Gli Stati Uniti stanno spingendo la Russia verso un default artificiale. Di norma, quando uno Stato non paga i propri debiti, le ragioni possibili sono due: non ha abbastanza risorse per farlo oppure le ha ma non intende usarle per soddisfare i creditori. Nel caso di Mosca, invece, la bancarotta è forzata dall’esterno.

Washington ha deciso infatti di bloccare le operazioni di uno dei suoi colossi finanziari, JP Morgan, la banca che ha il compito di gestire i pagamenti dei titoli di Stato russi emessi in dollari. La questione è tecnica, per cui occorrono alcune precisazioni.

Nell’ambito delle sanzioni varate per punire l’invasione dell’Ucraina, gli oltre 600 miliardi di dollari in asset esteri detenuti dalla Banca centrale russa sono già stati congelati, almeno nella parte su cui hanno giurisdizione le banche centrali occidentali.

Se il governo non cambia rapidamente strategia, dal prossimo inverno l’Italia rischia di dover razionare il gas, innescando così una nuova recessione. Il pericolo è concreto e a rilevarlo sono esperti del settore come gli analisti di Nomisma Energia, che nessuno può accusare di essere putiniani. Purtroppo però il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, non la pensa così: “Già entro quest’anno avremo una buona diversificazione - ha detto la settimana scorsa in un’intervista al Corriere della Sera -  e se tutto va bene entro due o tre anni saremo completamente indipendenti dalla Russia”. Ammesso che questo sia vero, il problema è capire in che condizioni saremo fra due o tre anni.

Sono in molti al di fuori dei circuiti dei media ufficiali a pensare che il conflitto in Ucraina darà una spinta forse decisiva alle tendenze multipolari in atto già da alcuni anni. A farne le spese sarà il dominio già traballante degli Stati Uniti, con lo spostamento del baricentro strategico globale verso il continente asiatico. Un indizio potenzialmente esplosivo dell’accelerazione che questo processo starebbe vivendo è la notizia, circolata in questi giorni, che l’Arabia Saudita starebbe finalizzando con la Cina un accordo per vendere il proprio petrolio a Pechino non più in dollari ma in yuan. Se confermato, questo scenario rappresenterebbe l’inizio della fine dei cosiddetti “petrodollari”, su cui si basa in gran parte la posizione finora indiscussa dell’America di superpotenza finanziaria e, di conseguenza, economica, politica e militare.

Le nuove sanzioni internazionali contro la Russia rischiano di danneggiare soprattutto l’economia europea. Mosca è sotto regime punitivo dal 2014 e, prima di invadere l’Ucraina, ha sicuramente previsto le nuove mosse di Usa e Ue. Ha quindi avuto più tempo degli altri per prepararsi alle conseguenze, organizzandosi su due livelli: le ritorsioni contro l’Europa e la ridefinizione del proprio mercato di import/export, il cui baricentro va sempre più spostandosi verso oriente.

Tra i tanti dossier industriali che attendono da tempo una soluzione, da Atlantia a Tim fino all’automotive, ce n’è uno che sembra procedere verso un possibile approdo: su Ita, nata dalle ceneri di Alitalia, si sono accese luci di interesse da parte del gruppo MSC e di Lufthansa.

Dossier difficili che toccano dei gruppi industriali molto importanti giacciono da tempo sul tavolo di un governo che appare sostanzialmente inerte in proposito. Molte incertezze permangono così sulla questione di Atlantia come su quella di Tim, mentre negli ultimi tempi si è anche aggiunto il problema dell’auto, con relative società di componentistica che faticano molto a seguire il passo delle trasformazioni tecnologiche e di mercato, minacciando così nel nostro paese una strage sociale di cui registriamo in questi mesi le avvisaglie.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy