“Quindici anni fa, il 4 febbraio 2002, in Afghanistan, un drone americano lanciava un missile Hellfire contro tre uomini, uccidendoli. Quello era il primo attacco effettuato da un velivolo a pilotaggio remoto con armi a bordo. Il drone era sulle tracce di Osama bin Laden ma, con ogni probabilità, le vittime non erano terroristi, bensì uomini intenti a recuperare rottami di metallo”, si legge nel dossier sugli APR militari italiani, Droni, redatto dall’Osservatorio sulle spese militari italiane – Milex.

Lì, al confine, nello spazio tra due paesi, dove le istituzioni latitano e i migranti restano bloccati sine die, si strutturano questioni sanitarie specifiche che minano la loro salute (e la dignità umana). Per fattori di differente natura - da quella amministrativa a quella politica fino a quella personale - che si rafforzano vicendevolmente: alla base, le condizioni materiali alla frontiera, le quali conducono a uno stile di vita che ha conseguenze sul piano fisico e psicologico; l’insalubrità dei luoghi - dalla promiscuità al freddo - è all’origine di certe patologie “tipiche” di quei contesti, vedi lo sviluppo e la diffusione di infezioni dermatologiche e da parassiti.

 

Ancora sconosciuto nella sua dimensione reale, il maltrattamento all’infanzia è tra le emergenze sociali le più deplorevoli. Anche per la sproporzione tra il maltrattante e il maltrattato. L’Organizzazione mondiale della Salute stima che per ogni caso conosciuto ce ne siano nove sommersi che sommati ai nove ogni mille bambini assistiti dai servizi sociali dei comuni italiani si arriva a una presenza di quasi sei milioni di maltrattati.

 

Dalla trascuratezza all’abuso, la violenza sui minori è la conseguenza ultima di una condizione di disagio che coinvolge il contesto famigliare e ambientale nel quale i minori crescono.

E’ uno dei pilastri dell’approccio europeo all’immigrazione: l’esternalizzazione delle frontiere dei paesi confinanti con l’Unione europea. Cioè, oltre a fortificare le proprie, ad aver sviluppato una sorveglianza sempre più sofisticata, a intensificare la tracciabilità delle persone, l’Europa ha sviluppato politiche per esternalizzare le sue frontiere. Stringendo accordi con i paesi confinanti, spesso profondamente autoritari, repressivi e irrispettosi dei diritti umani fondamentali, per accettare di espellere i migranti, rendendo la pratica completamente invisibile ai cittadini europei.

Ultima tra le tredici città europee analizzate dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace, nella ricerca Living. Moving. Breathing. Ranking of european cities in sustainable transport, Roma è la capitale più insostenibile dal punto di vista della mobilità urbana.I dati e le conseguenti valutazioni non lascino spazio a dubbi.

 

“Ingorghi e rallentamenti condizionano negativamente i tempi di spostamento e rappresentano una chiara perdita in termini economici; l’inquinamento atmosferico e acustico coincidono con seri problemi ambientali e sanitari, le patologie legate allo smog e al rumore sono diffuse e in aumento e il sistema di mobilità urbana fondata sull’auto privata, alimentato da fonti fossili, consuma enormi quantità di energia e tende a esaurire risorse ambientali preziose”, si legge nel dossier, che ha utilizzato dati provenienti da fonti pubbliche ufficiali o direttamente dalle amministrazioni cittadine.


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