Alti funzionari degli Stati Uniti, quando è stata diffusa la notizia sullo stato di salute di Fidel Castro e la delega provvisoria dei suoi incarichi, hanno espresso dichiarazioni sempre più esplicite a proposito dell'immediato futuro di Cuba. Il Segretario al Commercio, Carlos Gutierrez, ha dichiarato che "è giunto il momento di una vera transizione verso una vera democrazia" e il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, ha detto che il suo governo "è pronto e ansioso per fornire assistenza umanitaria, economica e di altra natura al popolo di Cuba" e tutto questo è stato reiterato dal presidente Bush.

di Domenico Melidoro

Mentre i giornali e le televisioni discutono dell'operato di Prodi e del suo governo nei primi ottanta giorni di lavoro, si ritorna a discutere con insistenza di dialogo tra gli schieramenti, larghe intese e possibili allargamenti di maggioranza. Il dibattito è stato innescato da un'intervista che il Presidente di AN ha rilasciato qualche giorno fa. Gianfranco Fini, che al pari di altri leaders della Casa delle Libertà, non nutre grande fiducia nella durata del governo e prevede grosse lacerazioni al suo interno quando si tratterà di varare la manovra finanziaria, si è detto convinto che l'esecutivo guidato da Prodi "mostra rapidamente la corda. In 75 giorni hanno già messo sette volte la fiducia. Segno che devono avere qualche problema grosso". L'ex ministro degli Esteri, che non giudica positivamente un'ipotesi di allargamento della maggioranza e promette un'opposizione dura, si è spinto fino a proporre un patto con la maggioranza: "Voi non mettete la fiducia sulla Finanziaria, noi presentiamo pochi emendamenti qualificati, ma su quelli discutiamo. Su quelli si vota. Perché poi voglio vedere se sugli emendamenti che vanno in una certa direzione nella maggioranza prevale la logica di Padoa Schioppa o dei ministri castristi" (La Repubblica, 3 agosto 2006).

di Domenico Melidoro

Non crediamo di incorrere in errori grossolani se interpretiamo il voto degli italiani a favore di Prodi e dei partiti dell'Unione come l'espressione di un desiderio di voltare pagina rispetto alla triste stagione del Berlusconismo, caratterizzato da vergognose leggi ad personam, da una drammatica crisi dell'economia e da una politica estera eccessivamente prona agli istinti bellicisti del potente alleato d'oltreoceano. La vittoria del Centrosinistra è stata tutt'altro che netta, e dunque si è capito fin da subito che il Professore avrebbe avuto un bel da fare a tenere insieme una maggioranza che non è politicamente omogenea, nonostante la più o meno reale unità di intenti riscontrata durante la stesura del programma di coalizione. Non sappiamo se Prodi sia nel giusto quando definisce 'sexy' la sua maggioranza, tuttavia non si possono non sollevare dubbi e perplessità sui primi mesi di governo e soprattutto sul futuro che attende Prodi e il suo esecutivo, che subisce critiche ad ogni piè sospinto sia dall'opposizione che da pezzi più o meno consistenti della maggioranza.

…FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO… METTIAMOCI INSIEME PER IL DISARMO!

Una grave emergenza chiama a raccolta tutte le associazioni, i movimenti, le persone che da tanti anni lavorano per il ripudio della guerra, per la nonviolenza e per la pace.

La crisi USA-Iran, alimentata anche dalla gravissima escalation di violenze ed azioni belliche in Palestina, in Libano/Isarele, ed in tutto il Medio Oriente, non fa che aggravarsi. Essa è un elemento chiave nella strategia americana di controllo sull' area strategica della "cintura del petrolio". La possibilità di una guerra atomica torna prepotentemente alla ribalta con le accuse statunitensi a Teheran di fomentare il terrorismo e di perseguire l'arricchimento dell'uranio per fini bellici. L'uso della "Bomba" per "disarmare l'Iran" è ufficialmente pianificato e rivendicato come lecito e possibile da parte dell'Amministrazione Bush. Questa minaccia non fa che alimentare ulteriormente il terrorismo.

di Giovanna Pavani

Peccato. Ci eravamo illusi, anche solo per un attimo, che quella promessa di un anticipato ritiro dalla politica, da spendere nella sontuosa villa del paradiso fiscale delle Bahamas, si stesse lentamente concretizzando. Che, insomma, l'ossessione del riconteggio delle schede e lo spettro del broglio avessero talmente preso il sopravvento su un uomo ripetutamente provato da ben tre pesanti batoste elettorali, in rapida successione, da convincerlo a lasciare ad altri, più giovani e capaci delfini, la guida della Casa delle Libertà o di quello che ne resta. Pia illusione. Il Cavaliere è di nuovo tra noi. E non è affatto vero quel che dice Roberto Benigni di lui per compiacere Prodi che lo guarda, benevolo, sotto il palco del suo show fiorentino. Non è vero che Berlusconi "dorme come un bambino perché si sveglia ogni tre ore. E piange". Silvio Berlusconi è appena ridisceso in campo. Non è più Napoleone. Non è più l'unto del Signore. Si è, invece, autoproclamato "uomo di confine": "Nel nome e per il bene del paese sarò io il grande mediatore".


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