Come previsto dai sondaggi e come ipotizzabile vista la storia politica degli ultimi 20 anni della Regione, l’Abruzzo resta nelle mani della destra, della quale del resto è sempre stato storicamente un feudo. Le lezioni abruzzesi sono piuttosto semplici da comprendere, la politica spesso è contorta solo per dare modo a tutti di dire la propria, specialmente se non si ha niente da dire.

In Sardegna l’immagine e l’impronta politica della candidata del centrosinistra avevano capitalizzato il voto, riuscendo a battere il ridicolo fascista Truzzu e ad impedire anche l’ennesimo sgambetto degli avanzi avariati di Rifondazione che, con bertinottiana memoria hanno tentato fino all’ultimo di far vincere la destra senza riuscirvi. Altrettanto in Abruzzo, dove il ridotto impatto mediatico del candidato, pure brava persona ma certo visibilmente non avvezzo all’arena politica, è risultato decisivo nella scrittura del risultato finale. Aveva di fronte Marsilio, una vecchia volpe della politica, un marpione capace di gestire da remoto il suo patrimonio elettorale, in una versione molto peggiorata dei tempi di Remo Gaspari.

La sconfitta del centrosinistra ha una dimensione decisamente inferiore a quella pronosticata anche solo alla vigilia del voto in Sardegna, dove nei sondaggi Marsilio staccava di almeno 10 punti il candidato di centrosinistra. La crescita del PD non lascia dubbi: hanno perso Calenda e M5S.

La vittoria elettorale della Todde in Sardegna è una splendida notizia per la Sardegna che non dovrà più avere un fascista insopportabile come Truzzu al comando (castigato con un distacco in meno di 20 punti sulla Todde soprattutto da Cagliari, la città dove è sindaco e che quindi lo conosce) ed è un’importante dato di valore nazionale per l’esperimento politico del “campo largo” fondato sull’antifascismo. L’egocentrico Soru ha provato a fare il Bertinotti riveduto, ma non è riuscito nell’impresa di vendicarsi del centrosinistra facendo vincere la destra.

Soprattutto la vittoria della Todde è una novità politica, dato che l’ultima regione passata dal centrodestra al centrosinistra era stata la Campania nel 2015. Quella sarda è un’autentica sberla alla Meloni e al suo governicchio di impresentabili. La sberla alla Meloni risponde all’arroganza con la quale la ducetta aveva imposto la candidatura del suo camerata di gioventù, ribadendo come a lei, e lei sola, spetta il comando sulle scelte dell’intera destra italiana in tutte le sue sfaccettature.

Le immagini del tribunale di Budapest, con Ilaria Salis in ceppi e manette, come nemmeno il peggiore dei serial killer, offendono la dignità dell’imputata, la civiltà giuridica internazionale e mancano di rispetto all’Italia, Paese che con l’Ungheria condivide la presenza nell’Unione Europea e dunque l’adesione ai principi della giurisprudenza comunitaria.

Due sono gli aspetti da considerare nella vicenda giudiziaria, collocata per metà nell’assurdo giuridico e nell’assenza di equilibrio nell’operato della polizia giudiziaria e magistratura ungheresi, e l’altro di carattere normativo, afferente alle modalità della detenzione della professoressa italiana.

E’ bene dire subito che Ilaria Salis, professoressa milanese di 39 anni, è accusata di aver partecipato, insieme ad altri, alle contestazioni che vi furono contro un’adunata nazista nel centro di Budapest dell’11 Febbraio, quando i nazi festeggiano l’attacco suicida della Wehrmacht e delle SS contro l’Armata Rossa Sovietica.

Le cronache di Oltremanica dicono che la Corte Suprema britannica ha bocciato il provvedimento del governo di sua maestà che prevedeva la deportazione in Ruanda degli immigrati, provenienti dall’Albania come dall’Africa. L’assenza di garanzie sulla destinazione finale e sul trattamento hanno spinto l’organo della magistratura britannica a bloccare la legge del miliardario figlio di immigrati, Sunak.

Al di qua della Manica, l’Italia si avvia a gestire la questione migranti con l’allocazione forzata degli stessi in Albania; non proprio una patria del Diritto e non certo uno Stato che si erge sulla legalità, vista l’influenza nefasta di narcos e contrabbandieri sul sistema-paese. Peraltro, buona parte degli albanesi ritengono che questa operazione sia dannosa sia per il turismo – grazie al quale l’Albania sta tentando di trasformarsi in un polo di richiamo per i flussi del Mediterraneo e dell’Adriatico in particolare – che per i precedenti storici all’influenza ingombrante dell’Italia sul suo sistema politico.

Dopo la presentazione della legge di bilancio 2024, chi ancora pensava che Fratelli d’Italia fosse un partito di destra sociale deve ammettere di aver preso la cantonata politica del secolo. Peggiore ancora di aver creduto nella taumaturgia di Monti o nel riformismo di Renzi. Quello che ci ritroviamo è sì un governo di destra nazionalista, razzista, omofoba e pecoreccia, fatto di gente che nemmeno sa stare a tavola. Ma rispetto al vecchio Msi, di cui si presentano come epigoni, questi figuri hanno perso ogni traccia di componente sociale, inebriati dall’inganno neoliberista in base al quale ciò che fa bene alle imprese fa bene bene alla società.

Non solo: la manovra indifendibile che hanno presentato sovverte anche una miriade di promesse ripetute per anni da Meloni e Salvini. A cominciare dalla “cancellazione immediata della riforma Fornero”, un vero mantra del leader leghista: ebbene, la legge bollinata peggiora addirittura lo scenario di macerie lasciato dalla professoressa piemontese. La conferma di Quota 103, fortemente voluta dalla Lega, sarà caratterizzata da forti penalizzazioni per chi vorrà andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contribuzione. In pratica, scegliere la pensione anticipata sarà molto più svantaggioso di oggi, come già anticipato dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “Per quanto riguarda i pensionamenti anticipati ci sono forme restrittive rafforzate rispetto al passato. Non ci sono più l’Ape sociale, né Quota 103 nelle forme previste nello scorso anno. L’accesso agli anticipi sarà più restrittivo”.


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