i sondaggi più credibili indicassero seri problemi di tenuta per l’ultra-screditato partito europeista di governo della presidente/marionetta dell’UE, Maia Sandu. Come ampiamente previsto, le autorità del paese ex sovietico sono infatti intervenute pesantemente nel processo elettorale, orientando il voto verso l’esito desiderato, così come era accaduto almeno nelle due precedenti consultazioni: il referendum per l’adesione all’UE e le presidenziali del 2024. Nonostante una realtà manipolata in maniera decisiva per mantenere la Moldova nell’orbita occidentale, media e governi europei avevano denunciato nelle ultime settimane il pericolo mortale delle “interferenze” russe, dando vita alla collaudata campagna di propaganda per attribuire sostanzialmente al Cremlino quelle stesse manovre da loro implementate al fine di rendere di fatto superflua la libera espressione del voto degli elettori moldavi.

Nei giorni scorsi le Nazioni Unite sono salite alla ribalta con un’Assemblea Generale convocata per prendere parola e ipotizzare azioni a difesa del popolo palestinese, sotto l’attacco genocida israeliano e per dare uno stop a Tel Aviv nelle sue pretese coloniali di annessione della Cisgiordania. Una citazione a parte la merita lo show delirante di Trump, che tra l’imbarazzo generale ha citato guerre inventate, si è attribuito meriti inesistenti, ha sfornato miti di fantasia e minacciato cose che non può mantenere. E’ stata la rappresentazione di come la cosiddetta post verità (termine educato per non dire menzogne) sia ormai la parte consistente della narrazione del fascismo USA 3.0.

Le elezioni parlamentari di domenica prossima in Moldavia e l’autentico terrore dell’Europa per la possibile sconfitta del partito di governo, che ne proietta gli interessi nel paese ex sovietico, hanno fatto scattare un vero e proprio tsunami di disinformazione e una ferocissima caccia alle streghe contro le presunte interferenze russe. La Moldavia condivide più di 1.200 chilometri di confine con l’Ucraina e la sua regione “ribelle” orientale della Transnistria ospita un contingente militare di Mosca, più che mai fondamentale per impedire ritorsioni simili a quelle riservate dal regime golpista post-Maidan alle popolazioni russofone del Donbass a partire dal 2014. Questa realtà logistica, politica e strategica rende il paese un avamposto cruciale per l’Europa e, sia pure tra i tentennamenti di Trump, per gli Stati Uniti nella guerra in Ucraina e nel quadro delle provocazioni contro la Russia. Ragioni sufficienti, come dimostra l’esempio delle presidenziali rumene dello scorso anno, per prevedere che il democraticissimo Occidente non permetterà un risultato diverso dalla vittoria del presidente-fantoccio, Maia Sandu, e del suo partito europeista di Azione e Solidarietà (PAS).

L’autorizzazione all’uso della forza militare concessa dal Congresso americano al presidente George W. Bush dopo l’11 settembre 2001 ha fornito il pretesto per oltre due decenni alla sua e alle successive amministrazioni per scatenare guerre o condurre attacchi mirati in Medio Oriente e in Africa che, molto spesso, nulla avevano a che fare con la “lotta al terrorismo” di matrice qaedista. Con il rapido avanzare del declino degli Stati Uniti e il conseguente disperato tentativo di conservare la loro influenza attraverso la forza militare, una misura simile è attualmente in discussione a Washington per consentire alla Casa Bianca di attaccare senza nessun fondamento legale letteralmente decine di altri paesi. In questa versione aggiornata della cosiddetta “AUMF” (Autorizzazione all’Uso della Forza Militare), che delega di fatto all’esecutivo un potere cruciale assegnato dalla Costituzione a quello legislativo, il fantasma da combattere sono ora i cartelli della droga, ovvero il “narco-terrorismo”.


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