di Carlo Benedetti

Ha preso avvio con una combinazione di fantasia e di sorprendenti intuizioni la "campagna d'Africa" di Putin. E la meta prescelta non è casuale tanto che il leader russo si è preparato anche dal punto di vista storico-etnografico rivedendo, nella riservata saletta del cinema del Cremlino, un film di Bennet del 1950 intitolato "Le miniere di re Salomone". Era l'avventura di un esploratore alla ricerca delle favolose miniere diamantifere dell'Africa. E Putin oggi - prevedendo la sua uscita dal Cremlino alla scadenza del mandato - cerca di preparare la successione a se stesso garantendosi un posto nell'olimpo delle nuove oligarchie russe. Per questo oltre al petrolio e al gas vuole inserire nella sua corona anche i diamanti. Tanto più che quelli della Russia sembrano allontanarsi dal suo controllo.

mazzetta

L’ultimo bilancio azzardato sul numero delle vittime della guerra in Iraq eccede il mezzo milione di iracheni che non vedranno mai la democrazia in formato export di Mr. Bush. A questi vanno aggiunti un numero ancora meno precisabile di morti in Afghanistan, quasi tremila soldati americani uccisi, trentamila feriti rimasti invalidi e un numero imprecisato di contractors. Il piano della Casa Bianca procede senza intoppi e il mondo ancora fatica ad afferrare il senso di quanto accaduto. Gran parte dei costituenti le pubbliche opinioni occidentali (cittadini americani, dei paesi “volonterosi” e altri) ha realizzato che la Casa Bianca abbia operato una enorme mistificazione per piazzarsi a Baghdad e che le cose vadano male per una serie di concause; tra le prime gli “errori” nel gestire l’occupazione e la scarsa qualità dell’amministrazione USA.

di Marco Dugini

Con un discorso della serie “compagne e compagni”, Wu Bangguo, dinnanzi al Comitato permanente della conferenza consultiva politica del popolo cinese, da lui presieduto, ha sancito ufficialmente l’avvio di una terza rivoluzione che cambierà per l’ennesima volta il volto della Cina. Perché nel paese asiatico ogni serio cambiamento ha una dimensione così enorme in termini di ricaduta materiale, che la parola riforma sembra così minuta e timida al suo cospetto. E così dopo la “rivoluzione culturale” di Mao, fallita nel suo volgere in estremismo nichilista, e dopo la restaurazione burocratico-moderata di Deng Xiaoping, che con il suo celebre discorso alla fine degli anni settanta “arricchirsi è glorioso” inaugurò il modello di capitalismo-rosso calato dall’alto con piccole riforme economiche, ecco che il nuovo Presidente Hu Jintao si è impegnato nel far approvare dal Politburo la decisione del Comitato centrale del Pcc, che impegna la Cina verso il progetto di edificazione di una “società armoniosa socialista” entro il 2020.

di Giovanni Gnazzi

Potranno essere torturati. Non avranno diritto all’assistenza legale. Le prove a loro carico rimarranno segrete, né dopo una eventuale sentenza dei Tribunali, potranno ricorrere in appello. La firma del Presidente Gorge W. Bush sulla legge che autorizza la tortura come metodo d’interrogatorio, denominata “Legge sulle Commissioni Militari”, cancella, oltre ogni ragionevole convincimento, la storia giuridica degli Stati Uniti dall’inizio del ‘900 ad oggi. Con la trasformazione in legge della pratica della tortura, infatti, gli Stati Uniti escono dalla loro stessa storia e si avviano, con piglio e foga degni di nota, nell’alveo dei paesi che piegano i principi giurisprudenziali e le regole della convivenza civile a elementi subordinati alle scelte politiche dell’Amministrazione che li governa. Non ci si trova più di fronte ad un governo che rispetta le leggi ed il dettato Costituzionale sul quale ha giurato, ma ad una Costituzione che viene manipolata e stravolta in funzione delle esigenze politiche di chi governa. La nuova legge rende carta straccia tutte le convenzioni internazionali e buona parte dello stesso diritto statunitense.

di Carlo Benedetti

L’allarme sembra rientrato. Resta la paura e restano molte incognite. Perché quanto avvenuto in Bulgaria nella centrale nucleare di Kozlodui, sulle rive del “bel Danubio blu”, è ancora un mistero. Tutto avviene all’inizio del mese, ma solo ora l’opinione pubblica locale e il mondo intero vengono a conoscenza dei primi fatti; vale a dire che la centrale atomica (quattro dei sei reattori realizzati dall’Urss una ventina d’anni fa) ha registrato una fuoriuscita di sostanze radioattive da una tubazione ad alta pressione. La cronaca di quelle tragiche ore è oggi ricostruita e ricorda paurosamente uno scenario già visto con Cernobyl, quando le autorità sovietiche – era il 26 aprile 1986 – cercarono con tutti i mezzi di nascondere al mondo la portata del disastro. Ed ecco i fatti che, nonostante la “blindatura” bulgara, vengono alla luce.


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