di mazzetta

Nella totale indifferenza dei media occidentali il Senato americano ha dato il suo consenso allo storico accordo nucleare tra USA ed India. Il provvedimento è stato passato nella sessione detta “dell’anatra zoppa”, due giorni nei quali il vecchio Senato ormai scaduto ha approvato gli ultimi provvedimenti prima di entrare in una fase di latenza fino a quando, a gennaio, non si insedieranno i nuovi senatori (e la nuova maggioranza) usciti vincitori dalle elezioni di mid-term. Il fatto che all’accordo indo-americano sia stata riservata una corsia preferenziale e che esso abbia concluso il suo iter parlamentare con il voto di senatori non più confermati, non rappresenta una forzatura dei repubblicani, in quanto l’accordo ha un robusto sostegno bipartisan (85 voti a favore contro 12 al Senato). Al contrario l’accordo sembra essere considerato l’unica cosa buona fatta in politica estera dall’amministrazione Bush; almeno dal punto di vista americano.

di Carlo Benedetti

Dopo la “campagna” sulle famose “armi di distruzione di massa” – che è servita a Bush per scatenare la guerra contro l’Iraq – parte ora una nuova fase che, questa volta, potrebbe trovare la diretta sponsorizzazione delle Nazioni Unite. Sede dell’operazione strategica è infatti l’Onu, che con il suo segretario generale Kofi Annan riunisce a Ginevra una conferenza dedicata alla “Convenzione sulle armi biologiche”. Tutto avviene su sollecitazione del Pentagono che decide di spostare l’attenzione dalle “armi” cercate in Iraq (e non trovate…) verso una nuova caccia agli armamenti biologici.

di Luca Mazzucato

Dopo molte fumate nere, sono ripresi nelle ultime settimane i colloqui tra Hamas e Fatah per la formazione del nuovo governo dell'Autorità Nazionale Palestinese, mentre i dipendenti pubblici palestinesi, appartenenti a Fatah, scioperano da mesi contro il governo Hamas. Abbiamo un parere sul nuovo accordo tra Hamas e Fatah e un'analisi della situazione a Roger Heacock, professore di Relazioni Internazionali all'Università di Birzeit, Ramallah, Heacock, afferma che la strategia di paralizzare la West Bank e Gaza con scioperi e manifestazioni, attuata da Fatah, fa parte di un tentativo di colpo di stato, che la leadership di Abu Mazen ha cercato invano di perseguire, sull'esempio delle giunte militari sudamericane. Il golpe tuttavia non è riuscito perché la società civile è compatta e vuole l'unità nazionale contro l'Occupazione.

di Cinzia Frassi

La questione energetica è indubbiamente uno degli elementi sui quali si basano le strategie che vedono confrontarsi a livello internazionale le principali potenze mondiali. Stati Uniti, Russia, Europa, asse asiatico e mediorientale con l’aggiunta del gruppo dei paesi sudamericani, sono impegnati nell’incrementare o consolidare la cooperazione con paesi più o meno già schierati. Queste strategie operano nel settore nucleare anche quale strumento per incidere sugli assetti geopolitici internazionali, in un intrecciarsi e sovrapporsi di intenti e finalità.

di Carlo Benedetti

Gli americani, un tempo dall’altra parte della barricata, scendono ad Hanoi, stabiliscono un contatto con la dirigenza del paese “nemico” e firmano un protocollo che apre alla Russia la strada per l'ingresso nel Wto. I russi arrivano nella capitale vietnamita: incassano un buon risultato sulla via del rafforzamento economico a livello internazionale e rilanciano, nello stesso tempo, contatti ed accordi con un paese come la Cina. I vietnamiti, padroni di casa e già membri del Wto, approfittano della grande occasione (il Vertice dell'Apec, Asia-Pacific Economic Cooperation, con i leader dei 21 Paesi membri) e ottengono la liberalizzazione degli scambi mondiali. E nello stesso tempo un’investitura di grande valore perché Hanoi è elevata al rango di capitale di una diplomazia destinata a disegnare nuovi confini alla geopolitica. Questo, in sintesi, il risultato ottenuto in un Vietnam dove tutti - a livello di diplomazia ed economia - hanno registrato le loro vittorie.


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