di Luca Mazzucato

NEW YORK. Jerry e Martha insegnano spagnolo in un college di Long Island, la lunghissima isola alle porte di New York. Sono le nove di sera alla sede locale del partito democratico, persino dopo un pomeriggio di campagna elettorale Jerry ha ancora l'entusiasmo del ragazzino: “Queste elezioni sono diverse, sta finalmente nascendo un nuovo movimento. Questa è la campagna più importante da una generazione a questa parte”. Jerry ha partecipato attivamente a tutte le elezioni dagli anni sessanta, ma non ha mai visto tanta mobilitazione popolare. Sua moglie Martha, in pensione da pochi mesi, è appena tornata da una settimana di febbrile campagna in Pennsylvania, uno dei famigerati “swing states”. “Ci siamo già stati un mese fa insieme - mi spiega Jerry - abbiamo fatto il giro delle comunità dei latinos, passando porta a porta per registrarli a votare, ma per lei è una missione”.

di Carlo Benedetti

MOSCA. L’ultimo picchetto d’onore della liturgia sovietica è stato quello che raggiunse il Mausoleo di Lenin, sulla Piazza Rossa, alle 15 del 6 ottobre 1993. Da quel momento il responsabile delle guardie del corpo, il maggiore Aleksander Gorbunov – seguendo un “ukase” del presidente Eltsin – stabilì un nuovo percorso per il drappello d’onore. Non più dalla torre Spasskaja del Cremlino, verso quello che era definito il “posto di guardia numero uno”, ma verso il monumento al Milite Ignoto, nei giardini di Alessandro. Si concludeva così una cerimonia religiosa che si era ripetuta – ogni ora, ininterrottamente, giorno e notte – dalle ore 16 del 27 gennaio 1924, quando tre ufficiali dell’Armata Rossa (Grigorij Kolobov, Arseni Kashin e l’ungherese Janos Mezaros) effettuarono il primo turno. Da allora il picchetto d’onore raggiunse gradi di preparazione di alto livello, con una precisione cronometrica: in 35 secondi e 210 passi, dalla porta della torre Spasskaja sino a quella del mausoleo (sempre semi-aperta).

di mazzetta

Si è aperto all'inizio della settimana quello che è sicuramente il più importante procedimento giudiziario della storia della Turchia repubblicana. Sul banco degli imputati un’organizzazione chiamata Ergenekon, accusata di numerosi omicidi politici e di aver programmato un golpe contro l'attuale governo del partito d'ispirazione islamica AKP. Il processo potrebbe segnare un punto di transizione storica per la Turchia, che attraverso il dibattimento sembra destinata a una lunga discussione pubblica sulla sua storia recente, al termine della quale potrebbe emergere un paese finalmente sollevato dalla pesante tutela dei militari, anche se non ci sono militari in servizio tra gli ottantasei imputati quarantasei dei quali detenuti.

di Giuseppe Zaccagni

Non è una crociata, ma è pur sempre un intervento di “proselitismo”, in grande stile, che segna comunque uno degli aspetti del confronto fra il Vaticano e l’Oriente musulmano. Perchè ora sul tavolo della diplomazia d’Oltretevere – dopo le incursioni a Mosca di alcuni alti esponenti della Chiesa di Roma - ci sono ampi dossier relativi alle aree dell’ex Unione Sovietica: dal Kasachstan all’Usbekistan, dalla Kirghisija al Tagikistan e Turkmenia. E questo vuol dire che il papa tedesco – rappresentante di una parte della memoria e della coscienza culturale dell'Occidente - sta approntando un piano di “attacco” di portata eurasiatica che va da Mosca alle capitali delle cinque repubbliche.

di Mario Braconi

Nessuno dubita che le banche siano le principali colpevoli della crisi che sta mettendo in ginocchio la finanza e l’economia globali. Eppure, come sostiene Joseph Stiglitz, studioso delle asimmetrie informative nei mercati e premio Nobel per l’Economia 2001, “le banche non sarebbero riuscite a fare tutto quello che hanno fatto senza la complicità delle agenzie di rating”. Infatti in assenza del misterioso procedimento alchemico di Moody’s e di Standard & Poor’s, i mutui in sofferenza concessi in allegria senza adeguata documentazione sarebbero rimasti quello che sono, una spina nel fianco; invece sono diventati il cosiddetto “sottostante” di titoli con il rating migliore possibile (AAA). Parla chiaro il comunicato stampa con cui lo scorso 8 luglio la Securities and Exchange Commission ha riportato gli esiti di un’inchiesta sulle tre principali agenzie di rating (Fitch Ratings, Moody’s Investor Services, e Standard & Poor’s): l’organismo di controllo americano rimprovera loro la difficoltà che hanno dimostrato nel mantenersi al passo con i prodotti sempre più complessi di cui però continuavano imperterriti a stimare il merito di credito;


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