Finita la Tregua? Si definisce tregua la sospensione di un conflitto, delle azioni armate e di ogni procedimento ostile. E allora, se così è, nel caso israelo-palestinese bisogna aggiornare la definizione. Tregua? Quale tregua? Nei dieci giorni che la narrazione giornalistica e diplomatica hanno definito di tregua, sono morti decine e decine di palestinesi, uccisi da coloni e soldati israeliani. La tregua ha quindi riguardato solo i bombardamenti aerei, non il fuoco contro tutto ciò che c’è palestinese: bambini, uomini e donne, case e ospedali, strade e ogni genere di installazione necessaria per vivere. In quei dieci giorni di tregua non sono mancati attacchi dalle navi israeliane e non sono finiti i rastrellamenti nelle case dei palestinesi, a voler ricompensare i prigionieri rilasciati con nuovi prigionieri. In quei dieci giorni di tregua le azioni militari israeliane hanno colpito sia Gaza che la Cisgiordania, sia il Libano che la Siria.

Il sabotaggio dei negoziati di pace tra Russia e Ucraina nell’aprile 2022 da parte dei governi occidentali non è una notizia nuova. Varie fonti hanno già raccontato come i due paesi avessero trovato un accordo per fermare la guerra dopo poche settimane dall’inizio delle operazioni russe, ma l’intervento soprattutto dell’allora primo ministro britannico, Boris Johnson, sabotò di fatto le trattative. Questa versione è stata ora confermata per la prima volta da una fonte autorevole all’interno del regime di Kiev in una recente intervista, il cui tempismo solleva anche ulteriori interrogativi sulle manovre in corso per trovare una via d’uscita dal conflitto.

A parlare dell’argomento con una TV ucraina è stato il leader del gruppo parlamentare del partito di Zelensky, “Servitore del Popolo”, David Arakhamia. La sua ricostruzione dei fatti è particolarmente significativa in quanto fu lui a guidare la delegazione ucraina nei colloqui di pace della primavera dello scorso anno a Istanbul e a Minsk. Arakhamia conferma in sostanza le posizioni di Mosca sulle ragioni della guerra. L’obiettivo russo non era cioè l’occupazione dell’intera Ucraina, ma creare le condizioni per ottenere la neutralità di questo paese.

Sono passati sette anni dalla scomparsa fisica del Comandante in Capo della Rivoluzione cubana, Fidel Castro. Fidel è stato il più grande statista del 900 e ha reso Cuba il primo territorio libero delle Americhe. E’ nell’olimpo dei grandi rivoluzionari che hanno cambiato il corso della storia. Una storia che è stato capace di anticipare, di affrontare e di dominare. E’ stato maestro e guida per tutti coloro che, in ogni angolo della terra, abbiano provato a fare del mondo un luogo più giusto e degno di quello che avevano davanti a sé.

L’accordo per un cessate il fuoco provvisorio a Gaza, raggiunto tra Hamas e Israele con la mediazione egiziana e del Qatar, potrebbe portare almeno un breve sollievo alla popolazione palestinese sotto il ferocissimo assedio sionista. La tregua favorirà uno scambio parziale di prigionieri ed è il risultato in primo luogo delle crescenti pressioni internazionali, ma anche interne, sul regime di Netanyahu. In Occidente sono in molti ad avere espresso un cauto ottimismo a proposito del momentaneo stop ai combattimenti, ma non sembrano esserci elementi concreti per sperare in una soluzione pacifica di lunga durata. La “pausa umanitaria” potrebbe anzi essere sfruttata da Israele per riorganizzare le forze e ricalibrare l’offensiva genocida contro la Resistenza e la popolazione palestinese nella striscia.

L’assedio genocida di Israele contro la popolazione palestinese nella striscia di Gaza ha dato un altro colpo fatale alla credibilità degli Stati Uniti e dei loro alleati come baluardo di democrazia, pace e stabilità per l’intero pianeta. A Washington continua tuttavia a dominare l’illusione della superiorità morale dell’Occidente e della popolarità dei suoi “valori” di fronte alla presunta minaccia di una sorta di reincarnazione dell’“asse del male”, contro cui sarebbe in corso una guerra dall’importanza vitale sui fronti ucraino e mediorientale. Questa dottrina che ribadisce la supremazia incontrastata degli USA è stata rilanciata in un editoriale di Joe Biden apparso nei giorni scorsi sul Washington Post, anche se il risultato è apparso piuttosto una conferma del declino irreversibile di una potenza che non ha più nulla da offrire se non guerra e distruzione – oltre a ipocrisia e “doppi standard” – di fronte alla decomposizione del sistema di governance internazionale che ha segnato gli ultimi sette decenni.


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